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He Jiankui, lo scienziato che ha modificato il Dna umano

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Thomas Piai

Al Second International Summit on Human Genome Editing di Hong Kong (2018) il biofisico cinese He Jiankui annunciò una clamorosa scoperta. Lo scienziato aveva usato la tecnica dell’editing genetico per modificare alcuni embrioni umani, da cui in seguito erano nate due bambine. Da subito, il mondo accademico ha accolto la notizia con scetticismo e ha preso le distanze dallo scienziato. Come mai una presa di posizione così forte, per una scoperta così rivoluzionaria?

Cos’è l’editing genetico: la tecnica CRISPR-Cas9

Considerata una delle scoperte più rivoluzionarie dell’inizio del XXI secolo, la tecnica di editing genomico CRISPR-Cas9 permette di alterare il genoma di un organismo con una precisione senza precedenti.

Tutto inizia nel 2012 grazie all’intuizione di due ricercatrici e ai loro gruppi di ricerca. Stiamo parlando, rispettivamente, di Jennifer Doudna, docente di biochimica dell’Università della California a Berkley, ed Emmanuelle Charpentier, professoressa all’Università di Umeå in Svezia. Ispirandosi a un meccanismo di difesa batterico, i due team hanno sviluppato uno strumento che modifica con precisione il Dna di ogni cellula in modo semplice ed economico.

Nello specifico, si tratta di una proteina guidata da un tratto di Rna ‘navigatore’, che permette di intervenire su un punto preciso della sequenza di Dna di un organismo per modificarlo. In modo simile a una specie di ‘forbice molecolare’, è possibile ritagliare le caratteristiche desiderate di un essere vivente per replicarle in un punto diverso del Dna. Permettendo di modificare uno o più geni contemporaneamente e in ogni tipo cellulare, il sistema CRISPR apre infinite possibilità, che possono essere sfruttate dai biologi nei campi più disparati. Grazie a questa scoperta, le due ricercatrici hanno vinto il Nobel per la chimica nel 2020.

Schema semplificato dell’editing genetico con la tecnica CRISPR-Cas9 – Fonte: Wikimedia Commons

Lulu, Nana e Amy: l’esperimento di He Jiankui

Lulu e Nana sono le prime, ma non le uniche a essere state geneticamente modificate allo stadio embrionale. Al momento delle dichiarazioni di He Jiankui al pubblico del summit di Hong Kong, una terza donna era incinta di un embrione modificato e altre trenta famiglie erano in attesa di entrare a far parte del trial clinico. A quanto pare, la gestazione di Amy (nome di fantasia della terza nascitura) è stata portata a termine, mentre per le altre famiglie non è più stato possibile continuare con il trattamento.

Il biofisico ha impiegato la tecnica dell’editing genetico con uno scopo ben preciso. Siccome nelle coppie di genitori selezionate i padri erano sieropositivi, lo scienziato voleva rendere le bimbe immuni dall’infezione da Hiv. Senza entrare nei dettagli tecnici, He Jiankui avrebbe, prima, individuato la porzione di Dna responsabile della predisposizione all’infezione dal virus. In seguito l’avrebbe sostituita con una stringa di codice genetico che riprodurrebbe una rara variante genetica, che permette a pochi soggetti al mondo di non contrarre l’Hiv.

L’esperimento è stato tenuto nascosto fino al 25 novembre del 2018, giorno in cui il MIT Technology Review ha anticipato la scoperta di He Jiankui. Fino ad allora, lo scienziato aveva scambiato pareri con alcuni colleghi, senza però palesare l’esperimento. Solo un paio di collaboratori, in seguito condannati e multati, erano al corrente delle reali intenzioni del biofisico. Infatti, per nascondere le proprie azioni alle autorità, lo scienziato aveva raccolto finanziamenti privati e investito i propri risparmi. Inoltre, aveva falsificato un certificato di revisione etica per aggirare le limitazioni e poter reclutare ricercatori che lo supportassero.

Leggi anche: HIV: una bestia troppo dimenticata?

La reazione del mondo scientifico

Nonostante la scoperta sia stata a dir poco rivoluzionaria, la notizia della nascita di due bimbe geneticamente modificate è stata accolta con molta diffidenza. Già durante il summit di Hong Kong, gli scienziati presenti hanno incalzato He Jiankui affinché fornisse i dati dettagliati della sua sperimentazione. Il biofisico ha risposto in modo sommario, presentando dati incompleti, tanto da far pensare a una mancanza di perizia nell’esecuzione dello studio.

Inoltre, si poneva un altro grosso problema, non solo di natura procedurale, ma anche etico. Esistono protocolli scientifici che regolano la sperimentazione sull’uomo e He Jiankui non li ha rispettati. Sono due le principali contestazioni che gli vengono mosse. In primis, gli embrioni non avevano la necessità di essere modificati, in quanto esistono altre pratiche di fecondazione sicura. E, cosa più importante, l’efficacia del trattamento non è certa, elemento che, di fatto, mette le bimbe di fronte al pericolo di serie complicazioni: esiste un rischio elevato che l’editing vada a colpire sequenze di Dna diverse da quelle bersaglio e questo può causare mutazioni dannose.

Queste motivazioni sono bastate a far intervenire le autorità cinesi. Poco dopo l’annuncio della scoperta, lo scienziato è stato licenziato dalla Southern University of Science and Technology di Shenzen per poi finire a processo. Il 30 dicembre 2019, la Corte di Shezen ha condannato He Jiankui a pagare una multa di tre milioni di yuan (circa trecentonovantamila euro) e a tre anni di reclusione. Per il tribunale, lo scienziato, assieme a due assistenti, aveva infranto sia le leggi che l’etica della ricerca per fama e profitto personale.

Le condizioni di salute di Lulu, Nana e Amy

Grazie all’articolo ‘Le bambine CRISPR crescono’ della divulgatrice scientifica Anna Meldolesi riusciamo a sapere qualcosa in più al riguardo. Come è ovvio in queste situazioni, è stato difficile ottenere informazioni esaurienti in quanto genitori e bambine vivono nell’anonimato per la loro sicurezza.

Gli esperti che hanno lavorato al rapporto Oms sull’editing del genoma umano hanno chiesto alle autorità cinesi di poter visionare i dati raccolti dal comitato di investigazione.  Le richieste non sono state accolte, ma è emerso che le bambine avrebbero ricevuto un check-up alla nascita, uno ai sei mesi e un altro a un anno. Secondo il piano di He Jiankui, il monitoraggio dovrebbe continuare fino ai diciotto anni e poi saranno le ragazze a dare il consenso per i controlli.

In aggiunta, nonostante siano state sottoposte alla stessa tecnica di editing, i risultati sono stati diversi per ognuna di loro. L’unica costante emersa, purtroppo, riguarda delle modificazioni fuori bersaglio, come accennato in precedenza. Con i pochi dati presenti è impossibile stabilire se il trattamento subito ha provocato delle mutazioni genetiche tali da creare danni. Le conseguenze di un errore nell’editing genetico potrebbero manifestarsi in un momento qualsiasi e in caso di macro-mutazioni potrebbero insorgere problemi gravi.

Un azzardo che penalizza la ricerca

Ad aprile di quest’anno, lo scienziato He Jiankui ha finito di scontare la pena ed è tornato in libertà. Nonostante questo, non potrà più praticare la professione medica, né tantomeno fare ricerca.  Questa restrizione però potrebbe non fermarsi al biofisico cinese. La paura di molti scienziati è che le azioni sconsiderate di He Jinakui portino a una forte limitazione dell’uso del metodo CRISPR-Cas9.

Dal 2018 il mondo scientifico ha deciso di regolamentare queste sperimentazioni proprio per evitare che ci siano pressioni e ingerenze esterne che possano bloccarle. Ci sono campi di applicazione molto promettenti e che portano risultati importanti. Per quanto le azioni di He Jiankui possano essere state in buona fede, l’ambiguità e la scarsità di risultati certi ha messo in cattiva luce la pratica dell’editing genetico.

Proprio per questo, gli esperti hanno condannato la sperimentazione dello scienziato cinese, affermando che l’editing del genoma umano è una tecnologia ancora prematura, soprattutto da utilizzare sugli embrioni umani.

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