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Neofascismo extraparlamentare italiano: un identikit consapevole – prima parte

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Carlotta Zaccarelli

Lo scorso ottobre, nelle romane Piazza del Popolo e Piazza Bocca della Verità si sono svolte manifestazioni contro le misure che il Governo ha predisposto per la pandemia da Covid-19. La contestazione si rivolgeva in particolare contro il Green Pass. Le persone riunite provenivano da diversi contesti culturali, sociali e politici. Erano, nella maggior parte, pacifiche.

L’altra parte si è resa responsabile di quella che giornalisticamente è stata definita una guerriglia con le forze dell’ordine. Ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia nel centro di Roma, nell’area che circonda Palazzo Chigi. Alcuni dimostranti si sono diretti verso la sede nazionale del sindacato CGIL, hanno fatto irruzione e danneggiato il primo piano dell’edificio.

Nelle piazze e nei disordini hanno partecipato anche militanti di movimenti di estrema destra, Forza Nuova in testa. Erano presenti sul palco di Piazza del Popolo, dove hanno condannato la «tirannia sanitaria» e inveito contro le «emergenze inventate±. Erano nella sede della CGIL. Hanno ribadito il loro impegno attraverso i social, attraverso i quali hanno specificato che l’assalto alla «triplice sindacale» (rappresentata dal sindacato guidato da Landini) era l’antipasto di una lotta di più vasto quartiere contro «la tirannia e i suoi servi». La «rivoluzione popolare» contro il Green Pass non si sarebbe fermata: il Parlamento sarebbe stato posto sotto assedio. Tutto in nome del popolo italiano.

Questa retorica denuncia chiaramente l’ispirazione ideologica di Forza Nuova, il fascismo. Non è l’unico movimento nostalgico del Ventennio: in Italia, continuano a nascere crescere morire e risorgere organizzazioni neofasciste.

Leggi anche: M. Il figlio del secolo: perché un romanzo sul fascismo?

Il neofascismo

Il termine indica i movimenti, le organizzazioni, i gruppi (politici ma non solo) che si ispirano appunto alle idee e alla cultura del fascismo mussoliniano.

È usato per la prima volta già nel 1945 per indicare i gruppi, spesso formati dai reduci della Repubblica Sociale Italiana (o Repubblica di Salò), che aspiravano a ricostituire il partito al quale erano appartenuti. L’anno successivo, nasce il Movimento Sociale Italiano: con vicende alterne e passando per varie trasformazioni toponomastiche e ideologiche, i suoi eredi siedono ancora nel Parlamento di oggi.

Le esperienze neofasciste non sono tutte contenute né si esauriscono all’interno delle istituzioni, però. Più spesso prendono la forma di movimenti sociali che cercano un dialogo con i partiti della destra parlamentare, dopo tentativi per lo più fallimentari di entrare nella rappresentanza legislativa del Paese.

Ovunque si collochino, le realtà neofasciste sono sostenute da un sistema di pensiero fondato sull’ossessione identitaria, per cui la cultura nazionale deve essere protetta a tutti i costi dall’invasione esterna. Le tradizioni, la lingua e tutto ciò che contribuisce a determinare l’identità di una nazione (intesa come un insieme di individui che condividono le stesse origini culturali, appunto) deve essere preservato dalle contaminazioni esterne per poter diventare il nucleo fondante di uno Stato forte e indipendente, una madrepatria in grado di occuparsi dei suoi figli che in cambio si dedicano anima e corpo a realizzare il bene della collettività.

Il primo nemico di una simile nozione di società statale è lo straniero, l’altro attorno al quale si struttura un’altra base fondante dell’ideologia neofascista: la teoria del sostitutismo. Secondo questa, sarebbe in atto una lenta ma continua sostituzione della nazione italiana con una società multiculturale e multietnica al cui centro non c’è più l’individuo “italico”. Da qui, l’opposizione all’immigrazione, alle forme di inclusione culturale, alla tolleranza sociale.

Oltre all’autarchia culturale, le caratteristiche del modello socio-statale neofascista sono onnipresente assistenzialismo statale, piena sovranità politica, completa indipendenza economica. Lo Stato neofascista deve essere padrone delle sue decisioni in ogni campo della sua vita.

È un piano che cerca il consenso della parte di società più delusa dalla situazione: le categorie più svantaggiate, chi non è stato aiutato dalle istituzioni come promesso, chi è stato per anni dimenticato dal potere. Attualmente, il neofascismo fa presa soprattutto sulla fetta di popolazione più danneggiata dalla pandemia, che ha esasperato una crisi economica e sociale già in essere. Riceve però man forte anche dalla crisi della democrazia liberale in atto, a causa della quale si ha un progressivo impoverimento della partecipazione popolare alle istituzioni e un crescente allontanamento delle istituzioni dal popolo.

A oggi le principali organizzazioni neofasciste extraparlamentari in Italia sono Forza Nuova e CasaPound.

Leggi anche: L’occupazione di CasaPound in breve.

Manifestazione di Forza Nuova a Verona nel 2006. Foto: Wikimedia Commons.

Forza Nuova

Nasce nel 1997 dalle ceneri di Terza Posizione, movimento della destra neofascista italiana fondato alla fine degli anni Settanta. Il nome ne descriveva l’essenza: il gruppo si auto-collocava a una distanza ideologica uguale dagli USA e dai comunisti.

Il compleanno di Forza Nuova cade il 29 settembre. Il giorno non è causale: è la ricorrenza di San Michele Arcangelo, patrono delle Milizie Volontarie per la Sicurezza Nazionale (le camicie nere fasciste) e della Guardia di Ferro del rumeno Corneliu Codreanu. Di questo movimento legionario Forza Nuova raccoglie l’ultranazionalismo, il forte attaccamento alla religione e l’idea che lo Stato sia una scuola spirituale dove (ri)formare l’anima del popolo, fondato su una morale conforme al diritto naturale e alla legge eterna per garantire una pacifica esistenza sociale all’uomo.

Tra gli otto punti del suo programma politico figurano l’abrogazione delle leggi Scelba e Mancino (legate al reato di apologia del fascismo), il ritorno alla lettera del Concordato tra Stato fascista e Chiesa romana del 1929 (per cui la Chiesa deve essere la guida spirituale del popolo italiano) e la sostituzione dei sindacati con corporazioni che esaltino il lavoro come continuamento dell’opera divina (volontà di eco fascista e allineata con l’assalto alla sede CGIL).

Subito dopo la sua creazione, l’organizzazione neofascista italiana apre cinquanta sedi in tutto il Paese. Negli anni, è protagonista di numerosi episodi violenti e soggetto di molte richieste di scioglimento, sempre negate per mancanza di una sentenza che la accusi formalmente di voler resuscitare il partito fascista.

Partecipa anche a elezioni politiche e amministrative, in solitaria o in coalizione con altri partiti di destra (più o meno estrema). Non ottiene mai risultati convincenti. Ma negli ultimi mesi, fuori dai palazzi la sua presenza è tornata significativa. A ottobre 2020, Forza Nuova ha infatti promosso un convegno per la formazione di un Governo di Liberazione Nazionale che avrebbe dovuto sostituire quello esistente per liberare l’Italia dalla dittatura tecnosanitaria. Nel dicembre 2020, è stata tra i fondatori dell’alleanza Italia Libera, in cui sono rientrati molti gruppi e individui contrari all’uso della mascherina del Green Pass poi.  A Roma, come già ricordato, la leadership dell’organizzazione ha partecipato molto attivamente alle manifestazioni contro le misure di contenimento della pandemia volute dal Governo.

La sede nazionale di CasaPound, in via Napoleone III a Roma. Foto: Wikimedia Commons.

CasaPound

Fondato anch’esso alla fine degli anni Novanta, è oggi il più grosso e attivo gruppo dell’estrema destra extraparlamentare italiana. Conta molte sedi e circa ventimila iscritti nella penisola.

Come spiega il sito ufficiale, CasaPound è una «terribile bellezza» nata attorno alle esperienze di un gruppo vario di giovani che si riunivano nel pub romano Cutty Sark e si riconoscevano nella musica degli Zetazeroalfa. Il clima, prosegue la storiografia ufficiale, è quello di un fermento artistico e giovanile non identificato come minaccia, ma piuttosto riconosciuto come scintilla dell’opposizione al conformismo della sinistra buonista, alle «sclerosi veterodestrorse» e al «velleitarismo ribellistico estremista».

L’ispirazione culturale è al fascismo della prima ora, al Mussolini rivoluzionario del Discorso di San Sepolcro del 1919, all’eroismo superomistico (e autocelebrativo) degli Arditi. Lo Stato è un’unità spirituale in cui il bene individuale si compie pienamente solo nel bene collettivo. Se i cittadini si occuperanno della polis prima che di loro stessi, a tutti sarà garantito «un lavoro stabile e ben pagato, casa di proprietà, possibilità di avere figli e mantenerli», insieme all’accesso a beni pubblici essenziali quali sanità, istruzione e previdenza. Le modifiche alla Costituzione e alle leggi necessarie per concretizzare questo modello statuale prevedono anche di «attribuire a tutti i cittadini italiani un punteggio preferenziale per l’accesso ai servizi offerti dallo Stato sociale in materia di scuola, sanità, assistenza economica, assistenza alloggiativa».

Proprio dall’assistenza alloggiativa partono le prime lotte di CasaPound: il diritto alla proprietà della casa e il mutuo sociale sono ciò che spinge i membri del gruppo ad attuare le prime occupazioni, soprattutto di stabili in disuso subito adibiti a unità abitative destinate a famiglie (italiane) in apparente difficoltà. Altra lotta portata avanti dall’organizzazione è quella contro l’immigrazione. Nell’ottobre 2014, partecipa alle manifestazioni contro i migranti indette da Salvini sfilando con uno striscione sul quale era riportata una diretta citazione di Benito Mussolini.

Cultura e solidarietà (agli italiani e per gli italiani) si affiancano alla politica, nell’operato di CasaPound. Il movimento prende parte alle elezioni politiche del 2018 e alle europee del 2019. In entrambi i casi, ottiene insuccessi: non entra mai nelle istituzioni. Dopo la disfatta del 2019, la leadership dichiara conclusa l’esperienza politica di CasaPound e la volontà di ritornare alla sua natura originaria – quella di movimento sociale.

Se l’esperienza politica diretta si è conclusa con pochi frutti marci, il dialogo con la destra politica e culturale prosegue. Alla festa nazionale del movimento partecipano esponenti politici, soprattutto della Lega, e giornalisti come Vittorio Feltri di Libero. Sul giornale del gruppo, Il Primato Nazionale, scrivono Vittorio Sgarbi e Diego Fusaro.

Oltre a un quotidiano, CasaPound gestisce una casa editrice: Altaforte è nota soprattutto per essere stata esclusa dal Salone del Libro di Torino del 2019, dopo molte polemiche sorte da più parti.

Leggi anche: Se lo Stato delega a Facebook il problema del fascismo.

Queste, in breve, sono le storie e le caratteristiche dei maggiori movimenti neofascisti extraparlamentari che percorrono l’Italia oggi. Movimenti che periodicamente tornano al centro dell’attenzione dei media per l’organizzazione o partecipazione a eventi più o meno violenti, ma sempre criticabili.

Proprio a seguito degli ultimi episodi con protagonista Forza Nuova, è tornata sulla scena del dibattito almeno politico la questione del reato di fascismo e della necessità di sciogliere i gruppi che a esso si ispirano in modo esplicito. Non è una discussione semplice, per gli intrichi legislativi, politici e sociali che porta in sé. Di questi parlerà la seconda parte di questo articolo.

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Carlotta Zaccarelli

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