Ragionando distrattamente sul vasto tema della pace, un qualunque cittadino italiano potrebbe pensare che il suo sia un Paese prevalentemente pacifico. Non ci sono conflitti armati all’ordine del giorno, niente minacce, attentati o sparatorie.
Ma che succede se quel cittadino scopre il progetto per la costruzione di una base militare americana ricolma di armamenti pesanti proprio vicino a casa sua?
Questo è ciò che avviene nelle prime pagine di La guerra non parte da qui, romanzo di esordio di Marco Palma, edito da Scatole Parlanti nella collana Voci a maggio 2021, un invito alla ricerca della pace.
La trama di La guerra non parte da qui
La guerra non parte da qui racconta la storia di Vicenza a cavallo tra il 2006 e il 2007, quando un gruppo di persone scopre e diffonde i progetti per la costruzione di una nuova base militare americana nell’aeroporto Dal Molin.
La città ospitava già la caserma Ederle e una base nella vicina Longare, dunque inizialmente poche persone nutrivano interesse per la faccenda.
In effetti, in origine vi era solo un piccolo gruppo di attivisti che si dava da fare per diffondere la notizia. Grazie però al suo continuo impegno nell’evidenziare rischi e pericoli della nuova base, sempre più persone si sono unite al movimento per sventare la militarizzazione della città.
La passione e la tenacia di questi giovani coinvolgono ogni strato della popolazione e diverse associazioni di categoria. Così tutti si riuniscono in una sola organizzazione: il movimento No Dal Molin.
Fanno parte del gruppo genitori e figli, signori anziani e studenti, persino bambini. Ognuno dona al movimento le proprie conoscenze e competenze per poter raggiungere l’obbiettivo comune.
Giorno dopo giorno aumentano la popolarità e la forza del gruppo, che acquisisce risonanza a livello nazionale.
Le ragioni che animano il movimento sono molteplici e tutte condivise dai vari attivisti.
In primo luogo vi è l’opposizione alla militarizzazione della zona. Infatti la base era destinata a diventare un vasto porto d’armi, capace di ospitare carri armati, veicoli corazzati e lanciarazzi. Nel giro di pochi anni Vicenza sarebbe diventata il garage delle forze militari americane.
A ciò si univa a doppio filo la questione ambientale. Costruendo nella zona dell’aeroporto, il rischio di danneggiare la falda acquifera era molto alto. Infatti la zona un tempo era un paludoso terreno di pascolo e la falda si trovava molto vicina alla superficie.
Il movimento per la pace costituiva la cornice. Lasciar vincere la costruzione della base significava lasciar avanzare la guerra. E nessuna città che si definisca pacifica può pensare di costruire una base militare tra le sue mura.
Leggi anche: Hebron, la vita tra le bombe: «Noi palestinesi come in prigione».
I protagonisti del romanzo
Il romanzo di Marco Palma è articolato come un diario. Ogni giornata racchiude le attività del comitato No Dal Molin: la creazione del logo, le varie riunioni di discussione, le manifestazioni e i blitz.
La narrazione è veicolata dal racconto di vari personaggi, schierati anche sui fronti opposti della vicenda.
I primi personaggi con cui il lettore entra in contatto sono Susanna e Jack, giovani studenti che incontrano per la prima volta Mirko e gli altri attivisti a un banchetto durante una sagra. Per quel banco era passato pochi minuti prima l’agente Montroni, il quale seguirà suo malgrado tutte le attività del movimento.
Il signor Corrado fa la sua prima apparizione poco dopo. È un distinto signore che da giovane è stato un grande attivista, ma che ha ancora molto da dare alla sua città. Ha fegato da vendere, è spiritoso e forte.
Ed è così che riesce a coinvolgere i suoi più cari amici nelle manifestazioni e nei presidi. Entrano quindi in scena anche Romildo e Franco.
Mano a mano sempre più personaggi convergono nella narrazione, a rappresentare un movimento che è stato in grado di smuovere persone di estrazione sociale e culturale diversa, appartenenti alle categorie più disparate. I personaggi, seppur romanzati, sono stati davvero parte del cambiamento nella storia vicentina.
La guerra non parte da qui diventa quindi il racconto corale di una cittadinanza unita nel fronte comune in favore della pace. L’attivismo contro la militarizzazione della città diventa attivismo contro qualsiasi gesto di guerra che si consumi nel mondo.
Nello svolgimento della narrazione il lettore vede estendersi le manifestazioni cittadine, le occupazioni e i blocchi. Gli avvenimenti non si limitano alla città di Vicenza, ma si estendono alle proteste No Tav, alle parate nazionali a Trento e a Roma, al coinvolgimento di personalità di spicco nel panorama italiano e non.
Leggi anche: La Youth4Climate si è rivelata solo un grande gioco, ma qualcosa di buono ne è uscito lo stesso.
La situazione attuale
Il romanzo narra le vicende relative alle prime fasi del movimento No Dal Molin, racconta la sua nascita, le prime proteste e i risultati più grandi raggiunti.
Dopo il 2007 però la questione dell’infrastruttura militare non poteva ancora dirsi conclusa.
Nel 2008 viene indetto un referendum popolare per bloccare i lavori. Passa poco tempo e viene bloccato dal Consiglio di Stato, il quale approva la costruzione dell’area militare per ragioni politiche.
I due anni successivi sono un susseguirsi di manifestazioni e proteste. Gli attivisti non si sprecano fino all’ultimo e resistono. Si mettono in gioco fino ad ottenere la smilitarizzazione di una zona adiacente alla nuova base militare e viene così inaugurato il Parco della Pace.
L’area prescelta era stata il primo presidio del comitato No Dal Molin, un vecchio campo di sorgo sul quale i protagonisti del movimento avevano già piantumato degli alberelli nei primi anni. Questo piccolo polmone verde diventa così il simbolo della resistenza per la pace.
Leggi anche: Sanità pubblica, tsunami di gente in piazza: l’intervista a Chiara D’Ambros e Massimo Cirri.
La guerra non parte da qui è un manifesto per la pace
E tutto il racconto è un simbolo di pace.
L’autore, Marco Palma, è stato attivista del movimento e ha quindi seguito tutti gli avvenimenti che hanno guidato il gruppo vicentino.
A distanza di circa quindici anni dalla fondazione del comitato, gli attivisti sono ancora presenti sul territorio e continuano a far sentire la propria voce in favore della pace e del rispetto della vita.
Sebbene non sia stato possibile sventare la costruzione della stazione militare, la vicenda No Dal Molin dimostra come la voce di pochi può diventare la spinta per tanti.
Un comitato, in potenza così piccolo e locale, è stato in grado di contrastare le vessazioni militari che avrebbero altrimenti oppresso il territorio. La costruzione del Parco della Pace diventa, in conclusione, un simbolo della volontà popolare. È il simbolo di una lotta che non è mai sfociata nell’aggressività, ma che anzi ha fatto della pace il baluardo e il mezzo per raggiungere una risonanza sempre più ampia.
Si può considerare La guerra non parte da qui come un breve manifesto in forma cronistica del desiderio di pace da parte dei popoli.
Il romanzo è altresì la dimostrazione che l’azione di poche persone influisce sulla vita di un’intera comunità, che la determinazione di un piccolo gruppo può decidere il destino di un’intera popolazione.
È vero anche il contrario. All’interno del libro è possibile notare come avvenimenti di portata storica, in apparenza lontani dalla vita quotidiana, sono invece frutto di una serie di piccole azioni. Queste, una di seguito all’altra, vanno a costituire quella che è la Storia.
Banalmente, sono le azioni di ogni singola persona a costruire gli avvenimenti del futuro. E il comitato No Dal Molin, con il suo movimento per la pace, l’ha insegnato tra le pagine di La guerra non parte da qui.