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Economia

La Finlandia ha fatto richiesta di adesione alla Nato

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Gennaro Coppola

Il 12 maggio, con un comunicato congiunto della Prima Ministra Sanna Marin e del Presidente della Repubblica Sauli Niinistö, la Finlandia ha fatto sapere che è pronta a fare ufficialmente richiesta di adesione alla Nato e i due leader del Paese si aspettano che le pratiche burocratiche nazionali vengano ultimate nel minor tempo possibile. Le risposte dalla comunità internazionale sono subito arrivate: da un lato, l’Occidente ha accolto con favore tale richiesta (non dovrebbero esserci voti contrari in seno all’Alleanza atlantica), dall’altro la Russia ha subito dichiarato che l’ingresso della Finlandia nella NATO rappresenta «Una minaccia».

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Mentre si susseguono le opinioni e le reazioni alla richiesta di adesione alla Nato della Finlandia, giunge notizia che lunedì anche la Svezia dovrebbe ufficialmente fare richiesta di adesione, arrivando anche essa a rompere la sua storica neutralità.

Le conseguenze sullo scenario internazionale

Una delle motivazioni che hanno portato Putin a invadere militarmente l’Ucraina è stata quella del timore della possibilità di avere un Paese Nato (l’Ucraina, appunto, che aveva dichiarato di essere fortemente intenzionata ad aderire) sul proprio confine occidentale. Tuttavia, i calcoli del leader russo si sono rivelati errati: infatti, con l’ingresso della Finlandia all’interno dell’Alleanza, la Russia si ritroverà con 1.300 km di territorio Nato in più al suo confine nord-ovest.

La novità principale portata dall’imminente ingresso della Finlandia nella Nato (e, prossimamente, anche della Svezia) sarà l’allargamento della portata di applicazione dell’articolo 5 del Patto atlantico, che vede un attacco a uno Stato membro come un attacco a tutti gli altri. Per la prima volta, quindi, Finlandia e Svezia avrebbero garanzie di sicurezza da Paesi dotati di armi nucleari.

Le voci che vedevano molto probabile un eventuale ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia giravano già da qualche settimana. Il Cremlino, dal canto suo, ha più volte minacciato i due Paesi, affermando che tale scelta avrebbe generato gravi conseguenze, anche di tipo militare. Anzi, Mosca sarebbe stata costretta (stando a quanto afferma) a intraprendere misure di rappresaglia e a rafforzare le sue difese nel Mar Baltico, anche schierando armi nucleari nella regione.

Leggi anche: Usa, Nato, Russia: la pace impossibile

La prima ministra finlandese Sanna Marin e il Primo Ministro svedese Stefan Löfvenin, Wikimedia Commons

La risposta rapida della Russia alla richiesta della Finlandia non dovrebbe tardare ad arrivare. Nei prossimi giorni è prevista la sospensione delle forniture di gas russo verso Helsinki. A riportare la notizia è stato il quotidiano finlandese Iltalehti, citando fonti coperte da anonimato secondo cui la classe dirigente finlandese è già stata avvisata da esponenti del governo di Mosca di tale decisione. Inoltre, sempre secondo Iltalehti, il Presidente Sauli Niinistö è intenzionato a sentire telefonicamente Putin per informalo in prima persona della scelta del suo Paese di aderire alla Nato, con l’intento di provare a tenere comunque vivo un dialogo col Cremlino.

Scelta irresponsabile o naturale conseguenza della guerra in Ucraina?

Quando la Russia, il 24 febbraio, ha deciso di invadere militarmente l’Ucraina gettando l’Europa in un’epoca di guerra e lanciando sul mondo l’ombra di un possibile conflitto globale, molti esponenti della classe accademica e molti giornalisti hanno chiamato al banco degli imputati la Nato e il suo presunto”espansionismo” verso Est.

Leggi anche: Gli errori di valutazione occidentali sul conflitto ucraino

Sono state molte le voci che hanno portato avanti l’idea di una Nato provocatrice nei confronti del Cremlino, di un Occidente sordo dinanzi alle richieste di Putin, il quale, messo con le spalle al muro, non avrebbe avuto altra scelta se non quella di invadere l’Ucraina, Paese “ambìto” dall’Alleanza atlantica.

A questa narrazione però andrebbero aggiunti alcuni elementi: in primo luogo, la Nato è un’alleanza militare difensiva, e non un soggetto internazionale con mire espansionistiche. In secondo luogo, è lo Stato terzo che elabora una volontaria richiesta di adesione alla Nato, mosso da motivi di sicurezza nazionale; è questo il caso dell’Ucraina, che nel 2014 si era vista violare i propri confini nazionali in Crimea da parte dell’esercito russo, e proprio in seguito a questo precedente aveva iniziato a pensare a un avvicinamento verso la Nato, idea spinta anche del deterioramento degli accordi di Minsk.

Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO, Wikimedia Commons

La scelta della Finlandia di rompere la propria neutralità storica, accolta anche da un importante consenso popolare, si inserisce proprio in questo quadro: condividere un’importante linea di confine con un Paese che utilizza facilmente lo strumento dell’invasione militare porta a un forte senso di insicurezza. Entrare a far parte della Nato rappresenta per la Finlandia un fondamentale strumento di deterrenza verso una possibile offensiva russa, che dalla fine degli anni 2000 in poi (si ricorda anche l’invasione della Georgia del 2008) ha gettato via la maschera e svelato al mondo il suo volto di aspirante potenza egemone. È curioso notare come con la sua offensiva in Ucraina, Putin non solo non abbia ancora raggiunto i suoi obiettivi, ma si ritrovi alle porte di casa un nuovo Paese Nato, un Paese che storicamente era rimasto neutrale, seguito anche dalla confinante Svezia nel suo ingresso nell’Alleanza atlantica, oltre che con una Russia sempre più isolata sullo scacchiere internazionale.

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