Il tuo candidato ideale è un individuo privo di coscienza e di capacità emotiva. Lui o lei uccide freddamente, in modo calcolato, senza fermarsi a pensare. In fin dei conti è un lavoro e basta. Nel momento in cui un killer inizia a riflettere sulle conseguenze di un omicidio, o pensa troppo alla vittima, la sua carriera è effettivamente finita.
Gordon Kerr, criminologo
Qualcosa nella cultura popolare di oggi trova nei killer professionisti una figura affascinante. Un personaggio costantemente messo sugli schermi e nei libri in molteplici vesti, dallo spietato assassino al ninja, dal sicario al contrattista assoldato per uccidere. Questo antico mestiere è affrontato nel volume I-Kill: passato e presente dei killer professionisti di Jason R. Forbus, edito da AliRibelli Edizioni.
L’autore parte dalle origini di questo fenomeno, rintracciabili nell’Antico Testamento (l’assassinio del re moabita Eglon per mano di Eud, intorno al dodicesimo secolo prima della nascita di Cristo) passando attraverso il Giappone feudale e la mafia dei primi decenni del Novecento. L’approdo finale è la contemporaneità, con la vicenda della Dmi (Dead Man Incorporated), una banda criminale che già nel 2009 contava ben diecimila uomini sul suolo americano, dentro e fuori dalle carceri.
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Dopo un capitolo dedicato alla psicologia e alla “genesi” del perfetto killer, il libro affronta la professione del killer professionista e il legame con la postmodernità, dominata dai social, dalla messaggistica istantanea e dalla globalizzazione. Proprio quest’ultima, anche e soprattutto attraverso il deep web, ha possibile reperire facilmente armi per i propri intenti o addirittura sicari a pagamento. Il progresso, secondo l’autore, ha quindi reso “guardie e ladri” più smart, in una continua evoluzione della lotta al crimine e delle metodologie criminali stesse.
A partire dalle origini storiche dell’omicidio a contratto, il volume tratta la figura dei killer professionisti e di come questa si sia evoluta nei millenni. Inoltre, si denota come la postmodernità e la globalizzazione abbiano rimodellato la vita di tutti noi, toccando necessariamente anche la figura del killer e le (possibili e ricordiamo non legali) modalità di assunzione dello stesso. Del resto, come afferma l’autore, la democratizzazione delle masse sta fornendo a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo opportunità, beni e servizi immaginabili, tra cui anche il servizio di killer a pagamento.
Che dire, speriamo di non avere rivali troppo agguerriti sul posto di lavoro e nella vita di tutti i giorni!
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