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Spettacolo

Il borgo di Montella: un esempio di eccellenza del Sud Italia

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Enrico Casartelli

Il comune di Montella è considerato uno dei borghi più antichi e belli dell’Irpinia. Io l’ho conosciuto a distanza attraverso l’artista Enrico Mazzone, che nella scorsa estate ha esposto la sua opera nella chiesa di Santa Maria della Neve, all’interno di un magnifico complesso monastico.

Leggi anche: Enrico Mazzone: una Divina Commedia di 97×4 metri.

In questa piccola realtà rurale fatta di poco più di settemila abitanti si riconoscono una vivacità culturale e un senso imprenditoriale ben superiori a cittadine molto più popolose. È il bello di questi borghi che fanno di tutto per promuoversi e valorizzare una delle loro fonti più redditizie: il turismo.

Il Principe Umberto di Savoia al balcone del Municipio di Montella nel 1936. Foto: Wikimedia Commons.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Ezio Moscariello, consigliere con delega allo sport, rapporti con associazioni di volontariato e di categoria eccetera, e gli abbiamo posto alcune domande.

Montella è sicuramente un borgo bellissimo anche grazie alla sua posizione e storia. Le faccio una domanda a bruciapelo: perché un turista dovrebbe visitarlo, o meglio, quali sono le sue specifiche attrattive turistiche?

«Montella è un piccolo borgo che ha una sua singolare storia, monumenti di valore artistico-culturale e immagini paesaggistiche da cartolina. Iniziamo con i monumenti e in particolare con il Santuario di San Francesco a Folloni, da poco proclamato Santuario Francescano. Il nome del Santuario fa riferimento al passaggio di San Francesco che viaggiando verso la Puglia sostava per il bosco di Folloni. Nella struttura sono custodite le reliquie del sacco di San Francesco, la Teca con i resti del conte Diego I Cavaniglia, la stanza del principe Umberto di Savoia con gli arredi dell’epoca, una vastissima biblioteca di circa ventimila volumi, il Museo e altre bellezze.

Interno del convento di San Francesco a Folloni.

Ulteriori valori storici sono il Castello del Monte e il Complesso Monastico, le cui origini risalgono al quinto e sesto secolo: nella sua struttura si erige il Palatium, che fu la dimora dei signori feudatari dei vari dominatori longobardi, normanni, svevi, angioini e aragonesi. All’interno del complesso si può accedere a un ampio parco dotato di larghi terrazzamenti e impianto di irrigazione per l’allestimento di un suggestivo giardino che era lo svago dei nobili.

Complesso monumentale del Monte.

La chiesa di Santa Maria del Monte, così come si presenta attualmente, risente degli ampliamenti effettuati alla metà del Settecento: nella chiesa è ubicata la Madonna dell’Umiltà, raffigurata nella tavola a tempera e attribuita alla scuola del celebre pittore senese Simone Martini.

Un’ulteriore bellezza è il Santissimo Salvatore, posto sulla cima di un monte a novecentotrentasei metri, diventato un luogo di devozione e meta di pellegrinaggi a seguito degli eventi prodigiosi del 1779. Una siccità stava mettendo a dura prova la popolazione montellese e si decise di impetrare una grazia al Santissimo Salvatore portando in processione la sua statua dalla sommità del monte fin giù al paese. Sul campanile è collocata una campana in bronzo: è tradizione secolare recarsi al Santuario nei mesi estivi a suonare la campana i cui rintocchi si diffondono per tutta la valle.

Santissimo Salvatore.

Al centro del paese è situata una piazza con la caratteristica fontana monumentale dedicata a un illustre personaggio che in questo paese ebbe i natali: Sebastiano Bartoli. Adiacente alla piazza appaiono la Chiesa di Santa Maria del Piano e una copia in marmo della statua lignea custodita al Santissimo Salvatore.

Esistono tante altre attrattive turistiche. Ne cito alcune: i ruderi di un mulino comunale realizzato intorno al 1560, la Villa De Marco, i ricordi di Scipione Capone, di Giovanni Palatucci…».

Grazie alla sua altitudine Montella è ricca di sorgenti d’acqua ed è tra i principali fornitori dell’Acquedotto Pugliese. ci sono una flora e una fauna che la caratterizzano e che possono essere un’ulteriore forma attrattiva per i turisti?

«Montella è un paese ricco di faggete, e ancora oggi sulle nostre montagne c’è lo scampanio delle vacche al pascolo. Sulle pendici del Monte Terminio, tra innumerevoli percorsi naturalistici immersi in boschi di castagno e faggeti, c’è lo spettacolare altopiano di Verteglia che in qualunque stagione ci regala forti emozioni e immagini sorprendenti. La natura ci regala anche numerosissimi sentieri: il sentiero dell’acqua, il sentiero delle sorgenti, il sentiero dei ponti, il sentiero dell’aquila, il sentiero dei funghi, il sentiero della neve, il sentiero della grotta. Inoltre esiste un centro di turismo equestre per escursioni a cavallo: si può arrivare fin sopra le vette del Terminio e del Cervialto, che superano i milleottocento metri.

Per quanto riguarda l’acqua, a Montella si identificano tre gruppi di sorgenti: la Scorzella, i Candraloni, l’Accellica. Ne esistono anche altre con portate più basse. Appaiono paesaggi fantastici seguendo queste sorgenti e il lungo percorso del fiume Calore.

La fauna non è da meno. Quando la neve d’inverno ammanta i monti, le orme rivelano la presenza del lupo, che ha dato il nome alla terra d’Irpinia. Si possono udire i versi della poiana, dello sparviero, del falco pellegrino, del gheppio e dell’aquila reale. Di notte non è raro udire la civetta, il barbagianni e il gufo reale».

C’è anche una tradizione culinaria e d’artigianato in Montella. può descriverla?

«L’assortimento delle specialità culinarie trova la sua materia prima nella miriade di prodotti della natura. La più importante è certamente la castagna con la tradizionale sagra che richiama migliaia di turisti. Ristoranti e agriturismi locali sono specializzati nella preparazione di piatti a base di castagna e le industrie di trasformazione confezionano prodotti d’eccellenza come i marron glacé, le castagne allo sciroppo di rum e le tradizionali infornate.

Dal latte delle vacche podoliche si ricava il caciocavallo che è sicuramente uno dei sapori più caratteristici della gastronomia montellese. Tra i formaggi tipici c’è la rinomata ricotta di Montella. I boschi hanno una gran varietà di funghi, tra cui il porcino, l’ovulo e il tartufo nero.

L’artigianato si unisce alla tradizione culinaria; alcuni esempi sono il caseificio Granese, Perrotta castagne, Vestuto Castagne e altre eccellenti industrie del settore. La Fattoria Rosabella, posta in un bioparco ai piedi del monte del Santissimo Salvatore, è una struttura che coniuga la produzione casearia con l’accoglienza di turisti per la scoperta delle ricchezze culturali e gastronomiche del territorio».

Ho visto lo sforzo immane per esporre l’opera di Enrico Mazzone, un foglio gigantesco di novantasette metri di lunghezza e quattro di altezza, esposto nella chiesa di Santa Maria della Neve e poi rotolato lungo la via del Corso. Quali sono le altre iniziative del comune o di associazioni di volontariato?

«Un esempio di grande operosità e vitalità culturale è stata proprio l’esposizione dell’opera del maestro Enrico Mazzone presso la chiesa di Santa Maria della Neve. Come amministrazione, ma anche con la collaborazione delle varie associazioni laiche e religiose, riponiamo tutte le nostre energie per tenere vive e in buono stato le bellezze del territorio. È noto a tutti l’impegno profuso per rendere sempre più vivace Montella, anche da un punto di vista imprenditoriale. Un esempio sono le recenti fattorie create con l’impegno di portare turismo, generare nuovi posti di lavoro valorizzando le nostre tradizioni, i paesaggi mozzafiato e le prelibatezze culinarie.

Il comune si sta muovendo su molteplici direzioni. Sicuramente un risultato importante è stato il finanziamento ottenuto per la realizzazione di un polo scolastico che comprende asilo nido, scuole elementari e scuole medie: una struttura necessaria a Montella per garantire i servizi alle famiglie con una edilizia scolastica sicura e innovativa. L’altra iniziativa presa dal Comune è il Consorzio della castagna. Montella è stata uno dei principali produttori di castagne a livello nazionale: nell’ultimo decennio questa ricchezza è stata colpita dal cinipide, che ne ha ridotto enormemente la produzione e proprio per questo motivo l’amministrazione ha deciso di provvedere a creare il Consorzio.

La creazione di una scuola di formazione Scuola Nuova è un altro progetto indirizzato ai giovani. La scuola comprende vari indirizzi di formazione professionale (settore sociosanitario, settore beauty, sinergia scuola/università/aziende). Si aggiungerà anche un polo universitario con la stessa visione futuristica di far diventare Montella luogo di opportunità e in grado di attrarre nuovi giovani anziché cercare soltanto di fermare lo spopolamento.

Nell’ultimo anno abbiamo deciso di assegnare al Forum dei Giovani una sede di prestigio: il Palazzo Bruni. Tutte le nostre iniziative sono volte a migliorare la qualità della vita con particolare attenzione ai ragazzi».

Lei è anche responsabile dei rapporti con le comunità montellesi residenti all’estero. Ne esistono parecchie? Non le chiedo se queste abbiano il desiderio di tornare spesso a Montella perché la risposta mi sembra ovvia, ma ci sono delle iniziative nei loro confronti?

«Il gemellaggio più importante è con Norristown (Pennsylvania) attivo da oltre trent’anni. Stiamo organizzando un nuovo gemellaggio con la città di Rauma in Finlandia, con la collaborazione del maestro Enrico Mazzone. Abbiamo anche diversi contatti con emigranti che risiedono in Svizzera.

Per il momento non è possibile organizzare altre iniziative a causa della pandemia».

In conclusione, Montella mi sembra il classico esempio di un Sud spesso dimenticato, ma che vuole riscattarsi con delle proprie iniziative culturali e turistiche ad alto livello. Lei è d’accordo?

«L’Irpinia si sta desertificando. Nell’ultimo decennio è stato certificato il continuo abbandono del nostro territorio, con ventimila abitanti in meno. È il fallimento di una classe dirigente che dal dopoguerra non è stata in grado di costruire un modello di sviluppo adeguato a consentire di vivere a Montella, come in Irpinia, con dignità, benessere e servizi. Ancora oggi possiamo constatare che nel recovery plan della Regione Campania la nostra terra sia marginale se non inesistente. Dobbiamo fermare l’emigrazione dal nostro territorio con una politica più attenta alle problematiche del lavoro, del turismo e della cultura.

Con l’insieme delle iniziative che le ho citato stiamo facendo di tutto per valorizzare Montella e far sì che i giovani possano restare e creare nuove forme di imprenditorialità».

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Enrico Casartelli

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