Il 26 novembre 2021 Italia e Francia hanno posto la loro firma sul Trattato del Quirinale. L’accordo in questione va inserito all’interno del quadro della governance europea. Con esso, Italia e Francia cercano di bilanciare lo storico asse dominante Parigi-Berlino, sancito dal Trattato dell’Eliseo del 1963.
Nel testo del trattato, reso disponibile da Il Foglio, vengono toccate numerose tematiche sulle quali le due parti si impegnano a collaborare strettamente e intensamente tra di loro.
Si tratta solo di un accordo puramente formale o effettivamente di un impegno serio ed efficace? La risposta più ovvia è quella che aspetta eventuali risvolti futuri; ma possiamo già fare qualche ipotesi analizzando il contenuto del testo e il contesto nel quale esso è stato concepito.
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Come e perché si è giunti all’accordo tra Roma e Parigi?
La necessità che ha portato Italia e Francia a stringere un accordo bilaterale si inserisce nel contesto di un’Unione Europea statica, che non riesce a rispondere in maniera pronta e decisa alle problematiche più urgenti, come ad esempio la pandemia mondiale in corso, le numerose crisi migratorie e le minacce poste dall’esterno verso i confini europei.
Un altro obbiettivo dell’accordo è quello di creare una sorta di balance of power all’interno dell’Unione Europea, per cercare di equilibrare la storica dominanza tedesca.
Ma da quando Italia e Francia stavano pensando di stringere un accordo? Come riportato da Politico, lo stesso presidente francese Macron ha dichiarato che egli stesso lanciò l’idea di un accordo e che le trattive iniziarono nel 2018, all’epoca del governo Gentiloni.
La nascita del governo di destra Movimento 5 Stelle-Lega, capeggiato da Giuseppe Conte, portò però a una fase di crisi nelle trattative. L’ex ministro dell’interno italiano Matteo Salvini si scontrò pesantemente con Macron sulla questione riguardante i migranti e la Libia. Inoltre, i rapporti divennero ancora più tesi quando l’ex ministro del lavoro ed ex leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, decise di appoggiare le manifestazioni dei gilet gialli (gruppo di protesta che criticava aspramente Macron) in Francia.
Il clima iniziò a distendersi nel 2020, con la nascita del secondo governo Conte, questa volta sorretto da una coalizione di centro-sinistra. Ma fu con l’arrivo dell’attuale premier Mario Draghi che le trattative entrarono finalmente nel vivo, fino a giungere negli scorsi giorni alla firma del Trattato del Quirinale.
Cosa c’è all’interno del trattato?
Il trattato consiste in una lista di numerose aree dove i governi dei due Paesi si impegnano a coordinarsi. Tra esse troviamo la sicurezza, la difesa, gli affari europei, l’immigrazione, l’industria, la giustizia, il progresso tecnologico aereospaziale e l’implemento di altri settori strategici. I due governi, inoltre, si impegnano a incontrarsi almeno una volta l’anno per fare il punto della situazione e sviluppare nuove strategie.
Il punto che più si traduce in un’azione efficiente all’interno dell’Unione Europea è quello che prevede un coordinamento tra Italia e Francia prima che si svolgano gli incontri del Consiglio europeo, o qualsiasi altro tipo di riunione in seno all’Unione; tutto ciò per fare in modo di esporre una posizione comune e dare una certa spinta nei processi decisionali comunitari.
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Le reazioni della politica
In entrambi i Paesi le opposizioni al trattato sono state molto contenute: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha dichiarato che è stato un errore non coinvolgere il Parlamento all’interno delle trattative, e che la firma dell’accordo è solo un tentativo della sinistra italiana di portare avanti gli interessi francesi in Europa.
La Lega, attraverso le parole di Formentini, si è espressa favorevolmente verso il trattato, vedendo così la possibilità di tutelare gli interessi nazionali italiani attraverso una cooperazione con la Francia in settori chiave come l’immigrazione.
In Francia, Marie Le Pen ha accolto con favore il trattato, evidenziando come sia necessario per la cooperazione internazionale l’accordo tra gli Stati nazionali, a scapito di un’integrazione europea inutile e dannosa.