Per “soldati fantasma” si intendono tutti quei soldati dell’esercito e della marina giapponese che non obbedirono all’ordine di resa imposto dagli Alleati il 2 settembre 1945. Questa è la storia del secondo tenente Hiroo Onoda, l’ultimo soldato fantasma giapponese.
Hiroo Onoda fu inviato il 26 dicembre 1944, a ventidue anni, nell’isola di Lubang, nelle Filippine, con l’ordine di impedire l’avanzata delle truppe alleate sul territorio, anche a costo della sua stessa vita. Tuttavia, il 28 febbraio 1945 si verificò un attacco alleato che distrusse le linee giapponesi, costringendo i superstiti a nascondersi per evitare la cattura. In questo scenario, il secondo tenente Hiroo Onoda e tre compagni d’armi, Yuichi Akatsu, Shoichi Shimada e Kozuka Kinshichi, trovarono rifugio tra le montagne.
Akatsu però abbandono il gruppo nel 1949 e si arrese spontaneamente. L’obiettivo del governo nipponico era quello di far arrendere anche gli altri tre combattenti, essendo finita la guerra da più di quattro anni.
Rintracciare i soldati fantasma non era un compito facile. Nel 1952 cominciarono a piovere letteralmente dal cielo (e a più riprese) lettere e foto di famiglia dei soldati stessi, congiuntamente alla comunicazione della fine del conflitto. La notizia però non fu presa sul serio da Hiroo Onoda e dai suoi compagni, che continuarono a portare avanti la missione per cui avevano giurato, ovvero combattere gli abitanti dell’isola restando nascosti nella giungla.
Shimada morì nel 1954 in uno scontro mentre Onoda fu dichiarato legalmente morto nel 1959. Nel 1972 fu la volta di Kozuka, che venne ucciso in uno scontro a fuoco.
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Vari e vani furono i tentativi di rintracciare tramite amici e famigliari Hiroo Onoda, rimasto ormai solo. Fu ritrovato solamente il 20 febbraio 1972, ventotto anni dopo il suo arrivo nelle Filippine, dall’esploratore giapponese Norio Suzuki.
Ogni tentativo di convincere Onoda fu inutile. Il secondo tenente venne convinto ad arrendersi solo quando Suzuki fece ritorno in Giappone con le foto del militare e convinse l’ufficiale diretto superiore di Onoda, il maggiore Taniguchi, a recarsi sull’isola. Tornato a casa, venne accolto come un eroe, con tutti gli onori dal governo.
Il tempo era passato e il Giappone si stava occidentalizzando. Hiroo Onoda non riconosceva più il suo Paese e gli antichi valori come il bushido che, considerando disonorevole la resa al nemico, lo aveva spinto a combattere quasi trent’anni nascosto nella vegetazione.
Nel 1976 emigrò in Brasile, come il fratello, dove si sposò e allevò bestiame. Negli anni successivi si impegnò nel sociale, soprattutto nel campo educativo e formativo. Nel 1984 fondò in Giappone la scuola Shizen Juku Onoda, in italiano Scuola Naturale Onoda, e nel 1996 donò oltre diecimila dollari a una scuola elementare del Lubang. Si spense il 16 gennaio 2014 in un ospedale di Tokyo per insufficienza cardiaca.
Le sue memorie sono contenute nel volume intitolato Waga Rubantō no 30-nen sensō, nell’edizione italiana Non mi arrendo, pubblicato da Mondadori nel 1975. La sua avventura ha ispirato personaggi di film e cartoni animati, come Kamasuka (Chi trova un amico trova un tesoro del 1981, con Bud Spencer e Terence Hill), il sergente Iwahiro dell’episodio Diamanti della Croce del Sud della serie anime Le nuove avventure di Lupin III e il film Onoda – 10.000 notti nella giungla, presentato al festival di Cannes 2021.
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