Nel 1918, Mary Shelley pubblicava il suo famosissimo romanzo Frankenstein o il moderno Prometeo, nel quale si narrano le avventure del dottor Frankenstein e del mostro che ha creato. Risulta difficile non notare qualche parallelismo tra questo gothic novel e la vita del dottor Robert Cornish.
Robert Cornish nacque nel 1903 in California. Da subito si dimostrò un ragazzo prodigio: a diciott’anni si laureò e a ventidue conseguì il dottorato in biologia presso l’Università di Berkley, dove rimase come ricercatore.
Negli anni Trenta, il cinema e la letteratura erano popolati da figure di “scienziati pazzi” e probabilmente Robert ne rimase affascinato. Con la sua storia inauguriamo SinisterWise, la nostra rubrica a tema mistero, personaggi sinistri e strane curiosità. L’appuntamento è per ogni ultimo sabato del mese, per tutto il 2022.
L’obiettivo del dottor Robert Cornish era quello di riportare in vita un corpo morto. I suoi primi esperimenti si concentrarono su cinque cani, chiamati Lazarus I, II, III, IV e V, in ricordo del personaggio biblico Lazzaro, resuscitato da un miracolo di Gesù.
Il dottore cercò di rianimare i cani deceduti con diverse tecniche, dalla rotazione alle iniezioni di adrenalina, dagli anticoagulanti fino all’ossigeno soffiato con una cannuccia. Era fermamente che la resurrezione fosse possibile, mediante il ripristino della circolazione del sangue nel corpo del defunto.
Lazarus IV e V “resuscitarono”, dopo essere stati dichiarati clinicamente morti. Probabilmente non lo erano davvero. Questo però bastò al dottor Cornish per dichiarare che i suoi esperimenti funzionavano e per attirare la stampa a sé. La stampa credeva alle sue affermazioni, ma il mondo accademico no. Per questo motivo fu allontanato dall’università e continuò i suoi esperimenti in privato.
Nel 1947 compaiono sui giornali americani gli appelli del dottor Robert Cornish, rivolti a Stati in cui la pena di morte era ampiamente utilizzata mediante camera a gas.
Per i suoi esperimenti, il dottore aveva infatti bisogno di persone morte, ma in buona condizione di salute pre-morte e non decedute in modo violento. Molte persone avevano chiesto al dottore “per amor di scienza” di essere sottoposte a questa pratica, ma uccidere una persona, anche se consenziente, era (ed è) illegale. Probabilmente, a questo scopo, non c’era niente di meglio che un carcerato condannato a morte.
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I governatori degli Stati rifiutarono, ma un detenuto chiese a gran voce di essere sottoposto al folle esperimento del dottor Robert Cornish. Si trattava di Thomas McMonigle, un uomo rinchiuso nel braccio della morte di San Faustino, in California, per aver ucciso una ragazzina di quattordici anni.
Thomas McMonigle fece scrivere al dottore dal suo avvocato. Il direttore della prigione rifiutò categoricamente. Per questioni di sicurezza, la camera a gas era accessibile solamente un’ora dopo l’esecuzione ed era necessario molto tempo per compilare le pratiche mediche e burocratiche per constatare il decesso. Era impossibile disporre del cadavere appena morto.
Il dottore aveva condotto esperimenti specifici su una pecora, proprio per verificare se questo impedimento potesse inficiare sulla riuscita dell’esperimento, giungendo alla conclusione che non vi erano problemi. La sua pecora, così diceva, era resuscitata anche a distanza di ore.
Come era facile intuire, la legge si oppose alla richiesta del dottor Robert Cornish e di Thomas McMonigle. Non lo fece perché eticamente scorretto e lesivo della dignità umana, ma per una problematica legale.
Se il detenuto, una volta morto, fosse resuscitato davvero? Si sarebbe dovuto liberare, perché la legge americana vietava, e vieta ancora, di processare una persona due volte per lo stesso crimine. Si sarebbe creato un pericolosissimo precedente, se solo quelle teorie fossero state vere.
Il 20 febbraio del 1948 McMonigle venne ucciso nella camera a gas e finì anche la carriera di Cornish. Dalla fine degli anni Cinquanta, fino alla sua morte avvenuta del 1963, si diede alla sperimentazione di un dentifricio sbiancante.
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