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Spettacolo

Spider-man: No Way Home, la recensione – theWise@theCinema

Published by
Giacomo Stiffan

Questa recensione è divisa in due parti, la prima senza spoiler e la seconda – opportunamente segnalata – con spoiler.

Prima parte, senza spoiler

Overview

Spider-man: No Way Home è il miglior film mai realizzato sull’uomo ragno. Così, giusto per abbassare le aspettative.

Non solo, se la gioca ad armi pari con Captain America: The Winter Soldier come miglior film Marvel su un singolo eroe.

Spider-man: No Way Home però non è un film perfetto. I difetti ci sono e alcuni sono anche grossolani ma è una pellicola rivoluzionaria per il Marvel Cinematic Universe, l’universo cinematografico sulle storie dei supereroi Marvel. È Spiderman, al cento per cento, ma è molto di più: è un fiume di emozioni dall’inizio alla fine, un continuo saltare sulla poltrona.
È l’apoteosi del fan service, ma diamine, è fan service fatto da dio e magari fosse sempre così. È unire il vecchio e il nuovo, per ottenere un risultato che vale più della somma dei singoli componenti. È anche una riflessione sull’America. Sì, in un cinecomic.

Ma, prima di iniziare, mettiamo in chiaro un punto: se siete talebani dello spoiler, cioè se per voi i trailer sono già troppo, fatevi un piacere e fermatevi qui (ma tornate dopo averlo visto!).
Poi non dite che non ve l’avevamo detto.

Da dove parte la storia?

Mysterio nel video fake in cui svela l’identità di Spiderman.

Esattamente dove si è fermata nel film precedente. Mysterio ha rivelato l’identità di Spiderman, incolpandolo della sua morte grazie a un falso video. Peter Parker vive malissimo questa nuova realtà: lui, la sua famiglia e i suoi amici sono inermi sotto gli occhi dell’opinione pubblica, che si divide tra chi pensa che Peter sia un eroe e chi un assassino. Quando le ricadute hanno un concreto effetto sulla vita delle persone a lui care, Peter si rivolge disperato al Doctor Strange per trovare una soluzione.

La proposta di Strange è un incantesimo per Sparaflashare™ l’intero multiverso, facendo dimenticare a tutti che Spiderman è Peter Parker.
A voler essere pignoli qui ci potrebbe essere un buco nella trama del Mcu (non che sia l’unico, lo vedremo): se Strange aveva questa possibilità – e ce l’aveva – perché non l’ha usata con Thanos, cancellando il ricordo delle pietre dell’infinito?

È anche vero che è inutile mettersi a fare i Marvel-nazi. Parliamo pur sempre di gente coi superpoteri che svolazza di qua e di là in un franchise da ventisette film e sedici serie tv: se la storia che percorre tutti questi media non avesse delle sbavature avrei il dubbio che Kevin Feige sia davvero umano.

I cattivi

L’incantesimo di Strange però va a ramengo e alcuni “nuovi” cattivi appaiono dal nulla. Si tratta dei villain presenti negli altri franchise di Spider-man, interpretati dagli stessi attori (alcuni ringiovaniti digitalmente, altri no, vai a capire).

Una parola va spesa su questo ritorno annunciato: wow. Chi pensava di assistere a dei semplici cameo si deve ricredere. Qui i cattivi sono le colonne portanti del film, hanno molto screen time, sono credibilissimi e regalano interpretazioni memorabili (riprenderemo il discorso nelle pagelle).

Doc Ock cattura Spiderman.

Peccato che il loro inserimento è, diciamolo, un filino campato per aria. Il perché lo leggerete nella sezione spoiler, rimane il fatto che questo è uno dei pochi difetti di scrittura del film. Quantomeno questi cattivi sono ben delineati, con degli obiettivi plausibili e seguono degli archi narrativi coerenti.

La grande metafora

Marvel non significa solo intrattenimento. La casa delle idee ci ha a lungo abituati a trattare argomenti impegnativi con grande abilità attraverso i fumetti, e in misura minore fa lo stesso con l’Mcu.

In Spider-man: No Way Home c’è una filo rosso intessuto nell’intera trama del film: una profonda riflessione sul sistema giudiziario e penale americano.

Fateci caso quando andrete in sala: non potrete non notare la contrapposizione tra giustizia riabilitiativa e giustizia punitiva, tra seconda chance e pena di morte, tra redenzione e vendetta. L’intero film ne è impregnato, solo è più difficile da notare per un europeo per cui questi temi non sono all’ordine del giorno.

Faq

Serve aver visto i film di Spiderman fuori dal Mcu (per capirci quelli con Tobey Maguire e Andrew Garfield)?
Non è obbligatorio ma è fortemente consigliato. Si sa già dai trailer che i villain arrivano da lì e se non se ne conosce il background ci si perde per strada qualche pezzo, ci si gode meno il film.

Serve aver visto tutti i film Marvel?
Se vi siete persi gli ultimi usciti (Eternals, Black Widow, Shang Chi) non ne risentirete, non c’è alcun riferimento. Però bisogna essere aggiornati almeno fino al precedente Spiderman.

Serve aver visto le serie tv Marvel?
Assolutamente, alla faccia di chi diceva che le serie non c’entrano con i film (e con le scene post credits). Non dico altro, guardatele. Tutte.

Pagelle

Regia

Operazione molto rischiosa quella di Jon Watts, fare film con così tanti personaggi tutti importanti non è affatto semplice. Invece porta a casa il risultato, e che risultato. I due precedenti Spiderman non avevano colpito dal punto di vista della regia, mentre qui assistiamo a concreti passi avanti. Ok, non ci sono scene memorabili sotto l’aspetto registico, ma tutto fila liscio, le scene d’azione sono fluide e chiare nonostante la concitazione dovuta ai tanti personaggi in scena. Si ha sempre ben chiaro chi sta facendo cosa. L’ottimo lavoro di un onesto artigiano. Bravo.

Voto: 8

Fotografia

Parliamo di un cinecomic, non ci sono chissà che prodezze stilistiche degne di nota. Altresì non ci sono evidenti errori e anche le scene in notturna sono ben comprensibili. Senza infamia e senza lode.

Voto: 7

Sceneggiatura

Qui è dove c’è dell’eccellenza. Ci sono alcuni piccoli difetti che però nel complesso svaniscono. Deve molto ai franchise precedenti, sia nella scrittura che nei casting molto azzeccati, che mettono a disposizione personaggi di grande caratura e già pronti all’uso. La storia non è granché complessa e usa alcuni espedienti piuttosto poveri (dettagli nella parte spoilerosa della recensione) ma considerata la difficile scommessa il rischio di fallire era dietro l’angolo. Non accade e lo spettatore è trasportato in un turbinio di emozioni e colpi di scena scritti davvero molto bene. Tutte le sbavature finiscono in secondo piano. Ben fatto.

Voto: 9

Colonna sonora

Epica al punto giusto, drammatica quando serve, straziante nei momenti adatti. Ma anche banale. Il giorno dopo provate a fischiettare il tema principale: non ve ne ricorderete nemmeno una nota. Gne.

Voto: 7,5

Effetti speciali

Dietro ci sono Disney, Sony, Marvel. Quindi tantissima Cgi, che cala di livello solo in alcune transizioni sul finale. Pazzesco il livello di accuratezza raggiunto nel ringiovanire gli attori. Una garanzia.

Voto: 9

Costumi e trucco

Bellissimi i costumi, che danno una rinfrescata anche ai vecchi villain. La resa degli stessi in Cgi talvolta lascia un pochino a desiderare, ma non è colpa dei costumisti. Una richiesta col cuore in mano: date a Benedict Cumberbatch un pizzetto meno posticcio. Grazie.

Voto: 8

Cast

Da sinistra: Tom Holland, Zendaya, Jacob Batalon.

Tom Holland
Nei capitoli precedenti appariva spaesato. Era molto promettente – in particolare sul lato “fisico” dell’essere Spiderman – ma mancava qualcosa, quell’intensità interpretativa a cui ci hanno abituato gli altri eroi Marvel. Ora non più, in questo film Holland dimostra davvero di cosa è capace: spassoso, coinvolgente, intenso, straziante. Il ragazzo è maturato (ma può migliorare ancora). Oltre ogni aspettativa.
Voto: 9

Zendaya
Sta sbocciando. Non solo a livello di Mcu ma in generale. Rispetto al gatto di sale che sembrava nei precedenti film di Spidey e in Dune sembra un’altra persona. C’è però ancora da lavorare sulle parti drammatiche. Bene (ma non benissimo).
Voto: 8

Leggi anche: Dune: part one, la recensione no spoiler – theWise@theCinema.

Jacob Batalon
Ottima spalla, buoni tempi comici, svolge bene il suo ruolo. Tanto cringe quanto divertente. Puccioso.
Voto: 7,5

Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange.

Benedict Cumberbatch
Non ha tantissimo screen time ma è comunque – come sempre – molto bravo e offre un’interpretazione di alto livello. Però però però… deve ancora trovare l’alchimia giusta per far suo il personaggio del Dr. Strange. Parere soggettivo, ça va sans dire. Sempre una garanzia.
Voto: 8

Da sinistra: Willem Dafoe, Alfred Molina, Jamie Foxx.

Willem Dafoe
Menzione d’onore per Dafoe che ci regala un Goblin da urlo (tra l’altro doppiato da un Pannofino in stato di grazia). Non è certo il villain più complesso del Mcu dato che rappresenta la malvagità pura e senza particolari sfaccettature com’era invece per Thanos, eppure Dafoe mangia la pasta in testa a tutti gli altri con la sua faccia di gomma degna di un Jim Carrey d’altri tempi (e finalmente ben visibile!). Terrificante.
Voto: 9,5

Alfred Molina
Intenso come suo solito, non ci si aspettava altro da un talento del suo calibro. Dice di aver accettato il ruolo solo per i soldi. Chi se ne frega, recita benissimo e ha il personaggio più sfaccettato di tutti. Dollari ben spesi.
Voto: 9

Jaime Foxx
Fa fare un gran salto di livello al personaggio. Che poi è il più forte e il vero motore dell’azione. Foxx se ne fa carico con maestria, lo rende umano al punto giusto. Bravo anche nelle gag. Sempre sul pezzo.
Voto: 9

Marisa Tomei nei panni di Zia May.

Marisa Tomei
Il suo ruolo è sempre stato secondario, ma qui ha finalmente l’occasione di esprimere il suo talento (ne riparliamo nella sezione spoiler). Wow.
Voto: 8,5

Jon Favreau
È decisamente più bravo come regista e produttore. Sprecato.
Voto: 6,5

Voto globale del cast, ponderato in base al minutaggio: 8,5

Pro

  • Il miglior film di Spiderman mai realizzato
  • Tra i migliori film Mcu su un singolo eroe, se non il migliore
  • Un cast da paura e ben valorizzato

Contro

  • Alcuni buchi di trama abbassano la qualità globale del film
  • Riferimenti inaccessibili per chi non ha visto tutti i film e le serie citate
  • Un peccato che l’arrivo dei villain dai precedenti franchise siano stati spoilerati dai trailer

Seconda parte CON SPOILER

Ok gente, andiamo al sodo: la lacrimuccia l’avete fatta?

Wow!

Dai, lo speravamo tutti ed è accaduto: i tre Spidermen insieme nello stesso film, tutti canonizzati nel nuovo multiverso Mcu!
Di più, Daredevil sul grande schermo! Ed è Charlie Cox, il primo personaggio di una serie Marvel Television a entrare in un film Mcu (e non perdetevi Hawkeye!).
E ancora, lo Strange Supreme di What if nel trailer di Doctor Strange In The Multiverse Of Madness!

Un raro fotogramma dei tre Spidermen insieme.

L’opera di tessitura che svolge Spider-man: No Way Home grazie all’escamotage del multiverso ha dell’incredibile. Una quantità smodata di materiale che di punto in bianco diventa canon è un’impresa già ardua di per sé, ma farlo in maniera naturale e fluida richiede maestria. E qua ce n’è a bizzeffe.

Com’è?

Il film è un’ininterrotta sequela di fan service scritto da Dio. Certo, ci sono difetti (anche grossi), ma viene tutto spazzato via dalla potenza di ciò a cui assistiamo.

Così il mattone che prende al volo Matt Murdock ci fa saltare sulla sedia, e poco importa se il senso di ragno di Peter fa cilecca. A proposito, scelta coraggiosa quella di tenere Charlie Cox nel ruolo di Daredevil dopo quasi sette anni dalla prima stagione dell’omonima serie: tutti tifavamo per lui (e chi non lo ha fatto ha un bidone al posto del cuore) ma ha quarant’anni e una discreta stempiatura. Riuscirà a tenere il passo della generazione più giovane di eroi “acrobati”, come lo stesso Spiderman, Yelena Belova (aka seconda Vedova Nera) e Kate Bishop (aka seconda Hawkeye)? Me lo auguro di cuore.

Charlie Cox è Daredevil.

Di sorprese il film ne è pieno e per questo tiene incollati allo schermo nonostante la trama di base sia di per sé non molto ricercata. Il film va avanti sulla base di due motori che spingono la narrazione. Prima la cattura dei cattivi e ci sta: è la scusa per presentare con i dovuti salamelecchi i vari villain, uno per uno.

Dopodiché c’è la scatola con l’incantesimo di Strange. Il che ricorda la valigetta di Pulp Fiction: tutto gira intorno a essa quando in realtà è solo la scusa per far progredire la trama. In termine tecnico, un MacGuffin. È la stessa cosa che accade con la scatola, serve da catalizzatore per far interagire eroi e villain scatenando lo scontro finale. Una scrittura semplice, ma che comunque svolge in modo egregio la sua funzione.

A proposito, com’è che Peter riesce a tornare nel suo corpo quando Strange ne separa l’anima? È plausibile che il senso di ragno possa attivare dei riflessi affinché il corpo di Spidey si autodifenda, ma l’anima di Peter ha forse dei poteri magici, al di là del morso del ragno? Mah.

Riparliamo dei cattivi

Dicevamo in apertura che i villain dei vecchi franchise entrano in scena in maniera pretestuosa: il momento del “prelevamento” dal loro universo a pensarci bene è più arbitrario di quel che sembra e anche il modo in cui ogni personaggio viene trattato è diverso. Doc Ock è tale e quale a quando è morto (con un ringiovanimento digitale fenomenale) mentre Goblin, anche se viene prelevato prima ancora di Doc Ock, non pare subire lo stesso trattamento.

E non tutti i cattivi sanno che Spiderman è Peter Parker: Electro non lo sapeva (tanto che se lo immaginava nero, ogni riferimento all’ingresso di Miles Morales nel Mcu è puramente casuale, già…) quindi perché è stato evocato?

E non tutti i cattivi sono morti, Sandman ad esempio era sopravvissuto.

Invece gli Spidermen arrivano nella loro versione odierna. Sembra che tutti siano stati pescati un po’ a caso, o meglio nel momento ritenuto più opportuno dagli sceneggiatori.

Il che apre un possibile buco nella trama: se tutti tornano nel loro universo nel momento in cui erano stati prelevati, i cattivi redenti sono comunque condannati a morte: torneranno nel momento del loro passaggio a miglior vita, affrontando non gli Spidermen che li hanno salvati (che torneranno nel futuro da cui erano stati prelevati) ma gli Spidermen del passato, ignari della loro redenzione.

Epicità a bizzeffe

Questo rovina l’esperienza filmica? Assolutamente no, è solo un moscerino in faccia durante la corsa in ottovolante che è questa pellicola. Il film è pieno di scene epiche che fanno dimenticare tutto.

La risata a quattromila denti di Goblin mentre prende cazzotti in faccia da Spiderman è una cosa da pelle d’oca.

Gli occhi pieni di lacrime dello Spiderman di Andrew Garfield che riesce a salvare MJ come non ha potuto fare con Gwen ti strappa l’anima.

May, che in punto di morte pronuncia quelle parole prendendo il ruolo di un assente zio Ben (Marisa Tomei e Tom Holland fenomenali).

Lo Spiderman di Tobey Maguire che strizza l’occhio ai millennial lamentandosi facendosi scrocchiare la schiena, quegli stessi millennial cresciuti con i suoi film e che probabilmente continuavano a cambiare posizione sulla poltrona a causa degli stessi acciacchi.

Ned che sviluppa abilità magiche, e dice a Peter che non diventerà cattivo e non cercherà di ucciderlo, chiamandosela di brutto (Hobgoblin, sei tuuu?).

Ma è soprattutto il finale e un Peter Parker che sfodera il suo lato oscuro a colpire come un pugno alla bocca dello stomaco. Non è il Peter Uno di Tom Holland a fermarsi ma l’intervento del Peter Due di Maguire a evitare il peggio: il “nostro” Peter sarebbe andato fino in fondo per vendicare May. C’è una bella differenza.

Le scene post credit

Tom Hardy col suo Venom, chi se l’aspettava? Ma soprattutto, che ci fa li il suo Eddie Brock dato che non è a conoscenza dell’identità di Spiderman? Poco importa, ora abbiamo il nostro simbionte nel MCU.

La variante di Strange in What if.

È la scena post credit/trailer di Doctor Strange In The Multiverse Of Madness ad aggiungere davvero carne al fuoco: chi non si è aggrappato ai braccioli della poltrona quando ha visto lo Strange Supreme di What if? Probabilmente chi non ha visto la serie.

E qui sta il messaggio: le serie sono fondamentali, tutte e senza distinzione, vecchie, nuove e animate.

Cast extra

Un giovane Tobey Maguire nei panni di Spiderman.

Tobey Maguire
È lo Spiderman più arrugginito. L’interpretazione è sorniona, flirta col pubblico, sembra quasi che il Peter Parker di Maguire sappia di essere li per fare fan service. Si vedono gli anni sulle spalle, si vede che è fuori dal giro da un pezzo. Ti verrebbe voglia di abbracciarlo.
Tenero.
Voto: 7,5

Andrew Garfield.

Andrew Garfield
Forse non il miglior Spiderman, ma forse il miglior Peter. Sempre sul pezzo, il suo è lo Spidey più tormentato, che si redime quando salva MJ. Ha ancora il physique du rôle (non quanto Holland), nonostante i quasi quarant’anni: ha appena sette anni in meno di Maguire e solo un anno in meno di Charlie Cox, che in confronto sembra ne abbia dieci in più. Dal punto di vista della recitazione è invecchiato come il vino buono: non è un caso che i fan siano entusiasti e chiedano un nuovo capitolo di The Amazing Spiderman. Bravissimo.
Voto: 9

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