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Robert Cornish – John Wayne Gacy – Aokigahara
In questa puntata di SinisterWise andiamo in provincia di Reggio Emilia, per raccontare la storia di Leonarda Cianciulli, detta la saponificatrice di Correggio.
Leonarda Cianciulli nacque nel 1984 a Montella, in provincia di Avellino. Il suo soprannome è dovuto al fatto che nel piccolo paese reggiano ha ucciso tre donne e le ha sciolte nella soda caustica, come avviene per la produzione di sapone. Tutto quello che si sa su di lei è dovuto a un memoriale scritto in carcere, dal titolo Confessioni di un’anima amareggiata, sulla cui autenticità vi sono ancora dubbi.
Leonarda, ultima di sei figli, ebbe un’infanzia difficile e cercò due volte di suicidarsi, senza mai riuscirci. Sembrò trovare felicità nel matrimonio con Raffaele Pansardi, che però era apertamente osteggiato, soprattutto dalla madre di Leonarda che la maledisse la sera prima delle nozze. Dopo il matrimonio, avvenuto nel 1917, i coniugi si spostarono prima a Lauria, città natale del marito, poi a Lacedonia, per arrivare a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, dove Leonarda Cianciulli aprì una piccola bottega. Ella era molto rispettata e popolare nel suo quartiere.
La Cianciulli ebbe diciassette gravidanze durante il suo matrimonio, tre delle quali finite per un aborto spontaneo. Altri dieci figli morirono in tenera età. In alcune fonti si legge inoltre che la maledizione lanciata dalla sua stessa madre avrebbe condizionato Leonarda, a tal punto da farle pensare che questa fosse causa della prematura morte dei suoi figli.
Gli omicidi si verificarono dal 1939 al 1940. Successivamente cominciarono a diffondersi le voci della scomparsa di tre donne.
La prima vittima fu Faustina Setti. Ella era una zitella del paese, recatasi da Leonarda per chiederle consigli e trovare un marito. La Cianciulli le disse di conoscere l’uomo giusto a Pola, in Croazia, ma di non raccontare a nessuno questa notizia. Riuscì a convincere anche la povera Setti a scrivere cartoline e lettere false, da inviare agli amici e ai parenti.
Prima della presunta partenza, Faustina andrò a trovare Leonarda per l’ultima volta. Ella la uccise con un’ascia e la tagliò in nove parti, raccogliendo il sangue in una bacinella. Al processo dichiarò:
Ho buttato i pezzi in una pentola, ho aggiunto sette chili di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e ho mescolato il composto fino a quando i pezzi si sono sciolti in una poltiglia densa e scura che ho versato in diversi secchi e svuotato in una vicina fossa. Per quanto riguarda il sangue nella bacinella, ho aspettato che si fosse coagulato, l’ho asciugato in forno, macinato e mescolato con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un po’ di margarina, impastando insieme tutti gli ingredienti. Ho preparato tanti dolci da the croccanti e li ho serviti alle signore che venivano in visita, anche se li abbiamo mangiati anche io e Giuseppe.
Francesca Soavi fu la seconda vittima. La Cianciulli la ingannò dicendole di averle trovato un lavoro in una scuola femminile di Piacenza. Come nel caso di Faustina Setti, Leonarda convinse Francesca a scrivere cartoline e lettere false, nelle quali affermava di stare bene. Similmente, le fu offerto vino con sonniferi, fu uccisa con un’ascia e il corpo ricevette lo stresso trattamento.
La terza e ultima vittima di Leonarda Cianciulli fu Virginia Cacioppo, una ex soprana, che si diceva avesse cantato alla Scala di Milano. Per lei, Leonarda aveva affermato di poter ottenere un lavoro come segretaria per conto di un misterioso impresario a Firenze. Come con le altre due donne, le fu detto di non dire niente a proposito dei piani futuri. Lo schema dell’omicidio fu lo stesso. Leonarda Cianciulli affermò:
È finita nella pentola, come le altre due. La sua carne era grassa e bianca, quando si è sciolta ho aggiunto una bottiglia di acqua di colonia e dopo un lungo bollore sono riuscita a fare del sapone più cremoso. Lo ho dato bar a vicini e conoscenti. Anche le torte erano migliori. Quella donna era davvero dolce.
Leonarda aveva ucciso tre donne, inscenando la loro partenza verso altri luoghi, mandando addirittura lettere finte, dopo averle derubate dei loro averi. In tribunale, disse che aveva ucciso per difendere i suoi figli, il suo bene più prezioso, dalla maledizione della madre.
Il giudice ha condannato Leonarda a trent’anni di reclusione e a tre da scontare prima nell’ospedale psichiatrico di Aversa, dove morì per apoplessia celebrale.
Il martello, il seghetto, il coltello da cucina, le scuri, la mannaia e il treppiede, e gli altri strumenti usati dalla Cianciulli sono conservati dal 1949 a Roma, nel Museo Criminologico.
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