Sulle spiagge italiane si sta svolgendo il Jova Beach Party, giunto alla sua seconda edizione. Per quanto affollato e popolare, però, lo spettacolo itinerante di Lorenzo Cherubini è circondato da una nube di polemiche. Nonostante l’impegno nel lasciare le spiagge «più pulite di prima», le accuse sono molteplici. Si parla di distruzione delle aree e del loro ecosistema, di mancata tutela e di (in)sostenibilità ambientale.
Leggi anche: Ecologismo di facciata: parliamo di greenwashing
L’intesa tra Jovanotti e Wwf Italia
Il Jova Beach Party si propone come il primo evento itinerante a tema ambientale, prodotto e organizzato prestando particolare attenzione a tutti gli aspetti che hanno a che fare con la sostenibilità. Si presenta come un momento di riflessione, di educazione al riuso, al riciclo, alla difesa e alla salvaguardia del nostro territorio. Proprio per questi motivi, il tour 2022 è plastic-free. A dimostrazione dell’impegno verso l’ambiente, inoltre, il Jova Beach Party è organizzato in collaborazione con Wwf Italia. L’associazione ambientalista partecipa con l’obiettivo di sensibilizzare sul problema della plastica nel mare.
Ma Jovanotti non si è limitato al tour e ha lanciato l’iniziativa Ri-Party-Amo, un progetto in collaborazione con Wwf Italia e Intesa Sanpaolo. Si fonda su tre pilastri: pulizia delle spiagge, progetti di rinaturazione per habitat e ambienti compromessi, educazione nelle università e nelle scuole italiane. Insomma, il Jova Beach Party sembra avere tutte le carte in regola per essere un grande evento di celebrazione delle nostre spiagge.
Un’idea che sembra essere in linea con il personaggio di Jovanotti, un po’ eclettico, decisamente esuberante, vegetariano e attento all’ambiente.
Il devasto della spiaggia di Fermo
Eppure, nonostante le ottime premesse, la manifestazione è al centro di grandi polemiche sin dalla sua prima edizione, svoltasi nel 2019.
La motivazione principale è la preoccupazione per le conseguenze che eventi di questa portata possono avere in un ambiente delicato come quello della spiaggia. Preoccupazione che, motivata da osservazioni, riflessioni e domande, non trova risposta né dal Wwf, né da Lorenzo Cherubini.
L’evento che più di recente ha riaperto il dibattito sul Jova Beach Party è legato al concerto di Fermo, nelle Marche. Proprio in quelle zone, nel 2017, ben prima dell’arrivo di Jovanotti, alcune associazioni ambientaliste locali avevano creato il comitato TAG Costa Mare. Un comitato nato con gli obiettivi di tutelare le spiagge marchigiane e di creare siti per la protezione della costa e del mare.
In alcune spiagge, tra cui quella di Casabianca (Fermo), si presta particolare attenzione alla tutela del fratino, un piccolo uccello nidificatore in via d’estinzione. I nidi dei fratini, che di solito contengono massimo tre uova, consistono in piccoli buchi nella sabbia e sono, quindi, facilmente calpestabili. La delicatezza dei nidi e la preoccupazione per l’estinzione della specie hanno portato le associazioni ambientaliste a creare aree protette in cui è vietato anche il calpestio del terreno da parte dei turisti e dei residenti. Luoghi delicati e fondamentali per flora e fauna locali.
Un evento con migliaia di partecipanti, però, richiede un terreno adatto e un certo livello di preparazione. Nonostante le promesse di tutela ambientale e l’opposizione dei comitati ambientali locali, il Comune di Fermo e l’organizzatore Trident Music individuano Casabianca come luogo dell’evento. Ecco allora che nel luglio del 2019, sulla spiaggia di Casabianca ove non era permesso neppure passeggiare, entrano le ruspe e si accalcano trentamila persone.
Nel 2020, grazie anche al lavoro del Comitato TAG Costa Mare, il Comune di Fermo affida a un botanico l’incarico del restauro ambientale dell’area. Un lavoro enorme e delicato che richiede la traslocazione di piante, semi e talee di specie rare. Un’opera di restauro che ha richiesto anni di lavoro e di attesa per restaurare la vegetazione dunale scomparsa a causa delle ruspe. La pandemia, il lockdown e il conseguente blocco del turismo hanno portato grandi risultati e in poco tempo la spiaggia di Casabianca ha incominciato a rigenerarsi.
Nel maggio 2022 viene rinnovata la tutela dell’area di Casabianca, vietandovi l’accesso fino al 20 luglio 2022. Qualche giorno dopo, con grande sconcerto, nella seconda edizione del Jova Beach Party figura nuovamente la spiaggia di Casabianca. Il 26 luglio scorso le ruspe sono nuovamente entrate nell’area protetta, distruggendola. Nell’indifferenza non solo del Comune, che ha approvato la manifestazione, ma anche di Wwf Italia e di Jovanotti.
Una storia che ha dell’assurdo non solo a livello comunale, ma anche – e soprattutto – considerando che si è svolta durante un evento che ha come obiettivo principale la tutela dell’ambiente. A seguito degli eventi di Fermo, la sezione locale del Wwf ha chiuso i battenti, in totale distacco e disaccordo con Wwf Italia.
Non solo Fermo: polemiche e dubbi sul JBP
Sebbene la situazione di Fermo sia la più nota, non è di certo un evento isolato. A Marina di Ravenna, per fare spazio, sono stati abbattuti alberi della pineta protetta e l’evento si è svolto a pochi chilometri dal Parco Delta del Po, anch’esso un ambiente delicato e protetto. A Vasto lo spazio per l’evento si trova a circa 700 metri dalla riserva naturale regionale di Vasto Marina e dalla Zona speciale di conservazione.
In alcuni di questi casi assessori ed enti comunali hanno approvato gli eventi in virtù del turismo e della vitalità dei luoghi di villeggiatura, a scapito della tutela ambientale che pure dovrebbe guidare il Jova Beach Party. È importante ricordare, inoltre, che il fratino non è l’unica specie a risentire dell’occupazione massiva delle spiagge: l’ecosistema dunale delle spiagge è casa di molti insetti e invertebrati fondamentali per il benessere dell’ambiente e della flora marittimi.
I grandi eventi e grandi concerti in luoghi fragili, secondo gli oppositori del Jova Beach Party, hanno anche altre conseguenze. Il volume e le vibrazioni del terreno, per esempio, vengono percepiti anche nelle zone limitrofe, disturbando anche le aree che non sono direttamente coinvolte dall’evento. In seconda battuta, gli oppositori sostengono che un concerto che porta più di trentamila persone in spiaggia nello stesso momento non possa essere comparato al normale flusso turistico delle zone antropizzate delle nostre coste, come sostenuto da Wwf Italia.
Leggi anche: Greenwa-Shein: il finto ecologismo del fast fashion.
Oltre alle osservazioni ambientali, vi sono riflessioni su due degli sponsor dell’evento: Intesa Sanpaolo e Fileni. Intesa Sanpaolo è l’istituzione finanziaria che maggiormente finanzia e supporta il settore dei combustibili fossili, principale causa della crisi climatica e, quindi, non proprio amica della sostenibilità. Fileni, invece, è un gruppo italiano che alleva polli in modo intensivo, uno sponsor un po’ anomalo per un cantante che non consuma carne e che vuole valorizzare l’importanza della sostenibilità ambientale.
Si è notata anche l’incongruenza tra l’iniziativa di Ri-Party-Amo, che mira a pulire e risanare le spiagge, e il concerto stesso, che necessita di un grande lavoro di preparazione e porta, possiamo dirlo, a una grande alterazione del paesaggio e del territorio delicato della costa. Se non ci fossero spazi sufficientemente grandi o adatti a ospitare un evento come quello del Jova Beach Party, forse, la scelta di farli in spiaggia poteva essere condivisa. Ma questi spazi esistono.
Insomma, a molti sembra che gli organizzatori – e i Comuni – abbiano più interesse nel Jova Beach Party piuttosto che nella tutela, conservazione e valorizzazione dell’ambiente e della natura. A fronte di una crisi ambientale che devasterà – e sta già devastando – il nostro pianeta, promuovere una cultura ambientalista in questo modo non sembra una buona idea.