Un noioso ritorno alla normalità. Si è svolto a Roma nei giorni 30 e 31 ottobre 2021 il primo G20 ospitato in Italia. I capi di Stato e di governo delle principali economie del mondo, insieme ai Paesi ospiti e ai rappresentanti di organizzazioni internazionali e regionali, hanno affrontato le tematiche più centrali e impellenti dell’agenda globale.
Il vertice ha rappresentato il culmine di un anno di lavori effettuati nelle riunioni ministeriali, negli incontri degli Sherpa, nei gruppi di lavoro e nelle riunioni degli Engagement groups.
La domanda che più sorge spontanea in occasione di eventi così rappresentativi della volontà di esercitare una forte cooperazione internazionale è se si è trattato dell’ennesimo incontro pieno di buoni propositi, ma al quale si susseguiranno ben poche azioni concrete.
Persone, Pianeta, Prosperità
Il punto centrale sulla quale è basata l’azione del G20 di Roma è quello delle 3 P, P che stanno rispettivamente per Persone, Pianeta e Prosperità.
- La prima P indica le persone; trovandoci ancora nel bel mezzo della pandemia da Covid-19, abbiamo visto e stiamo vedendo la fragilità del sistema sanitario internazionale. Infatti, ad oggi sono morti circa cinque milioni di persone in tutto il mondo, e a soffrire le perdite maggiori sono stati quei Paesi dove le infrastrutture sanitarie sono scarse, inefficienti e arretrate.
Inoltre, secondo i dati riportati da ISPI, la pandemia ha portato 124 milioni di poveri in più, 33 milioni di nuovi disoccupati, e circa 500 milioni di studenti che rischiano di essere tagliati fuori dal sistema scolastico. Il G20 si è impegnato nel voler raggiungere il 40% di popolazione mondiale vaccinata, nel rafforzare le reti di social safety per mitigare la povertà e la disoccupazione, e nel riempire quel gap di infrastrutture digitali tra i Paesi più ricchi e più poveri, per porre rimedio alla dispersione scolastica globale. - La seconda P si focalizza sul pianeta; all’emergenza sanitaria, infatti, si accompagna una sempre più impellente emergenza climatica. Il G20 ha voluto alzare la barra delle aspettative rispetto al passato, impegnandosi ad abbassare l’aumento medio della temperatura globale da 2 °C all’anno a 1,5 °C.
Un’ulteriore promessa in merito al cambiamento climatico sarebbe quella di destinare circa cento miliardi di dollari all’anno fino al 2025, per assistere i Paesi in via di sviluppo nella creazione di quelle infrastrutture fondamentali per uno sviluppo sostenibile, e quindi limitare l’impatto ambientale della propria crescita economica.
- La terza e ultima P si riferisce alla prosperità; nonostante secondo i dati dell’FMI l’economia mondiale sia tornata sui livelli pre-crisi, i rischi sono comunque in agguato. Un quasi certo aumento del debito pubblico potrebbe causare una nuova crisi finanziaria, e uno stallo nelle negoziazioni commerciali bilaterali potrebbe ostacolare i flussi di scambio liberi e corretti.
Per rispondere alle seguenti problematiche, il G20 ha cercato di lanciare alcune iniziative, come ad esempio una tassa minima (minimum tax) per tutte le corporations multinazionali, e l’estensione dell’iniziativa sulla sospensione del debito.
Funzioneranno? Per tirare le somme e provare a capire quali effetti concreti avranno le decisioni prese al G20 di Roma bisogna essere realisti e andare a rintracciare gli effetti scaturiti dagli incontri passati, coniugandoli alla realtà attuale.
Un’opzione sembra essere una via di mezzo tra un crudo pessimismo e un certo ottimismo, ovvero capire che il mondo nel corso degli anni è cambiato, e quindi rimanere inermi come in passato sembra non essere la soluzione migliore. È importante ricordare comunque che nell’ambito della cooperazione internazionale ostacoli e sgambetti sono sempre dietro l’angolo. Insomma, livellare le aspettative e non farsi troppe illusioni.