Dopo mesi di continui ribassi del loro valore, le criptovalute stanno vivendo una crisi vera. Se a fine 2021 sembrava che le monete digitali avessero raggiunto la consacrazione definitiva nel panorama economico-finanziario, questo 2022 sta ribaltando ogni aspettativa.
Nonostante il loro carattere innovativo e decentrato dagli istituti tradizionali, tali valute stanno pagando la precaria situazione economica mondiale. Alla pari con tutti gli altri asset del settore finanziario, anche le criptovalute sono in una fase di bear market, una progressiva diminuzione dei prezzi delle attività finanziarie con aspettative pessimistiche. Ma quali sono le cause di questa crisi senza precedenti?
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Facciamo un passo indietro e analizziamo il contesto economico attuale. Due termini ricorrenti soprattutto per quanto riguarda l’andamento delle criptovalute sono bull market e bear market. Queste definizioni riguardano in modo ampio il settore finanziario, come i titoli azionari o immobiliari. Per bull market si intende un mercato in cui la maggior parte degli azionisti acquista, c’è più domanda che offerta e la fiducia nei mercati è elevata. Di conseguenza, anche prezzi e valori dei titoli acquistati sono in crescita. Il trend rialzista non è estemporaneo, ma si protrae per un certo periodo di tempo.
Al contrario, c’è una situazione di bear market quando il trend al ribasso dura da almeno due mesi e non ci sono segnali di un’inversione. Gli investitori tendono a vendere, l’offerta supera la domanda e, per questo, i prezzi diminuiscono. In un contesto di bear market c’è poca fiducia nei mercati e questo non favorisce gli scambi. È difficile prevedere quando terminerà un periodo di mercato al ribasso e, soprattutto, capire quando sia stato raggiunto il valore minimo di un titolo.
Questa è la situazione in cui si trova il mondo delle valute digitali e che gli esperti di settore hanno confermato. Dopo il calo del 2020 a causa delle conseguenze economiche dovute dalla pandemia, sembrava che le criptovalute stessero riprendendo quota, tanto da toccare a novembre 2021 massimi che non si vedevano dal 2019. Poi, da marzo, il tracollo inarrestabile, con novecento miliardi di perdite in soli tre mesi. Nella seconda settimana di giugno, Bitcoin, la cripto moneta di riferimento, ha risentito di questo calo tornando al di sotto della soglia psicologica dei ventimila dollari, limite minimo che sembrava superato una volta per tutte.
Le motivazioni di questo calo sono molteplici e in stretta correlazione con i problemi dell’intero settore economico-finanziario. Come spiega la giornalista di Sky Mariangela Pira parlando di mercato orso e calo delle borse, la finanza mondiale sta scontando la possibilità di un’imminente recessione. Le cause riguardano da una parte gli strascichi portati da due anni di pandemia, dall’altra la guerra in Ucraina. Due fattori di estrema instabilità che stanno causando a loro volta un forte rallentamento dell’economia e a una sempre maggiore inflazione.
In generale, i prezzi aumentano e il potere di acquisto diminuisce. Per questo motivo, le banche centrali, come la Federal Reserve americana, hanno aumentato i tassi di interesse per ridurre la crescita dell’inflazione. Nei prossimi mesi potrebbero esserci ulteriori rialzi dei tassi, ma questo scenario agita i mercati, compreso quello delle criptovalute.
Inoltre, vanno aggiunte delle cause endogene al settore delle monete digitali. Per esempio, a settembre 2021 il governo cinese ha dichiarato illegali tutte le attività legate alle criptovalute, comprese mining (creazione) e trading (scambio). Questo fatto ha provocato un primo grande crollo, in parte recuperato a novembre, con il record storico toccato da Bitcoin.
In aggiunta, a inizio giugno, la Securities and Exchange Commission americana (Sec) ha aperto un’indagine nei confronti di Binance, il più importante exchange di criptovalute al mondo. Secondo Reuters, la holding sarebbe accusata di riciclaggio per oltre due miliardi di dollari in fondi illeciti. Questi fatti hanno accentuato l’instabilità intorno al mondo delle criptovalute.
Anche il fallimento di importanti operatori del settore ha contribuito a far perdere fiducia nel mondo delle cripto. Come nel caso di Celsius, una piattaforma di prestito di criptovalute, la quale avrebbe assunto dei consulenti manageriali in vista di una possibile bancarotta. Il 12 giugno Celsius ha sospeso tutti i prelievi e gli scambi tra conti a causa della significativa volatilità del mercato.
Negli stessi giorni, un altro importante cripto exchange ha avuto gravi problemi finanziari. Come riportato da Cryptonews, Three Arrows Capital, uno dei più grandi hedge fund del settore, ha liquidato centinaia di milioni di dollari in ethereum (Eth). Il parere degli esperti è che un’azione del genere sia sintomo di uno stato di insolvenza da parte del fondo. I vertici della società hanno provato a diffondere ottimismo, ma i mancati adempimenti nei confronti degli investitori fanno presagire a una imminente dichiarazione di default.
Il caso più emblematico, però, riguarda il crollo della stablecoin Terra. Questo gettone digitale era nato proprio con lo scopo di proteggere il valore delle cripto dalle fluttuazioni del mercato. Visto il carattere volatile e le difficoltà di scambio delle monete digitali, le stablecoin come Terra dovrebbero essere una sorta di cambiavalute che garantiscono liquidità e sicurezza. Soprattutto, dovrebbero essere un quasi contante agganciato al valore di mercato del dollaro statunitense, con le relative coperture finanziarie.
Come affermato dal giornalista Romaric Godin in un articolo per Internazionale, «il crollo di Terra è un campanello di allarme. Dimostra che parte dei pilastri del mercato speculativo delle criptovalute ha i piedi di sabbia».
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A parte qualche breve momento di risalita, il mondo cripto sembra ormai settato al ribasso, anche se, come detto in precedenza, non è possibile sapere quando si toccheranno i minimi. Di sicuro, quello che sta succedendo è nuovo ed è, a tutti gli effetti, il primo bagno di realtà di questo settore, che dal 2017 ha visto la crescita di una bolla in cui sembrava che chiunque potesse guadagnare.
Questa situazione difficile ha reso evidente un limite delle monete digitali. Nonostante fossero nate con l’intento di creare un sistema a sé stante che non fosse soggetto alle dinamiche tradizionali dei mercati azionari, nella realtà dei fatti ne fa ampiamente parte. Come hanno beneficiato delle emissioni di liquidità delle banche centrali nei momenti di crescita, allo stesso modo risentono in questo momento del rialzo dei tassi di interesse e delle fluttuazioni del mercato azionario dei prodotti tecnologici.
In questo scenario l’affermazione di Romaric suona come una sentenza, ma è obiettiva dello stato attuale in cui versa il mondo delle valute digitali «Questa volatilità dimostra che, diversamente da quanto dicono i suoi fan, le criptovalute non sono l’oro moderno, un bene rifugio in grado di proteggere dall’inflazione e dalle manipolazioni monetarie degli Stati. Le criptovalute non sono che l’ennesimo capitolo di una manovra per sostenere l’espansione di un sistema stagnante».
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