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Spettacolo

Pam e Tommy: ieri come oggi la lotta, anche di classe, si fa sul corpo delle donne

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Giulia Zennaro

Persino chi negli primi anni Novanta era poco più che un essere appena dotato di raziocinio e coscienza di sé (come chi scrive) ricorda di aver sentito ripetere quelle parole: “il video di Pamela Anderson“.

Gli scintillanti e iper-sessualizzati anni Novanta: un decennio in cui chi scrive ricorda come non fosse infrequente, da parte delle bambine, mimare atti sessuali espliciti con un atteggiamento che solo anni dopo ha identificato come una sorta di smaliziata consapevolezza.

Se quelle bambine gemevano, si strusciavano sul divano gridando parole anche ora irripetibili, non lo facevano in maniera inconsapevole: quella sceneggiata non serviva a soddisfare chissà quale impulso sessuale infantile descritto da qualche psicologo coi baffi all’inizio del secolo. Lo facevano perché, in minima parte, capivano e sapevano benissimo quello che stavano facendo e che significato aveva. Tutto grazie, anche, al “video di Pamela Anderson”.

Che poi, scoprimmo anni dopo, il “video di Pamela Anderson” non era il video “di Pamela Anderson”. Era il video di Pamela Anderson con Tommy Lee, suo marito e amante, in quel video. La fama planetaria della bagnina di Baywatch aveva in qualche modo inglobato quella del batterista dei Mötley Crüe, che era rimasto in secondo piano, relegato al ruolo da comprimario, mentre la moglie si prendeva tutta la gloria al punto da arrivare a essere nominata anche dove una bomba sexy non dovrebbe esserlo: nelle conversazioni tra bambini.

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I veri Pam e Tommy nel 1995. Foto: Wonderchannel.it

La miniserie di Disney Plus Pam e Tommy riordina le idee agli ex bambini degli anni Novanta, mettendo in chiaro che no, il video non era “di Pamela Anderson” ma “di Pam e Tommy” e no, la sua diffusione per ogni angolo del web non era uno scherzo innocente ma di quello che oggi si chiama revenge porn.

La serie di Craig Gillespie e Lake Bell ritrae in modo convincente e dinamico, in perfetto stile I, Tonya, il precedente lavoro di Gillespie, il primo caso di revenge porn della storia. Si ispira a un articolo uscito su Rolling Stone nel 2014 che fa chiarezza dietro la vicenda del furto e della diffusione del sextape.

La miniserie, composta da otto episodi di un’ora ciascuno, ha il pregio di mostrare con scanzonata crudezza con quanto cinismo la stampa e il nascente World Wide Web abbiano cannibalizzato la vita privata di una coppia di sposi, finendo per segnare la carriera e la reputazione di una giovane donna.

La serie si apre proprio con Pamela Anderson, interpretata da una irriconoscibile Lily James, incalzata in un talk show in merito al sextape. Il presentatore vuole a tutti i costi saperne di più e l’atteggiamento coniuga divertimento, incredulità, malizia, giudizio e un pizzico di sano cameratismo maschile nei confronti di Tommy Lee, interpretato dallo scatenato Sebastian Stan.

Leggi anche: Libertà di espressione e sessualizzazione infantile: il caso Cuties.

Lily James è Pamela Anderson. Screenshot della serie

L’atteggiamento del conduttore del talk show, nei primissimi secondi di Pam e Tommy, è lo stesso che ritroviamo ancora oggi quando si parla di contenuti hard, che siano diffusi senza autorizzazione a mezzo social o che compaiano su piattaforme per adulti.

Le risatine, gli ammiccamenti tra adulti e persino quelli tra poco più che bambini sono il risultato di un fenomeno che proprio negli anni Novanta ha conosciuto il suo apice: l’iper-sessualizzazione della figura femminile, anche infantile.

L’esito di questo fenomeno lo abbiamo sotto gli occhi anche ora, che grazie alle app di messaggistica e ai social abbiamo la possibilità di condividere qualunque contenuto all’istante. Se una coppia si riprende mentre fa sesso, a finire alla berlina è più probabile che sia la donna.

Il faro del giudizio, pubblico e privato, inquadra sempre le forme femminili per condannarne il godimento ma, allo stesso tempo, di nascosto dalla pubblica morale, goderne a sua volta.

Proprio come fa Rand Gauthier, scorrettissimo eroe proletario di una working class americana che di giorno fatica nelle case dei super ricchi, a pochi passi dal privilegio, dal denaro e dall’appagamento sessuale cristallizzato nei seni rifatti di Pamela Anderson e la sera, a casa, da solo, si masturba ripensandoci.

Un antieroe interpretato in modo magnifico da Seth Rogen, sempre più convincente nei suoi ritratti di uomini semplici, sbagliati, un po’ stronzi, con cui non si può fare a meno di empatizzare. Viene quasi da dire che ha fatto bene, Rand Gauthier, a mettere in atto una scanzonata e improbabile rapina, per rifarsi dal punto di vista economico e (soprattutto) morale degli abusi subiti da ricchi viziati e loro, sì, parecchio stronzi.

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Seth Rogen è Rand Gauthier. Screenshot della serie

Quasi quasi perdoniamo, a Rand Gauthier, la rappresaglia con cui consegna al mondo le immagini private della prima notte di nozze della coppia simbolo degli anni Novanta. A farcelo stare simpatico non è solo la modalità surreale con cui si impossessa della cassetta, i suoi ricordi di bambino e la sua figura buffa e tragica: è soprattutto la solitudine che aleggia nella sua vita di rappresentante della working class americana.

Rand è un emarginato, un Davide umile, inetto dal punto di vista sociale e sessuale che, nel suo piccolo, si mette contro due Golia del sistema e che, a sorpresa, vince. A far trionfare questa maschera comica e tragica della Hollywood che fatica, l’alleanza estemporanea con la giuria popolare del nascente Internet, che fa trionfare l’operaio sull’attricetta e la rockstar, mostrandone tutte le fragilità e le contraddizioni.

Lui, Rand, lo perdoniamo. Perdoniamo anche Pam e Tommy, troppo innamorati, folli e semplici per realizzare di trovarsi a un crocevia della storia e che, a causa di questa miopia, non riceveranno giustizia dal torto subito.

Quello che non perdoniamo è l’atteggiamento delle figure collaterali a questa vicenda, loro sì squallide e amorali. I vertici di Penthouse, che dalla diffusione di quelle immagini guadagnarono. Seth Warshavsky, fondatore di Internet Entertainment Group a cui la coppia, stremata, concede il copyright, sperando di far terminare tutto.

Sebastian Stan è Tommy Lee. Screenshot della serie

Soprattutto, non perdoniamo il giudice di Los Angeles che respinge le accuse della coppia contro Penthouse con le motivazioni che Pamela aveva posato nuda diverse volte, anche su quella rivista, e che entrambi avevano divulgato in occasioni pubbliche i dettagli della propria vita sessuale.

Di conseguenza, secondo il giudice, le immagini della prima notte di nozze di Pam e Tommy non sono private, ma pubbliche. Il Grande Fratello che spia dal buco della serratura e con una mano regge la videocamera, con l’altra… avete capito.

Il video di Pam e Tommy è passato alle cronache della storia di Internet come il video “di Pamela Anderson” perché figlio di un’epoca solo di facciata disinibita e dalla mentalità aperta ma, in realtà, ancora legata a retaggi sessisti e bigotti.

Ora che gli adolescenti consumano pornografia quanto gli adulti e imparano l’educazione sessuale su Pornhub, il sextape di Pam e Tommy farebbe lo stesso effetto di mostrare L’esorcista a dei fan della saga di Saw. Ma la portata sociale di quel video, come dei contenuti oggetto di revenge porn ai giorni nostri, continua a deporre a sfavore della figura femminile, svilita, colpevolizzata e ridicolizzata per essersi voluta divertire con qualcosa di naturale e del tutto legittimo come il sesso.

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Giulia Zennaro

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