Veramente Abili: il paracadutismo inclusivo

Il titolo dice tutto e ha veramente dell’incredibile. Oggi theWise Magazine ha incontrato il paracadutista professionista Marco Schenetti, istruttore di paracadutismo e fondatore di Veramente Abili, un’associazione di Carpi, in provincia di Modena, che permette alle persone con disabilità di praticare gli sport dell’aria.

Come hai fatto del paracadutismo la tua professione?

«Sono diventato paracadutista per caso. Ero ancora uno studente e vidi su un giornale locale una pubblicità di lanci con il paracadute in Florida. Era ora di fare questa esperienza! Mia madre non era molto d’accordo: dopo la scuola lavoravo e mi preparavo per il corso. Mi iscrissi al corso di paracadutismo nel novembre 1987 e non ho mai smesso. Oggi ho all’attivo trent’anni di voli, per un totale di cinquemilaquattrocento lanci. Mi sono anche tolto una grande soddisfazione, ovvero quella di saltare in Florida, nel posto della pubblicità che mi ha cambiato la vita».

Marco Schenetti, fondatore di Veramente Abili. Foto per gentile concessione dell’intervistato.

Cosa è l’ASD Veramente Abili?

«L’associazione Veramente Abili nasce da un’emozione che ho vissuto in prima persona. Una persona mi aveva contattato per fare un lancio in tandem, ovvero in coppia. Questa ragazza presentava però un’importante disabilità fisica. Le ho fatto costruire un’imbragatura su misura da una ditta statunitense e nel giro di un mese la ragazza era sull’aereo, pronta a saltare.

Arrivati a terra, mi disse di averle regalato un’esperienza pazzesca e di averla fatta sentire una persona “normale”. Questa frase ha fatto la differenza. Questa lacrima mi è entrata nella spina dorsale e, dopo averci pensato molto, ho deciso di creare una realtà che potesse aiutare le persone disabili a vivere gli sport dell’aria. Oltre al paracadutismo, infatti, proponiamo voli in aereo e pilotaggio di droni e aeromodelli. Questo, nella mia idea, ha tante valenze. Oltre che all’esperienza in sé, si offre una struttura particolare, ovvero il cielo. Questo offre la possibilità anche alle famiglie di passare una giornata in un luogo sano e all’aperto.

Usando un termine che non mi piace, Veramente Abili è la holding, che ha accanto a sé la scuola di paracadutismo di cui sono il direttore, gli amici della scuola di volo che fa volare i disabili e gli amici del gruppo di parapendio a motore».

Qual è il vostro bacino di utenza? Come vi approcciate alle diversità e alle unicità di ciascuno?

«Ci approcciamo sia a disabilità cognitive che fisiche. Ogni attività è calibrata in base unicità di ciascuno. Il primo passo è parlare sempre con la famiglia e/o con l’associazione paritetica che ha in carico l’utente. Nel caso di una disabilità fisica, ne parlo con la persona, usando un metodo “tecnico”. Al contrario, nel caso vi fosse una disabilità cognitiva, interpello poi i medici di riferimento. I percorsi devono essere studiati a tavolino. I feedback che ho avuto dal personale medico ed educativo sono stati ottimi. L’aria aperta è stimolante e sana.

Io sono un tecnico, non un medico, e tutto quello che faccio è sempre concertato con personale sanitario ed educativo qualificato. Ho semplicemente cercato di adattare la mia competenza e la mia passione a favore degli altri. Mi autofinanzio, l’unica cosa che chiedo è una quota per l’assicurazione e per l’iscrizione».

Recentemente il vostro aeroporto a Carpi è stato colpito da una tromba d’aria. Come avete reagito?

«Quel giorno ero a casa con la mia famiglia, cosa che raramente accade a causa dei miei impegni professionali. Ho appreso la notizia in tempo reale ed ero incredulo. All’inizio c’è stato sconforto e rabbia. Il tornado è stato millimetrico, sembra quasi che si sia fermato a citofonare alla porta, prima di travolgerla ed entrare nell’hangar. Ricominciamo. Questo si deve fare. Stiamo ricostruendo tutto. Usando un detto popolare: quello che non uccide, fortifica!».

Veramente Abili
Il logo di Veramente Abili.

Come fa il paracadutismo, sport estremo, a essere inclusivo?

«Hai detto “estremo”. Io definisco il paracadutismo “innaturale”, perché noi esseri umani non siamo fatti per volare. Questo è uno sport tuttavia sicuro, se fatto con la dovuta cautela e la dovuta preparazione. Per tornare alla domanda, ti dico che quello che rende queste esperienze inclusive è la condivisione del cielo. Ci sono persone che fanno mestieri diversi e di età diverse unite dalla passione, che non è adrenalina, ma pura voglia di volare. Ho cinquantatré anni e sono trent’anni che volo: cammino ancora guardando il cielo!».

Domanda di rito. Quali sono in vostri progetti per il futuro?

«Sicuramente dobbiamo riprenderci dal recente tornado e tornare a essere operativi al massimo delle forze. Vogliamo poi creare delle gare di sport d’aria per persone con disabilità e creare percorsi didattici e inclusivi nei nostri hangar».

Lancia un messaggio a un futuro paracadutista!

«Vi dico di visitare il cielo perché è il posto più bello della Terra!».

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