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Spettacolo

C’era una volta una politica appassionata: bell hooks

Published by
Valentina Calissano

La rubrica C’era una volta torna con le parole e l’attivismo di una donna che ha fatto del femminismo una politica appassionata: bell hooks.
La sua produzione scritta non è costituita di romanzi o racconti, ma di saggi. Saggi che escono dalla tradizione accademica e acquisiscono la forma attiva della narrazione.

Tramite un linguaggio schietto, il ricordo delle origini del femminismo e una puntuale analisi dei fatti, bell hooks trasforma il saggio in una riflessione raccontata. Rivela al lettore cosa è stato il femminismo e cosa può essere oggi, cosa potrà costruire domani.

Nelle scorse puntate: La favola e la Storia in Italo CalvinoC’era una volta lo storyteller. John BergerC’era una volta lo storytelling

bell hooks, con le iniziali minuscole dell’individualità nella collettività

Nata nel 1952 con il nome di Gloria Jean Watkins, deriva il suo pseudonimo dalla fusione dei nomi della madre, Rosa Bell Watkins, e della nonna, Bell Blair Hooks. Una scelta che arriva intorno agli anni Settanta, quando l’autrice, all’età di diciannove anni, inizia a scrivere Ain’t I a Woman, raccolta di saggi pubblicata poi nel 1981.

bell hooks, con le iniziali in minuscolo, a voler caratterizzare una scelta individuale e universale a un solo tempo. Individuale perché riafferma l’identità dell’autrice, donandole «soggettività inedita», come sostiene la traduttrice Maria Nadotti. Universale perché si discosta dall’egocentrica esibizione dell’io, mostrando fin dalla prima impressione la necessità di scardinare le regole della società.

Insegnante universitaria, saggista e attivista, la scrittrice afroamericana vive i primi anni in Kentucky, nel Sud degli Stati Uniti, in una zona separata da un limite fisico dalla società. Dal margine, rappresentato dai binari della ferrovia, inizia a riflettere sull’oppressione, sul razzismo e sul sessismo, incontrando e abbracciando subito la teoria femminista.
È così che, giovanissima, analizza gli ambienti in cui vive e in cui studia. È così che nascono i suoi primi scritti.

bell hooks durante una conferenza. Foto: Wikimedia Commons

I margini, il femminismo, la critica della società

Quando bell hooks utilizza l’espressione «Ain’t I a Woman», ovvero «Non sono una donna, io?», sta facendo un riferimento ben preciso, sta definendo le coordinate della sua politica appassionata.
Questa domanda non era così retorica e scontata quando è stata pronunciata nel 1851 durante la Women’s Rights Convention in Ohio da Sojourner Truth, donna nera liberata dalla schiavitù, di fronte a una platea di persone che non riusciva a comprendere che i diritti delle donne sono di tutte le donne, a prescindere dalle divisioni di classe e di razza. E che quegli stessi diritti appartengono a tutte le persone, di qualunque sesso e orientamento sessuale.

Scrive ancora Maria Nadotti: «La sola strada politica percorribile è quella che porta a identificarsi nella complessità e nella convivenza di identità diverse e all’apparenza inconciliabili. Classe, razza, sesso, le tre categorie “forti” con cui si misurano da almeno un paio di secoli i movimenti di liberazione del mondo, non sono scindibili perché l’una agisce sulle altre alterandole».

Carte de visite di Sojourner Truth, messe in vendita per raccogliere denaro. Foto: Wikimedia Commons.

Ecco allora il percorso di una ragazza nera in una società sessista e razzista prima, di un’insegnante femminista e determinata poi. bell hooks riflette, scrive e insegna da un margine racchiuso nei limiti di un ulteriore margine. Donna, nera, con umili origini, separata dalla vita normale da un paio di binari: da qui inizia il suo grande lavoro.
Da qui il suo saggio raggiungerà l’ambiente accademico e lo supererà. Perché il femminismo non può rimanere negli spazi elitari dell’università, il femminismo appartiene a tutti.

Il femminismo spiegato bene

Ain’t I a Woman è solo il primo di tanti lavori che bell hooks ha donato al mondo, in particolare all’America. In Italia, oltre ai saggi sul margine e la discriminazione razziale, con la traduzione di Maria Nadotti è possibile leggere il manifesto del femminismo di bell hooks: Il femminismo è per tutti.
È un agile manuale in cui l’autrice ripercorre le tappe di un movimento in continua espansione e costante mutamento. Con uno sguardo lucido e critico vengono dipinti i momenti storici di svolta e di ripiegamento del fenomeno. E bell hooks non si tira indietro quando ritiene necessario ripensare il movimento, quando è ora di elaborare nuove strategie e ricominciare laddove il femminismo in passato ha fallito.

Ogni singolo aspetto della corrente femminista è messo sotto i riflettori: le origini, le complessità e i momenti difficili. bell hooks ricorda quali messaggi sono stati soffocati dal «patriarcato capitalista suprematista bianco», ma anche quali fragilità hanno incrinato dall’interno il fronte della Sorellanza.
Il lavoro, il diritto di voto, il diritto a esprimere la propria individualità, l’estetica e la libertà del corpo e della spiritualità. L’obiettivo dell’autrice è dare a tutti i lettori la possibilità di avvicinarsi, studiare e comprendere una corrente che ha ancora molto da dare.
Il femminismo è per tutti.

Leggi anche: Un festival transfemminista a Vasto: theWise incontra Patate Bollenti.

bell hooks racconta

«All’epoca la maggior parte di noi era stata socializzata dai genitori e dalla società ad accettare il pensiero sessista. Non ci eravamo prese del tempo per capire che origine avessero le nostre percezioni».

Quando bell hooks introduce un argomento non lo fa mai partendo dalla teoria, non si rivolge mai al mondo accademico. Il suo saggio non ha molto a che fare con i grandi eventi riconosciuti dalla critica: è nel suo interesse raggiungere ogni singola persona. E per farlo parte sempre dalla sua esperienza o dall’esperienza delle attiviste con cui ha condiviso i Women’s Studies.
Ciò significa che, in un saggio, bell hooks racconta. Rivela la realtà quale è stata, costruisce una narrazione a partire dalle vicende che ha vissuto sulla sua pelle, rievocando la realtà. Ha lottato come attivista per tutta la vita e questo le ha permesso di approfondire ogni giorno la questione femminista.

bell hooks al college, da Il femminismo è per tutti, Tamu Edizioni. Foto: Valentina Calissano

bell hooks fa storytelling, uno storytelling autentico. Le sue storie sono vere, le ricostruzioni delle difficoltà e delle fratture nel femminismo sono vere. Le vite che si moltiplicano e che si susseguono nei suoi saggi sono esperienze reali di donne rielaborate al fine di costruire una teoria del femminismo che sia di uso pratico.
Solo grazie alla narrazione questo è possibile. Solo lo storytelling può dare al lettore la possibilità di inserirsi nella storia. E bell hooks coinvolge così, dando a tutti la possibilità di migliorare la società, di far parte della narrazione attiva e plasmare la realtà in divenire.

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L’eredità del femminismo rivoluzionario di bell hooks

Il femminismo è per tutti è solo una raccolta di tanti saggi che bell hooks ha lasciato al mondo. Vale la pena ricordare Feminist Theory: From Margin to Center, scritto dieci anni prima, nel quale compare per la prima volta la definizione del femminismo come movimento per porre fine al sessismo, allo sfruttamento sessuale e all’oppressione. Una descrizione che pone l’accento sulla necessità di andare oltre le divergenze e i limiti dei compartimenti stagni.

Come si è detto più sopra, bell hooks non ha preferito una categoria piuttosto che un’altra. Nella sua produzione si è dedicata tanto al femminismo quanto alle dolorose questioni delle differenze di classe e del razzismo, in pubblicazioni come Elogio del margine e Scrivere al buio, riuniti in un unico volume in Italia da Tamu Edizioni, a cura di Maria Nadotti. Ha insegnato a lungo nelle università americane come Yale e di recente in Kentucky. Il mestiere dell’insegnante è sempre stato un nodo cruciale della sua politica, come dimostra Insegnare a trasgredire, edito da Meltemi in Italia.

I libri Elogio del margine/Scrivere al buio e Il femminismo è per tutti. Foto: Valentina Calissano

Le lotte per una società più giusta passano per l’eradicazione di un pensiero sessista e maschilista connotato da una componente violenta. A questa spirale di rabbia e di odio bell hooks contrappone la cultura dell’amore. Alla tossicità dei rapporti morbosi risponde con la profondità di un amore sincero, basato sulla comprensione e il rispetto reciproco autentico.
Dalle riflessioni sul ribaltamento dei valori umani nasce Tutto sull’amore: Nuove Visioni, edito da Feltrinelli in Italia nel 2000.

Venite più vicino e vedrete

Questa pensatrice rivoluzionaria è stata attivista per tutta la vita, fino a dicembre 2021, quando ha lasciato in eredità al mondo la sua lucida capacità di analizzare la società con spirito critico, con tenacia e con la sicurezza di poter trasformare il mondo a partire dai singoli individui.
Chi entra in contatto con la prosa saggistica di bell hooks è invitato a porre delle domande, in primis a sé stesso. Colui che si avvicina si ritroverà a indagare più a fondo per trovare il modo di agire, passando dalla pagina scritta all’attivismo.

Intervista a bell hooks condotta da Maria Nadotti.

«Il movimento femminista progredisce quando un maschio o una femmina di qualsiasi età lavorano a mettere fine al sessismo. Quel lavoro non richiede necessariamente che entriamo in un’organizzazione; possiamo lavorare a favore del femminismo lì dove siamo. Possiamo cominciare a lavorare sul femminismo a casa, proprio dove viviamo, educando noi stessi e i nostri cari».

bell hooks
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