È un po’ un’occasione sprecata questa Ms. Marvel. Non che non sia bella, ma è un peccato che una serie che aveva il potenziale per essere una delle migliori del Mcu si sia poi incartata su sé stessa scadendo nella mediocrità per una buona metà degli episodi.
È una serie che ricalca nella sua essenza il modo di essere della protagonista Kamala Khan, una teenager come tante che la testa ce l’ha eccome ma è sempre tra le nuvole. Un ritratto famigliare per molti appassionati della Marvel: se almeno una volta nella vita i vostri genitori sono tornati dai colloqui con i professori portando a casa il classico «è intelligente ma non si applica», potete capire la sensazione.
Ed è un peccato perché la serie ha dei grandissimi punti di forza ed è una origin story di quelle che non si vedevano da parecchi anni nel Mcu.
Overview
Ms. Marvel narra la storia di Kamala Khan, una giovane americana di origini pakistane con una famiglia molto religiosa. A un certo punto riceve un bracciale, cimelio di famiglia, che sbloccherà i suoi poteri, ovvero la capacità di creare artefatti di luce solida. Questo le permette di allungare i propri arti, creare scudi e proiettare scalini a mezz’aria su cui saltellare via.
La bisnonna di Kamala era una jinn, un essere originario di un’altra dimensione e come lei c’è un gruppo di esiliati, i Clandestini. La loro capa, Najma, cercherà di ottenere il bracciale di Kamala per tornare a casa nella propria dimensione, sebbene questo rischi di causare la fine della dimensione di Kamala.
Ms. Marvel aka Kamala Khan…
È evidente che la serie ha un target teen e la protagonista è il personaggio perfetto con cui lo spettatore si può identificare. Fin dal pilot la sensazione è che il taglio sia molto simile a Spiderman, dal quale però si differenzia in maniera originale.
Peter Parker è un teenager tanto quanto Kamala: entrambi vanno a scuola, entrambi devono imparare a gestire i loro poteri (o la tuta Stark, nel caso dello Spiderman di Tom Holland) ma mentre Kamala è una ragazzina per nulla atletica, con la testa tra le nuvole, che pensa solo a disegnare e ammirare i supereroi, Peter è un genio tra i più intelligenti al mondo, è atletico, fortissimo, agilissimo. Kamala, anche con i poteri, rimane comunque sé stessa in tutto e per tutto, ovvero una ragazzina qualsiasi. Il che funziona benissimo, non si può non affezionarsi alla sua normalità.
E mentre Peter lascia fuori zia May dai suoi affari il più possibile, Kamala ha una famiglia che le sta molto – forse troppo – vicina.
… e la sua famiglia
Il ritratto che viene fatto dei suoi genitori è di una coppia solida, affiatata, molto religiosa e per certi versi asfissiante nei confronti della figlia. Si tratta di un classico tema da teenager, l’emancipazione da una famiglia iperprotettiva che non si rende conto che la persona che fino a poco prima era un bambino ora è un giovane adulto.
Il rapporto tra adolescente e famiglia viene narrato con efficacia attraverso la scoperta dei poteri, tanto da chiudersi nel finale con la madre che consegna il costume da supereroe a Kamala e il padre che la “battezza” con il suo nome definitivo, Ms. Marvel.
Un legame quello con la famiglia ben incarnato anche nel fratello maggiore, che ha la funzione di fare da tramite tra lei e i genitori, che tendono a dare molte più libertà a lui che a Kamala.
I genitori
È soprattutto la madre a essere iperprotettiva nei confronti della figlia. Si tratta un personaggio riuscito davvero bene e con un casting azzeccato. Si percepisce il senso di preoccupazione che la porta a essere talvolta dura con la figlia, ma allo stesso tempo riesce a trasmettere il grande amore che prova nei suoi confronti. Il suo arco narrativo la porterà a fare pace con la madre (la nonna di Kamala) e con la figlia, ricostruendo il legame generazionale della famiglia grazie alla scoperta dei poteri di Kamala e della responsabilità che questo comporta.
Il padre è altresì un personaggio ben riuscito. Anche qui abbiamo un casting azzeccatissimo e una scrittura ben fatta. Diciamo la verità, chi non vorrebbe un babbo Hulk come lui? È amorevole, comprensivo e cerca di agevolare Kamala nella sua crescita incoraggiandola e fornendole sempre supporto emotivo.
Gli amici
Ma Kamala non ha solo la sua famiglia. Il suo miglior amico è Bruno, un ragazzo di origini italiane che ha un’evidente cotta nei suoi confronti e nonostante non venga ricambiato si mantiene nella friendzone con dignità e lealtà.
Bruno svolge da una parte il ruolo di spalla della protagonista e suo allenatore nella scoperta dei poteri, dall’altra quello di “genio”: come detto in precedenza Peter Parker riesce a combinare le due cose, mentre Kamala è davvero una ragazza qualsiasi e quindi ha bisogno di qualcuno che sappia starle dietro sul lato tecnico. Che poi, a voler essere pignoli su Bruno, non si trova facilmente un sedicenne capace di sequenziare il Dna umano, ma tant’è.
Nakia è la migliore amica di Kamala all’interno della comunità musulmana di Jersey City. Nakia rappresenta l’essere una donna forte, musulmana e americana: è praticante (porta sempre l’hijab), frequenta la moschea e vuole partecipare alla sua amministrazione ma da donna libera e indipendente. Pur incontrando resistenze riuscirà nel suo intento, facendo cambiare idea anche ai maschi.
La comunità musulmana
A tal proposito è doveroso un inciso sulla comunità musulmana nella quale si muovono i personaggi: la rappresentazione – per una volta dall’interno – di cosa significhi essere musulmani in America è aria fresca. Non si nascondono le criticità, come ad esempio la separazione tra maschi e femmine, ma si mostra anche la volontà di evolvere e di trovare una quadra tra la propria tradizione e l’integrazione in una comunità multietnica quali sono gli Stati Uniti. In tal senso il personaggio di Nakia è il grimaldello per aprire questa porta e vedere le cose dall’interno e con gli occhi di chi ci vive e non di chi guarda da fuori, come gli agenti del Damage Control.
Il Damage Control
Avevamo già visto il Damage Control in Spider-Man: No Way Home.
Leggi anche: Spider-man: No Way Home, la recensione – theWise@theCinema.
Qui ritroviamo gli agenti Cleary e Deever che, come cercavano di inchiodare Peter Parker nel film, qui cercano di catturare Ms. Marvel (pur senza sapere che si tratta di Kamala).
Il Damage Control viene rappresentato come una forza di polizia oppressiva, invadente e irrispettosa dei cittadini. Emblematica la scena in cui entrano in moschea senza togliere le scarpe e cercando di forzare la mano senza avere alcun mandato di perquisizione, un comportamento che difficilmente avremmo visto se si fosse trattato di una chiesa o una sinagoga.
La scrittura qui si concentra nel far vedere allo spettatore che negli Usa permangono problemi di dialogo tra forze di polizia e comunità musulmane, ma non tanto dal consueto punto di vista di chi fa l’irruzione quanto da quello di chi la moschea la vive e si sente poco tutelato.
Il Damage Control figura quindi come un villain a tutti gli effetti, ma non è l’unico.
I Clandestini
I Clandestini provengono da un’altra dimensione chiamata Noor. Il loro scopo è quello di tagliare il Velo che separa le due dimensioni per poter ritornare a casa. Questo farebbe fluire la dimensione Noor in quella “normale”, distruggendola.
Najma è il loro capo, nonché la madre di Kamran, per cui Kamala ha un colpo di fulmine. Najma in particolare riveste il ruolo di villain classico: si mostra benevola nei confronti di Kamala ma non appena questa prende tempo quando viene a sapere dei rischi per la sua dimensione allora passa al contrattacco, mostrando la sua vera e malvagia natura. Come vediamo più avanti nella serie, è lei ad aver ucciso la bisnonna di Kamala durante la Partizione.
Anche questa volta si conferma la maledizione delle serie Marvel. Salvo rari casi, in genere si caratterizzano per la presenza di cattivi insipidi, prevedibili e spesso mal recitati. Ms Marvel non fa eccezione, nonostante Najma alla fine si sacrifichi per non aprire il Velo, conferendo a Kamran poteri paragonabili a quelli di Kamala. Kamran sarà in grossa difficoltà nel gestirli ma grazie a Kamala riuscirà a tornare in sé nel finale.
Analisi
Bene inizio e fine
La serie ha purtroppo un enorme difetto. La prima parte della stagione è qualcosa che non si vedeva da un pezzo in tv: un prodotto per ragazzi ma curatissimo, con una regia fresca e innovativa, una scrittura che costruisce bene i personaggi, che parla di temi in cui i giovani si ritrovano ma che i meno giovani possono rivivere.
Il pilot in particolare si differenzia da tutto il resto della stagione e lo rivediamo un po’ solo nel finale. Tutto merito dei registi del primo e dell’ultimo episodio, Adil&Bilall, una coppia di belgi di origini marocchine che hanno mostrato un talento di gran lunga superiore ai colleghi che hanno girato le altre puntate.
Anche il secondo episodio non è male, tra citazioni di Bruno vestito come Marty McFly e la scena musical che ricorda un sacco un’altra serie Marvel da molti sottovalutata, Legion.
Vediamo Kamala cercare diverse compagnie alla ricerca del suo posto nel mondo fino a trovare i Clandestini. Si sente a casa, ma è tutta finzione e come a scuola capita di trovarsi nella compagnia sbagliata, così succede a Kamala.
Male il resto
Dopo il secondo episodio la qualità cala di puntata in puntata. La parte di Karachi brilla per una fotografia azzeccata, satura, che usa tutta la tavolozza. Ma a parte questo, il resto è mediocre: le scene d’azione sono banalotte, la cgi penosa. La scrittura dei Pugnali Rossi è malfatta, troppo rapida in alcuni momenti, eccessiva in altri, così come la messa in scena.
Si arriva al culmine nella quinta puntata, che risulta davvero noiosa.
Tutto il discorso sulla Partizione è davvero interessante (chi scrive ne sapeva gran poco ed è stato molto istruttivo), ma gli viene dedicato troppo tempo: un’intera puntata sulla storia di Aisha è carina, per carità, ma spezza il ritmo con una scrittura banale e si fatica a tenere gli occhi aperti.
Ed è un peccato perché la serie parte così bene e si perde per così poco. Dalla produzione hanno detto di aver avuto grossi problemi legati al Covid-19 per tutta la parte relativa ai Clandestini. Rimane il fatto che una scrittura blanda unita a villain mediocri abbassa la qualità di una serie per il resto godibile.
Finale e teorie
Nel finale la serie si ripiglia. Torniamo nel presente (e alla regia di Adil&Bilall): con dell’azione ben girata è l’assedio alla scuola, la cui preparazione ricorda un heist movie alla Ocean’s Eleven o i piani di Hannibal per l’A-Team, mentre l’esecuzione somiglia più a Mamma ho perso l’aereo. Il che non è affatto un male: il target è pur sempre giovanissimo e un momento di scontro messo in scena con leggerezza ci sta benissimo nell’economia della serie.
Significativo il fatto che Ms. Marvel è un eroe ben voluto e protetto dalla sua comunità, cosa tutt’altro che scontata per i supereroi Marvel.
Nel finale vediamo lo scontro tra Cleary e Deever, la quale disobbedisce e ordina l’assalto alla scuola. Questo comportamento da parte di Deever è alquanto sospetto. Non è normale che forzi la mano a un ordine diretto e il fatto che sia stata così risoluta porta a una teoria sul futuro: Deever potrebbe essere una Skrull che sta catturando i supereroi per sostituirli, preparando quella che sarà la futura Secret Invasion, serie in arrivo a breve. Stiamo a vedere.
Da dove arrivano i poteri di Ms. Marvel?
Come Kamala, la bisnonna Aisha era in grado di utilizzare il bracciale per maneggiare la luce solida canalizzando il potere della dimensione Noor. Veniamo a sapere nel finale che Kamala ci riesce non tanto per la sua ascendenza quanto per una mutazione genetica che la rende unica rispetto a tutta la sua famiglia. Alla parola “mutazione” e alle note della sigla degli X-;en i fan sono andati in delirio, però la Marvel dovrà chiarire meglio la questione. I poteri derivano dal bracciale (e quindi dalla dimensione Noor) o da Kamala stessa? Se sono dovuti alla mutazione del gene X, perché Kamran riesce a usarli? Il Velo lo ha reso mutante? A quel punto il bracciale a cosa sarebbe servito se Kamala deve i suoi poteri alla mutazione?
Ci sarà modo di chiarire i vari dubbi, dato che Ms. Marvel tornerà presto al cinema insieme a Captain Marvel (vista nel cameo post-credit) nel film The Marvels e, com’è probabile, nella seconda stagione della serie che ha comunque avuto un buon successo e un ottimo gradimento da parte del pubblico, in particolar modo quello americano.
Pagelle
Regia
Geniale la trovata di far interagire Kamala con lo sfondo e le immagini che la sua fantasia disegna. Sfondo che diventa la tavolozza in cui far comparire i messaggi dello smartphone, una maniera davvero innovativa di gestire la cosa.
Come specificato nell’analisi, il duo Adil&Bilall distacca gli altri registi e di parecchio. La loro regia è fresca, moderna, coinvolgente, niente a che vedere con i loro colleghi ed è un peccato: una serie tutta in mano loro avrebbe potuto dare delle grandissime soddisfazioni
La messa in scena del pilot è perfetta. Ricorda la spensieratezza di Spiderman, ma anche l’interazione con l’ambiente circostante che abbiamo visto in Deadpool. Una regia molto personale, che ruota intorno alla protagonista e da l’impressione di vedere il mondo con i suoi occhi. Stupende in questo senso le riprese circolari che seguono il suo volto.
Poi tutto si perde per strada: non si ritrova più la freschezza del pilot ed è un maledetto peccato. Il voto rappresenta una media tra gli episodi, com’è ovvio.
Molto bene la fotografia, soprattutto la parte ambientata a Karachi: intensa, satura, usa tutta la tavolozza dei colori.
Voto: 7,5
Sceneggiatura
Anche qua stesso problema della regia. Il primo episodio è scritto bene così come il secondo e il finale – pur rimanendo inferiore al primo episodio – rimane di livello accettabile. Nel mezzo tanti tempi morti mischiati a spiegazioni frettolose, quando sarebbe bastato equilibrare meglio lo screen time dei vari filoni narrativi.
I personaggi almeno sono ben delineati, a parte la pessima caratterizzazione di Najma. Soprattutto la famiglia di Kamala è ben costruita, le dinamiche interne vengono raccontante a dovere e non si può non amare ognuno di loro nonostante i difetti.
Voto: 7
Colonna sonora
Qua si eccelle. Ms. Marvel ha tra le migliori musiche viste finora nelle serie Marvel e sono amalgamate alla perfezione con l’atmosfera urbana ed etnica che caratterizza la serie. La scelta delle musiche non originali in particolare è sempre azzeccata, mescolando sonorità esotiche con i bassi potenti della musica più cosmopolita.
Anche le composizioni originali sono di alto livello: percussioni e archi formano azzeccatissime sonorità mediorientali, mentre gli ottoni entrano prepotenti nei momenti di maggior epica. Davvero ben fatto.
Voto: 9
Effetti speciali
Se da una parte gli effetti applicati sull’ambiente circostante sono divini e i cristalli di luce solida vengono resi abbastanza bene, ritorna la pessima cgi di molte serie Marvel. La scena del Velo in cui Najma si sacrifica è davvero imbarazzante per la penosità della messa in scena.
Voto: 5,5
Cast
Iman Vellani
Non si poteva chiedere di meglio: Iman Vellani è Kamala Khan. Nella vita reale è tale e quale: guardate il suo livello di nerdaggine quando si parla di Marvel.
L’interpretazione infatti le riesce naturale, istintiva, non sembra stia recitando. Non è solo merito di chi ha fatto il casting, è anche merito di un suo personale carisma che si sposa alla perfezione con la scrittura del personaggio.
Voto: 9
Matt Linz
Ci mette il suo ma è una spanna inferiore a Iman Vellani e a Yasmin Fletcher. Il teenager impacciato gli riesce tutto sommato bene, ma manca quel qualcosa in più.
Voto: 7,5
Yasmeen Fletcher
La sua Nakia è uno dei personaggi scritti meglio di tutta la serie e lei riesce a cogliere la sua natura forte e carismatica. Regala un’interpretazione convincente e dà l’impressione di poter avere più spazio nella serie.
Voto: 8
Zenobia Shroff
Anche in questo caso un casting felicissimo. La Shroff interpreta la mamma di Kamala in maniera naturale, in apparenza senza sforzo. È davvero convincente, riesce a trasmettere il senso di preoccupazione per la figlia e a motivare allo spettatore le sue prese di posizione più dure.
Avrebbero dovuto darle più tempo per diventare più permissiva una volta scoperti i poteri della figlia.
Voto: 8,5
Mohan Kapur
Il padre di Kamala è più comprensivo della madre nei confronti della figlia e Kapur è in grado di trasmettere questo amore paterno in maniera sincera e convincente. La chimica che crea con la Shroff funziona benissimo e mentre lei è la parte più seriosa del duo, lui è quella più sbarazzina.
Voto: 8
Saagar Shaikh
È il fratello di Kamala, ragazzo molto religioso e in procinto di sposarsi. Ha un ruolo di mediatore tra Kamala e i genitori e riesce a trasmettere con efficacia l’affetto che prova per la sorella, verso la quale cerca di essere non solo un fratello ma anche un amico.
Voto: 8
Nimra Bucha
La sua Najma all’inizio sembra convincere: si presenta come una figura positiva eppure riesce a trasmettere con gli sguardi che nasconde qualcosa.
Peccato che poi getti tutto alle ortiche e quando rivela la sua natura di villain la sua interpretazione perda tutta la profondità, facendosi eccessiva.
Voto: 6-
Rish Shah
Non ci siamo. Il suo Kamran è il belloccio e fa la parte del belloccio. Al di là di questo la sua interpretazione è mediocre, a tratti dilettantistica.
Voto: 5
Arian Moayed
L’avevamo già visto nell’ultimo Spiderman ed è davvero convincente. Ha un modo un po’ monocorde di intepretare i ruoli (in Inventing Anna svolgeva il suo ruolo nella stessa maniera, pur interpretando un avvocato), ma è un modo che funziona e lo vedremo ancora nel Mcu.
Voto: 8
Alysia Reiner
Indimenticabile in veste della direttrice Figueroa in Orange Is The New Black, la cacacazzi le riesce sempre alla perfezione. La sua risolutezza sul finale lascia intendere futuri sviluppi per il personaggio, che ha interpretato in maniera convincente.
Voto: 8
Voto al cast ponderato in base al minutaggio: 8
Pro
- Iman Vellani è una Ms. Marvel perfetta
- Offre un punto di vista diverso sul mondo musulmano americano
- Ottime musiche
Contro
- Cala molto di qualità dopo i primi due episodi
- Cgi imbarazzante
- Villain non all’altezza