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Pandemia nella fiction: come è stata raccontata?

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Giuseppe Vignanello

Fin da subito la pandemia da Covid-19 è stata percepita come un evento di portata storica, qualcosa che si sarebbe studiato a scuola. È ancora presto per comprendere il peso delle conseguenze che il Covid ha lasciato e continua a lasciare. Tuttavia, la pandemia da Covid-19 è un fatto degno di essere raccontato. Le opere di finzione hanno già iniziato a farlo. Ma come?

L’elenco che segue non vuole in alcun modo essere esaustivo. Le opere sono state selezionate tenendo conto, in primo luogo, del criterio di varietà: sia da un punto di vista formale, prendendo in considerazione mezzi differenti, dalla letteratura a YouTube; sia da un punto di vista contenutistico, cercando di inglobare diversi gradi di presenza del tema “coronavirus” all’interno della narrazione, dalla storia monotematica agli accenni sporadici.

Le storie sul Covid-19

Era inevitabile che spuntassero, prima o poi, storie sulla pandemia. Lercio.it, celebre sito di news satiriche, aveva ironizzato sull’argomento già durante il primo lockdown, pronosticando la recente pubblicazione di centocinquanta libri dal titolo Diario della quarantena.

Tuttavia, sin da subito gli addetti ai lavori hanno preso in considerazione questa eventualità come un’opzione ambigua. Incentrare un romanzo o un film sulla pandemia era un’arma a doppio taglio. Da una parte c’era l’effettiva necessità di raccontare il reale, coadiuvata dal pregio di trattare un tema di stringente attualità. Dall’altra, però, c’era il rischio concreto che la gente fosse talmente stanca del Covid-19, tanto quello reale e quotidiano quanto quello raccontato su TV e giornali, da non volerne sentire parlare anche nelle fiction.

È per questa ragione che i prodotti monotematici non sono stati poi così tanti, almeno fino a questo momento. Di sicuro, molti meno rispetto all’ironica previsione di Lercio.

Cinema

Le opere incentrate sul tema della pandemia, inoltre, spesso non hanno incontrato il favore del pubblico. Ciò vale soprattutto per quelle uscite poco dopo la fine delle restrizioni più stringenti, in un periodo ancora di forte incertezza.

La locandina di Lockdown all’italiana, diretto da Enrico Vanzina.

Lockdown all’italiana (Italia, 2020) e Songbird (USA, 2020) sono, per esempio, due film che avevano suscitato forti polemiche già dalla distribuzione dei rispettivi trailer. Entrambi hanno riscontrato un giudizio negativo di critica e pubblico quasi unanime. Ciò potrebbe essere stato in parte dovuto alla scelta dei generi e dei toni. La commedia degli equivoci di Vanzina da una parte, il distopico post-apocalittico di Adam Mason e Micheal Bay dall’altra potrebbero avere dato un’impressione di frettolosità e sufficienza, come se fosse importante solo cavalcare il tema caldo.

Letteratura

L’opera monotematica sul coronavirus forse ha funzionato meglio su carta. Dall’autofiction di Chiara Gamberale in Come il mare in un bicchiere (Feltrinelli) alla favola de L’assemblea degli animali di Filelfo (Einaudi), la letteratura è riuscita a rispondere quasi in presa diretta al tema di attualità. Questo potrebbe essere dovuto anche al mezzo espressivo in sé. Il racconto scritto consente di allontanarsi dagli eventi della storia. È più facile, per esempio, riflettere sulle conseguenze psicologiche di virus e isolamento o costruire metafore e allegorie sul tema ecologico e il suo rapporto con la pandemia. La pandemia nella fiction letteraria ha insomma il vantaggio di adoperare con più facilità elementi di non-fiction. Chissà che, allontanandosi sempre più nel tempo dall’evento e dai suoi frangenti più tragici, lo sguardo letterario non possa diventare ancora più lucido, anche dal punto di vista del racconto. Da questo punto di vista, Il prigioniero dell’interno 7 di Marco Presta (Einaudi), pubblicato pochi giorni fa e ambientato durante il lockdown, rappresenta una prova interessante.

Leggi anche: “Perché guariremo”: il libro mai pubblicato che tutti dovremmo leggere.

Le storie con il Covid-19

Molte narrazioni, però, non si sono concentrate sul coronavirus, ma lo hanno trattato come un elemento fra gli altri del reale, inglobandolo all’interno del racconto. Gli esempi più interessanti in questo senso vengono tutti dalla serialità. Diverse serie Tv, infatti, raccontano eventi ambientati nella contemporaneità. Non è raro che gli sceneggiatori aggiustino alcuni elementi sulla base di eventi reali. La pandemia, però, per via della sua portata globale ed epocale rappresentava senz’altro una sfida.

Medical drama

Il caso più eclatante è quello dei medical drama. Queste, per forza di cose, non potevano ignorare la questione. Tuttavia, non potevano neppure rischiare che spettatori fidelizzati in altri tempi e su altri temi si ritrovassero all’improvviso a guardare una serie sul coronavirus. Ciò a maggior ragione a causa di quell’insofferenza (cui si è accennato prima) che il pubblico rischiava di maturare.

La serie TV Grey’s Anatomy va in onda dal 2005.

Sono interessanti da questo punto di vista le scelte stilistiche operate dagli sceneggiatori di Grey’s Anatomy, una delle serie ospedaliere più seguita al mondo. Il primo episodio della diciassettesima stagione, andato in onda nel novembre del 2020, inizia proprio con la pandemia, raccontandone i frangenti più drammatici. Nel corso di tutti gli altri episodi il tema del Covid-19 rimane uno sfondo narrativo forte, condizionando gli eventi della storia. Tuttavia, è evidente già dalla prima puntata della stagione successiva la scelta di considerare il virus un evento incidentale della narrazione. La stagione diciotto si apre infatti con i festeggiamenti per la fine della pandemia, a voler sottolineare la chiusura netta di un capitolo.

Sul tema, per quanto riguarda l’Italia, non si può non citare Doc, nelle tue mani. La fiction trasmessa su Rai 1 è iniziata nella primavera del 2020, e già con la seconda stagione ha dovuto fare i conti con il tema della pandemia. Anche in questo caso l’argomento non poteva essere ignorato, tant’è che la serie “vanta” il primo caso di un personaggio deceduto proprio a causa del Covid-19. Pure in quest’occasione, però, il virus rimane un elemento narrativo aggiuntivo e la storia principale continua a fruire a prescindere dalla dinamica pandemica. Anche l’Italia, dunque, ha il suo racconto della pandemia nella fiction, ma sembra volersene comunque liberare al più presto.

Strategie simili sono state adoperate anche da altre serie televisive, come This is us, Superstore o Shameless. In questa categoria rientra inoltre la saga dei Delitti del BarLume di Marco Malvaldi, che già nell’ultimo romanzo Bolle di sapone (Sellerio), prima della trasposizione in Tv, ha contemplato il virus come elemento perturbatore forte.

Sporadici accenni

Ci sono dunque storie sulla pandemia e storie in cui la pandemia ha un ruolo rilevante. Il caso più interessante, però, resta forse quello delle storie in cui la pandemia è soltanto tangente. Queste narrazioni, infatti consentono di valutare al meglio l’impatto che il Covid-19 lascerà sulla fiction a lungo termine, anche sui racconti non inerenti al tema.

C’è, per esempio, il caso della serie Netflix You, il cui protagonista, un libraio con tendenze psicopatiche, era diventato molto celebre già durante la prima stagione. Nel corso della terza stagione, andata in onda nel 2021, gli accenni alla pandemia non mancano. La narrazione, infatti, ha saltato a piè pari il 2020, l’anno più drammatico. Dunque, come per l’ultima stagione di Grey’s Anatomy, tratta il Covid-19 come un evento di cui parlare al passato. I riferimenti sono soprattutto alle restrizioni ormai terminate, ma anche alla vaccinazione. Gli sceneggiatori usano infatti l’espediente di un’epidemia di morbillo per veicolare un messaggio di sensibilizzazione sul tema dei vaccini, oltre che un’accusa ai no-vax.

Reality e YouTube

C’è un racconto della pandemia nella fiction anche su altri media come YouTube. Il gruppo di videomaker napoletani The Jackal, per esempio, ha spesso inglobato accenni alla questione pandemica in scene che raccontavano tutt’altro.

Sebbene tratti una storia indipendente dalla pandemia, questo video dei The Jackal incorpora comunque elementi inerenti alle restrizioni.

Lo stesso è accaduto per il reality-show Masterchef. Il celebre programma di cucina, realizzando diverse prove fuori dallo studio televisivo, non poteva non misurarsi con l’attualità. Il tema della pandemia, dunque, si è declinato coinvolgendo all’interno delle prove i rider e il loro ruolo nel corso del primo lockdown, oltre che svolgendo parte delle selezioni in videochiamata.

Letteratura

Un rapido accenno al Covid-19 c’è anche nel romanzo vincitore del premio Gouncourt, L’anomalia di Hervé Le Tellier. Pubblicato nel 2020, ma ambientato nel 2021, anche in questo caso la pandemia è un evento da ricordare e richiamare, ma comunque relegato al passato.

Per ultimo si può citare Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia. La raccolta di Zerocalcare, infatti, rientra in tutte e tre le categorie, in quanto contiene sia racconti in cui il coronavirus è rilevante, sia storie in cui la pandemia è soltanto accennata.

Leggi anche: Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia: sopravvivere e prosperare nel mainstream.

Al di là dei gradi di rappresentazione, il Covid-19 è già entrato nelle storie. Comincia dunque a essere teorizzato il problema del racconto della pandemia nella fiction. Più passerà il tempo, più questa diverrà un elemento del ricordo, un pezzo di storia di cui tenere conto nelle storie.

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