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Stop al monopolio Google Analytics: per il Garante della Privacy viola il GDPR

Published by
Enrico De Biasio

Google Analytics non è in regola con il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali. Lo ha stabilito il Garante della Privacy al termine di un’indagine svolta in seguito a numerosi reclami pervenuti all’autorità.

Il Garante italiano si affianca così a quelli austriaco e francese nel decretare di fatto lo stop all’utilizzo di questo strumento sui siti web europei. Con conseguenze immediate per tutti quei siti web che ne fanno utilizzo come strumento di data analytics.

Cos’è Google Analytics e perché è importante?

Google Analytics è uno strumento gratuito offerto da Google per monitorare l’andamento di un sito web. Permette di registrare tutte le visite al sito e di ottenere con ciò una serie di informazioni piuttosto utili per la sua gestione.

Un proprietario di un sito che utilizza Google Analytics può sapere ad esempio quali sono le pagine più cliccate dagli utenti, quanto tempo si fermano gli utenti in media su una determinata pagina, l’area geografica da cui arrivano le visite, il modo in cui l’utente è arrivato sul sito.

Si tratta di uno strumento fondamentale per siti web che generano un ritorno economico come giornali, siti aziendali ed e-commerce, in quanto permette di capire se il sito sta andando come dovrebbe o se è necessario apportare correttivi.

Non ultimo, può essere utilizzato per fare marketing: se l’utente ha prestato il consenso ai cookie necessari, è possibile per il proprietario “inseguire” il visitatore sul web con i propri annunci, o utilizzarne i dati demografici per definire meglio l’utente tipo a cui mostrare gli annunci.

Per questi motivi, Google Analytics si trova nella stragrande maggioranza di tutti i siti web.

Perché Google Analytics non è a regola secondo il garante

Va da sé che Google Analytics gestisce tutti questi dati in maniera anonima. Il proprietario del sito web non potrà mai sapere nome e cognome e dati identificativi della persona che ha visitato una determinata pagina attraverso Google Analytics.

Dati personali e indirizzo IP sono infatti anonimizzati e pertanto inaccessibili a chiunque. In teoria.

E per il Garante della Privacy il nodo della questione risiede proprio qui.

Stando all’Autorità, Google con tutti i dati raccolti e a sua disposizione non offre adeguate garanzie sull’anonimizzazione. Se Google volesse, potrebbe facilmente associare l’identità anagrafica dell’internauta, al luogo della connessione, al tipo di dispositivo utilizzato e alle pagine e ai siti visitati.

I server di Google Analytics poi si trovano su suolo statunitense, dove i provvedimenti e la tutela dei Garanti della Privacy europei non possono arrivare.

La preoccupazione del garante è che essenzialmente qualche agenzia di intelligence statunitense possa obbligare Google a deanonimizzare i dati personali di cittadini europei, con buona pace del GDPR.

A simili conclusioni erano arrivate sia l’autorità austriaca che quella francese solo pochi mesi fa.

Leggi anche: Il bilanciamento fra privacy e salute.

Google Analytics 4 risolverà la situazione?

Consapevole che simili problemi potessero sorgere con l’entrata in vigore del GDPR, Google negli anni scorsi non è certo stata con le mani in mano, e ha sviluppato una nuova versione di Google Analytics (GA4) per sostituire la precedente, Universal Analytics (GA3), che sarà mandata in pensione dal prossimo anno.

L’annuncio è arrivato nei primi mesi di quest’anno: dal primo luglio 2023, tutte le utenze GA3 smetteranno di processare i dati relative alle nuove visite e a dicembre 2023 saranno disattivate. Per allora sarà necessario aver fatto il passaggio alla nuova versione.

Google assicura che la nuova versione di Analytics «è disegnata con la privacy al centro» e che «non salverà gli indirizzi IP degli utenti».

La rottamazione a tappe forzate di Google Analytics 3 e le esplicite promesse sulla gestione degli indirizzi IP danno bene l’idea della posta in gioco: con un colpo di spugna dei Garanti europei, Google rischia di perdere il monopolio di un mercato di centinaia di milioni di utenti.

Google riuscirà a salvare la sua posizione di egemone con Google Analytics 4? Difficile dirlo.

Se da parte sua l’azienda americana assicura la totale conformità della sua nuova piattaforma, le autorità garanti europee non si sono ancora espresse su GA4, né sono tenute a farlo con un’approvazione preventiva.

Per Google potrebbe dunque già essere troppo tardi.

Se Google Analytics 3 non va bene e sulla versione 4 non si hanno ancora garanzie, è probabile che molti siti andranno sul sicuro e cercheranno soluzioni di tipo diverso, che permettano di tenere i dati degli utenti all’interno dell’Ue.

Infatti, come ribadito dal Garante, la responsabilità primaria della gestione corretta e sicura dei dati personali degli utenti è in capo ai titolari dei siti web. Sono loro che rischiano le sanzioni a usare strumenti di data analytics con sede negli Stati Uniti e dunque non possono concedersi il lusso di aspettare e rischiare che anche Google Analytics 4 sia bocciato.

Ad ogni modo il Garante, ben conscio della posizione di monopolio assoluto che Google ha nel mercato degli strumenti di data analytics, ha concesso ai titolari di siti web un periodo di grazia di novanta giorni a partire dal 9 giugno 2022 per mettersi a norma e trovare soluzioni alternative.

La fine del monopolio

Se per Google l’affaire Analytics è un grave colpo assestato al suo dominio, tuttavia è la manna dal cielo per tutti quegli strumenti di data analytics che prima erano costretti ai margini e che adesso hanno la possibilità di ritagliarsi una fetta di mercato molto più consistente di quella che avevano fino ad ora.

Il mercato in questo senso offre molte soluzioni che permettono di ottenere le stesse informazioni di analytics, mantenendo i dati all’interno dell’Ue se non direttamente sui server aziendali di chi possiede il sito web tramite un’installazione on-premise.

In via ipotetica, se le cose si mettessero male, anche Google potrebbe optare per una soluzione simile: costituire una società europea e tenere i dati degli utenti comunitari all’interno dell’Ue.

Tuttavia, una cosa è certa: il monopolio di Google Analytics è sulla via del tramonto per via una decisione presa dalle autorità pubbliche. Il caso Google Analytics testimonia che, quando negozia per un mercato di decine di milioni di cittadini, lo Stato può essere uno strumento molto efficace contro i tecnopoli della Silicon Valley.

Leggi anche: Il mondo digitale di domani. theWise incontra Luciano Floridi.

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Enrico De Biasio

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