Domenica 14 novembre 2021, a Valencia, si è chiuso uno dei più grandi capitoli della storia dello sport italiano. Proprio nella città spagnola, durante l’ultimo GP dell’anno, ha tagliato il suo ultimo traguardo Valentino Rossi. Qualche mese fa, difatti, l’uomo che ha reso famoso il numero 46 aveva annunciato il suo ritiro dalle corse. La decisione non è stata facile, vent’anni di onorata carriera e tanti successi non sono certo facili da mettere alle spalle. Un campione amato da tutti, anche dai suoi stessi colleghi che lo hanno scortato alla fine della gara per omaggiarlo. Ma cosa ha rappresentato Valentino Rossi? Andiamo a ripercorre le tappe più importanti del motociclista pesarese.
Da Valentino Rossi a The Doctor: l’epopea di un campione
La gloriosa storia di questo campione inizia alla fine degli anni Settanta, nelle terre marchigiane. Questa regione, assieme all’Emilia-Romagna, nel corso degli anni è diventata fucina di tanti campioni del motociclismo, e Valentino ne è il più grande rappresentante. Figlio d’arte (il papà Graziano è stato motociclista), la sua innata attrazione verso i motori si è manifestata sin da subito. Quando ancora non ha raggiunto la prima decade della sua vita, Valentino sale sopra al suo primo veicolo. A differenza di quello che ci si potrebbe aspettare da un campione delle due ruote, il primo mezzo sportivo guidato è invece a quattro ruote. Sono difatti sui go-kart i primi giri che completa il nostro giovane campione, conquistando la sua prima vittoria nel 1990, nel Trofeo Città di Fabriano. Ma la sua vera natura chiamava e, trascorso il tempo di fare i suoi primi giri sulle minimoto, dopo non molto arriva il debutto di Rossi nel Motomondiale.
L’esordio sulle due ruote: il numero 46 e i primi titoli mondiali
Il 31 marzo 1996, nella classe 125, quel famoso numero 46 fa in Malesia il suo debutto motociclistico. Un debutto modesto con un sesto posto però molto promettente, visto che in griglia di partenza partiva tredicesimo. Ma perché questo particolare numero, che non lo abbandonerà mai durante la sua carriera? Valentino porterà nei suoi vent’anni di motociclismo il numero 46, per continuare l’eredità di papà Graziano, che proprio con quelle due cifre sul parafango ottenne la sua prima vittoria nella classe 250. Le potenzialità del natio di Tavullia (in provincia di Pesaro) erano evidenti agli occhi di tutti, e non è stato necessario aspettare troppo per vederlo salire sul primo gradino del podio.
Nell’estate dell’anno del suo esordio, arriva il primo successo nel Gran Premio della Repubblica Ceca. Valentino chiuderà al nono posto della classifica mondiale, con oltre cento punti. Un risultato discreto per un rookie (termine tipicamente americano per indicare un esordiente in uno sport), che rappresentava un grande indizio dei tanti successi che sarebbero arrivati. Passa un solo anno e il primo sigillo di Valentino si concretizza: il 31 agosto 1997 il numero 46 si laurea campione della 125. Il destino che sembra disegnato per lui si manifesta nel luogo dove avviene questa prima gioia: ancora Brno, proprio dove Valentino aveva ottenuto il primo successo. Allora arriva il momento di fare il passo successivo, per spingersi sempre oltre i propri limiti, come si addice a uno sport così adrenalinico.
Difatti l’anno successivo, nella stagione 1998-1999, ancora in sella alla sua Aprilia, Valentino fa il suo esordio nella categoria successiva. Il giovane pesarese, appena ventenne, ci mette poco a prendere le misure: nell’aprile 1998 il suo esordio, già a giugno la sua prima vittoria nel GP olandese di Assen. Gli ci vuole poco più di un anno per laurearsi per la seconda volta campione del mondo. Nella cornice di Rio de Janeiro, Rossi vince il suo secondo titolo, in due categorie diverse.
La corsa del numero 46 sembra inarrestabile, visto che nel 1999 fa il debutto nella classe “regina”, la MotoGp (500cc per intendersi). Rossi qui fa un doppio salto: non solo di categoria, ma anche di moto. Difatti, dopo tre anni di Aprilia, il ragazzo di Tavullia passa alla Honda, sempre con il 46 di papà. L’adattamento è quindi un po’ più lungo, tanto che toccherà aspettare il 9 luglio del 2000 per vederlo salire la prima volta sul primo gradino del podio. A Donington, Inghilterra, il pilota della Honda fa una straordinaria rimonta partendo dalla undicesima posizione. Questa dimostrazione di forza è solamente il preludio di una stagione straordinaria. Tre mesi dopo, come tutto faceva pensare, viene aggiunta un’altra tacca alla cintura di Rossi. A Philipp Island (Australia), il 14 ottobre 2001, arriva il terzo mondiale. Questo nuovo titolo, il primo di altrettanti sei in classe 500cc, ha un sapore particolare. Rossi infatti era appena diventato il primo pilota italiano a vincere un titolo iridato in tutte e tre le classi. Il punto di riferimento in Italia è Giacomo Agostini, che vinse ben quindici titoli, ma solo in 250 e 500. Quel giorno cambiò definitivamente la carriera di Valentino: stava nascendo la leggenda del Dottore.
La nascita del soprannome The Doctor, il marchio e la vr46 academy
Ancora non si sa quando esattamente, ma il talento di Rossi aveva così preso largo tra appassionati e esperti del settore che nacque un soprannome. Oggi tutti noi conosciamo il pilota di Tavullia come The Doctor. Ma come mai questo nickname, che concettualmente è così lontano dal mondo e dal mestiere di Valentino? Molti pensano sia riferito alla laurea honoris causa in Comunicazione e Pubblicità per le organizzazioni che ottenne nel 2005, quando divenne effettivamente dottore, ma in realtà si pensa che sia nato prima. Voci di corridoio dicono che sia comparso dopo il suo approdo in MotoGp, e sia stato il suo fidato team a dargli questo soprannome. Perché il Dottore? La spiegazione è che Rossi ha avuto sempre l’abilità di capire i problemi delle sue moto e nel tempo svilupparle al meglio insieme al team. Questa sua capacità può essere paragonata a quella di un dottore che riconosce il problema del paziente e riesce a curarlo, trovando la soluzione. Teorie a parte, l’importante è che questo soprannome, assieme al suo nome e numero da corsa (VR46), è nel tempo divenuto un vero e proprio marchio. Oggi vediamo bibite con sopra i marchi di Valentino, ma forse il loro più celebre uso è stato quello dell’Academy. Nel 2014 nasce difatti la VR46 Riders Academy, una sorta di scuola per giovani piloti italiani. Proprio il Dottore aveva deciso di infondere la sua esperienza a dei sognatori che volevano seguire le sue orme. Nel tempo di lì sono passati tanti nomi, da Morbidelli a Fenati, tanto che ne nacque poi una vera e propria scuderia. Subito dopo l’Academy, Rossi trova un accordo con Sky per fondare lo SKY Racing Team VR46. Dunque Valentino stava già improntando la sua legacy in vista del suo futuro ritiro.
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I momenti più iconici: i sorpassi che hanno reso celebre The Doctor
Senza dilungarsi sugli altri titoli del Dottore, è interessante andare a riguardare gli aspetti che hanno reso Rossi così amato non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo. Alcuni degli aspetti più importanti dello stile di guida del numero 46 sono la pulizia e uno stile equilibrato. Ma nel corso degli anni il campione pesarese ci ha deliziato con alcuni sorpassi che hanno fatto impazzire i tifosi.
Una delle sue rivalità più accese Valentino la ebbe col pilota spagnolo Sete Gibernau. Nel 2005 i due hanno dato vita a un duello per il titolo che ha acceso gli animi, soprattutto quello dei due piloti. Il culmine è avvenuto nell’ultimo giro del GP di Spagna, a Jerez quando, con un sorpasso “corpo a corpo”, Valentino ha sorpassato in curva Gibernau mandandolo fuori pista. Questo è uno dei sorpassi che negli anni hanno dimostrato il carattere del Dottore.
Arriviamo forse a una delle manovre motociclistiche più folli e celebri della storia della MotoGp. Nella cornice di Laguna Seca, celebre circuito statunitense, Valentino Rossi si scontra per quasi trenta giri con il suo avversario del momento. Siamo nel 2008, a tre anni dal sorpasso su Gibernau, e stavolta a opporsi è l’australiano Stoner sulla Ducati. Al quinto giro, nella più famosa curva conosciuta come il Cavatappi (curva a S in discesa che richiama quella forma), Rossi prova un sorpasso. Il Dottore entra forte in curva per superare Stoner, ma nel percorrerla finisce sulla ghiaia e solo grazie alla sua esperienza nella Motocross riesce a rientrare in pista e rimettersi davanti. L’incoscienza e la consapevolezza delle proprie capacità si uniscono in questa manovra.
Arriviamo all’anno successivo al famoso sorpasso di Laguna Seca. Nel 2009 il Dottore ha un nuovo rivale, di nuovo spagnolo, Jorge Lorenzo. Una rivalità velata, perché il numero 99 era il compagno di scuderia del 46. Si arriva al GP di Barcellona, dove superare nell’ultimo settore è quasi impossibile. Dopo una gara di cazzotti tra pugili, Lorenzo e Rossi arrivano proprio alle ultime curve. Lo spagnolo è davanti prima dell’ultima curva, e i commentatori italiani affermano che è impossibile superare. Ma come al solito Rossi tira fuori la magia, fintando di prendere l’esterno e infilandosi invece nello strettissimo spazio dell’interno curva. Anche i commentatori impazziscono, perché un errore avrebbe rischiato di mandare per terra tutti e due i piloti, rovinando quanto costruito in gara.
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Le coreografie per celebrare: tutto il carattere del Dottore
Valentino non è entrato nei cuori della gente solo per le sue straordinarie dote motociclistiche. Anche il carattere spensierato e scanzonato lo hanno avvicinato ai tifosi. E questo aspetto si è sempre manifestato nelle sue celebrazioni dopo i suoi successi.
Sin dai primi successi Rossi ha mostrato tutta la sua esuberanza. In occasione del suo primo titolo il Dottore si mette sulle spalle un cartonato con la scritta RossiFumi Vord Cienpion. L’inglese storpiato è chiara autoironia, in risposta al fatto che la sua pronuncia nelle interviste non fosse eccelsa. Questo già dimostra il carattere di un campione.
Valentino era stato capace dal 2001 al 2006 di vincere cinque campionati consecutivamente (tre in sella alla Honda e due alla Yamaha) nella classe regina. Poi la frenata di due anni, in cui stavano arrivando le prime voci sulla sua perdita smalto e brillantezza. Finalmente nel 2008 riuscì a ritornare sul tetto del motomondiale e rispose alle critiche con una maglietta: “scusate il ritardo”. Anche in quella occasione il campione di Tavullia dimostrò di farsi scivolare addosso le critiche.
L’ultima pietra della collezione del Dottore mostra nuovamente la sua eterna giovinezza d’animo. Nel 2009, l’anno dopo l’ottavo mondiale, raggiunti i trent’anni, continuavano a dargli del “bollito”. Ma Valentino dimostrò che ancora aveva benzina da consumare, vincendo di nuovo il mondiale. Lo fece a Sepang, in Malesia, dove utilizzò un’altra maglietta ironica. La scritta stavolta era “gallina vecchia fa buon brodo”, accompagnata anche da un casco speciale, con sopra disegnata per l’appunto una vecchia gallina.
Si potrebbe parlare ancora, all’infinito, di tanti altri aspetti che hanno reso, in vent’anni di carriera, Valentino Rossi un pezzo indelebile della storia di questo sport. Un ragazzo sempre pieno di entusiasmo, forte nelle situazioni critiche, superiore alle critiche, che per anni ha tenuto gli appassionati incollati alla tv. Allora la chiusura della carriera di quello che è diventato il Dottore di tutta l’Italia meriterebbe un’altra maglietta, con una scritta semplice: “grazie Doc”.