Usiamo ogni giorno decine, centinaia di parole per comunicare con il resto del mondo, per esprimere la nostra opinione, per mostrare approvazione o dissenso nei confronti di una certa situazione. A seconda del contesto in cui ci troviamo, il nostro registro e le nostre scelte lessicali possono cambiare. Tuttavia ci sarà sempre una parola, o un’espressione, che finiremo per utilizzare più spesso delle altre.
L’ambiente esterno ci influenza in questa scelta di cui molto spesso neanche ci rendiamo conto: la contingenza politica, la guerra, l’inflazione che sale, la crisi sanitaria (che ha portato all’abuso di termini legati all’universo del Covid-19), o anche semplicemente le mode che diventano virali sui social network e che impongono una o più parole su tutte le altre.
Compito dei linguisti è quello di “eleggere” la parola che meglio ha saputo esprimere la temperie culturale dell’anno appena trascorso. Ogni accademia linguistica seleziona la propria, ma in tutte è possibile riconoscere un comune fil rouge. Tutti noi siamo tristi, demotivati, impauriti dalla guerra che si sta svolgendo ai confini dell’Europa, incerti su quale sarà il nostro futuro.
I linguisti del dizionario americano Collins hanno decretato permacrisis come parola del 2022. Si tratta di un termine nato dalla fusione delle parole permanent (permanente) e crisis (crisi). In sostanza, una “crisi perenne che non lascia tregua e non accenna ad allentare un po’ la morsa.
Il riferimento, ovviamente, è al particolare periodo politico ed economico che stiamo attraversando: gli echi della guerra in Ucraina, l’aumento esagerato dei costi dell’energia e delle materie prime, l’impennata dell’inflazione, la crisi climatica che avanza galoppando, infine la rapida escalation di violenza e minacce mosse da Cina, Corea del Nord e Paesi del Medio Oriente.
Per usare le parole dello scrittore Charles Dickens, viviamo in tempi difficili – e non deve sorprendere che la maggior parte della popolazione sia pessimista e non abbia grandi aspettative nei confronti del futuro che ci attende.
Il vocabolario Merriam-Webster (Stati Uniti) ha eletto invece gaslighting come parola dell’anno per il 2022, poiché è stato il lemma più cercato nella versione online del vocabolario nei dodici mesi appena trascorsi. Anche in questo caso, si tratta di un termine più che mai attuale – anche se non connesso alla situazione politica o economica che stiamo vivendo.
La parola indica letteralmente la luce delle lampade a gas e ha origine negli anni Quaranta, quando uscì al cinema un film dal titolo Gaslight. La pellicola narrava la storia di un uomo che manipola sua moglie in maniera subdola, fino a renderla insicura e a farla dubitare di qualunque cosa.
È importante sottolineare che la manipolazione della donna avviene senza l’utilizzo di sostanze allucinogene né di violenza fisica, ma solo grazie al linguaggio utilizzato dal marito e a piccoli trucchetti volti a distruggere la sicurezza della donna – uno di questi è quello di abbassare sempre più la luminosità delle lampade a gas che illuminano la casa (da qui il titolo del film).
Ma torniamo ai nostri giorni. Il gaslighting è una forma di manipolazione subdola e difficile da identificare con chiarezza. Non c’è violenza fisica né verbale, non ci sono botte, non ci sono offese – eppure chi ne è vittima si sente sempre più debole, insicuro, impaurito, e non riesce più a distinguere cosa sia reale e cosa no, finendo per diventare completamente dipendente dal proprio carnefice.
Goblin mode, la parola dell’anno secondo l’Oxford English Dictionary, ci riporta all’attualità. L’espressione, traducibile più o meno con “modalità folletto”, indica letteralmente:
un comportamento inescusabilmente autoindulgente, pigro, sciatto, ingordo e che esplicitamente rifiuta norme e aspettative sociali.
Insomma, in questo momento storico così difficile da molti punti di vista, molti di noi si sentono sopraffatti e demotivati, ed è forte la voglia di lasciarsi andare alla pigrizia e alla sciattezza – almeno ogni tanto. La goblin mode si oppone così alla perfezione finta e patinata che esigono i social network, dove dobbiamo mostrarci sempre sorridenti, impeccabilmente preparati, in forma e impegnati in attività che promettono grande divertimento.
Sarà forse anche per sfuggire alla pressione di dover mostrare a tutti i costi una vita perfetta che si sono imposti nuovi social network, come il cinese TikTok o il francese BeReal. Qui gli utenti si sentono più liberi di mostrare una quotidianità più spontanea e autentica (nei limiti della finzione che tutti operiamo quando mettiamo qualcosa sulla piazza digitale).
Chiudiamo questa carrellata di parole del 2022 con il termine scelto dalla Gesellschaft für deutsche Sprache, la società della lingua tedesca: Zeitenwende, ovvero “svolta epocale”. Per molti versi, l’anno che sta per chiudersi è stato un anno di svolta politica, sociale, emotiva. Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha segnato una cesura nella storia del nostro continente, le cui conseguenze non sono ancora del tutto state metabolizzate.
Il termine Zeitenwende non è nuovo: esso viene “rispolverato” ogni volta che si parla di un momento di cambiamento importante – in riferimento ad esempio alla nascita del cristianesimo, ma anche allo scoppio delle guerre mondiali nel secolo scorso. Il cancelliere Scholz e il primo ministro Steinmeier hanno entrambi utilizzato questa parola in riferimento all’invasione russa dell’Ucraina, esprimendo con questa scelta la certezza che nulla sarà più come prima.
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