Dopo il biennio senza respiro che ha visto trionfare prima i Los Angeles Lakers nella “bolla” di Disney World e poi i Milwaukee Bucks di coach Mike Budenholzer, l’NBA è tornata alla normalità. Una pre-season degna di questo nome e una preparazione a tutto tondo hanno dato alle franchigie la possibilità di arrivare nel miglior modo possibile, infortuni permettendo, al via della stagione regolare. Le gerarchie nella lega più famosa del mondo sembrano essere leggermente cambiate in virtù delle trade estive e per questo l’interesse del grande pubblico sembra essersi spostato su alcune franchigie che negli ultimi anni sono state lontane dai radar. Tra giovani rookie, talenti ancora da sbocciare e grandi campioni, quali sono le quattro squadre più intriganti in questa grande stagione NBA?
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I Bulls: una nuova banda di bad boys
Chi ama questo sport, indipendentemente dal tifo, ha senza dubbio sofferto negli ultimi anni per la mediocrità imbarazzante di una delle franchigie che hanno fatto la storia del basket: i Chicago Bulls. L’approdo nell’Illinois nel settembre 2020 di Billy Donovan aveva lasciato presagire un possibile cambio di rotta, ma la mancata qualificazione ai Playoffs aveva a sua volta rimesso tutti con i piedi per terra. Abbandonato un giovane di grande prospettiva come Lauri Markkanen, i Bulls hanno messo in piedi una squadra che difficilmente può lasciare indifferenti. L’uomo di punta sarà DeMar DeRozan, un all star e all-NBA uscito da un’esperienza travagliata agli Spurs che dovrà garantire punti e carisma in un roster dall’età medio-bassa.
A completare il quintetto ci saranno altri quattro uomini che in questi anni hanno fatto parlare molto. Primo su tutti: Lonzo Ball. Il maggiore dei tre fratelli è alla terza franchigia della carriera ma sembra finalmente maturato e lontano parente di quel giocatore visto ai Lakers. Nell’ultima stagione ai Pelicans è riuscito anche a sistemare il dato relativo ai punti, tasto dolente del suo bagaglio di skill, con una media rispettabile di 14,6. Da non sottovalutare l’importanza che avranno nelle dinamiche di squadra Zach LaVine, Nikola Vučević e Alex Caruso. I primi due in termini di talento non si discutono, ma attenzione anche all’italo-statunitense…
Ultima chiamata per KAT? Ultima chiamata per i Timberwolves?
L’ultima stagione della franchigia di Minneapolis ha rappresentato il punto più basso dal 2015. L’anno d’esordio della prima scelta del Draft 2020 Anthony Edwards è stata di livello ma non ha spostato gli equilibri per quanto riguarda i risultati complessivi. Eppure, i Timberwolves potenzialmente hanno tutte le carte in regola per diventare un team di assoluto interesse nel panorama NBA. Una superstar, un prospetto incredibile e un buonissimo supporting cast. Ciò che bisogna chiedersi è quindi: da chi deve ripartire Minnie per risollevarsi dalle débâcle degli ultimi anni?
Il trascinatore tecnico sarà inevitabilmente Karl-Anthony Towns, centro atipico che sul piano del talento non è secondo a molti nella lega ma che purtroppo non ha mai fatto quel salto in grado di portarlo addirittura tra i contender per l’MVP. Parliamoci chiaro: KAT è un fuoriclasse e da un punto di vista offensivo non ha nulla da invidiare a tanti altri centri più chiacchierati, gli manca ancora un upgrade deciso nella metà campo difensiva che potrebbe renderlo il miglior cinque dell’NBA. L’ex Wildcats è un classe 1995 e sta per entrare nel frangente più importante della carriera, nel momento della definitiva maturità sportiva, e per questo tutto il mondo del basket è pronto a godere delle sue incredibili capacità.
Oltre alla first pick del 2020 Edwards e l’all star Towns, i Timberwolves avranno a disposizione un supporting cast che, a pieno regime, potrebbe essere determinante per le sorti della franchigia del Minnesota. Tra questi non possiamo non citare due giovani con pochissimo appeal sul grande pubblico ma che stanno dimostrando dei margini di miglioramento notevoli, ossia Jaden McDaniels (classe 2000) e Jarred Vanderbilt (1999). Inoltre, a completare il quintetto e la prima rotazione due giocatori che invece sono stati spesso al centro delle chiacchiere da bar sport: D’Angelo Russell e Patrick Beverley. Riusciranno i Timberwolves a qualificarsi per la post-season?
Gli Hornets e la loro imprevedibilità
La terza franchigia che ci stuzzica assai ha una conformazione completamente diversa dalle prime due. Gli Hornets, infatti, non hanno nel loro roster una vera e propria superstar affermata. Gordon Hayward ha senza dubbio avuto durante la carriera un frangente in cui sembrava destinato a diventare un big, ma i tanti infortuni non l’hanno mai fatto esplodere al Garden di Boston. Ora, a trentun anni compiuti, l’ex Jazz e Celtics è chiamato a dare equilibrio e a guidare una banda di giovani sotto l’occhio vigile di un certo Michael Jordan, proprietario della franchigia. Ciononostante, Hayward si troverà a fare da traino in una squadra in cui la stella non è lui. Perché, nello Stato della Carolina del Nord, gli occhi ora sono tutti sul rookie of the year 2020-2021: LaMelo Ball.
Il minore dei fratelli Ball, pur avendo vinto il premio di migliore matricola, l’anno scorso si è trovato a dover dare forfait agli Hornets per molte settimane a causa di un infortunio e la sua assenza ha avuto un peso specifico importante nel record di fine regular season: un mediocre 45,8% di vittorie e decimo posto a Est. Tuttavia, gli uomini di James Borrego non sembrano avere un roster in grado di impensierire le grandi della Eastern Conference, anche se hanno tutte le carte in regola per farci divertire. Dall’esperienza di Terry Rozier all’estro di Kelly Oubre. Uomo da attenzionare: Miles Bridges, possibile chiave degli Hornets.
I Cavs: una scommessa folle?
La franchigia che ha lanciato il Re LeBron James, dopo l’addio del nativo di Akron, ha attraversato un periodo difficile basato sulla ricostruzione della squadra. Le ultime due stagioni sono state concluse con meno di venti vittorie, ma quest’anno l’approccio sembra molto diverso. La composizione del roster non è troppo diversa da quella degli Hornets, con tantissimi talenti ancora verdi e una potenziale superstar: proprio quel Lauri Markkanen citato in precedenza. Il finlandese classe 1997 a Chicago non è riuscito a mettersi in mostra, complici anche i risultati deludenti dei Bulls. In questi Cavaliers, Markkanen è il giocatore con più talento, Kevin Love a parte (ma che ormai è separato in casa), e questo status potrebbe proiettarlo in un’altra dimensione cestistica.
A coadiuvare l’ala grande nata a Vantaa ci saranno giocatori dal potenziale incredibile che necessitano solo di fare un grande salto di qualità. Primo su tutti la terza scelta dell’ultimo draft NBA Evan Mobley, un 4/5 di due metri e tredici centimetri che ha già dimostrato un giusto mindset soprattutto nella sconfitta contro i Lakers in cui ha messo a referto ventitré punti. A completare gli uomini di punta dei Cavs ci sono altri tre giovani, Allen, Sexton e Garland, rispettivamente classe 1998, 1999 e 2000, che con le loro caratteristiche sono in grado di dare equilibrio della squadra in tutti i ruoli del quintetto. Last but not least, l’uomo d’esperienza del gruppo: Ricki Rubio. Il campione iridato spagnolo non ha bisogno di presentazioni. Sicuramente sarà uno dei leader carismatici di questi Cavs nonostante il suo recentissimo approdo in Ohio.
Quali tra queste franchigie riuscirà a fare il percorso migliore in questa stagione NBA? Le nostre mille lire razionali vanno sui Bulls. La scommessa più grande però resta quella sui Cavs.