Un amore passato e mai del tutto sopito, l’intemperanza della gioventù, la sete di libertà e di pace, sullo sfondo (ma non troppo) il mare ora calmo e pacifico, ora arrogante e voluttuoso: questi sono gli elementi che caratterizzano il romanzo Le variabili dell’amore, pubblicato dalla casa editrice Ali Ribelli.
Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con l’autore del libro, Pasquale Scipione, che ci ha raccontato la sua visione dell’amore in tutte le forme e il suo rapporto specialissimo con il mare.
Cosa sono le “variabili dell’amore”?
«Vorrei precisare subito di non lasciarsi ingannare dal titolo. Il mio non vuole essere un romanzo sentimentale, ma piuttosto abbracciare varie forme dell’amore – non esclusivamente quello erotico fra uomo e donna.
Il primo tipo di amore che mi faceva piacere approfondire è l’amore fra madre e figlia, incarnato da Elsa e sua madre. Elsa è costretta a fuggire dalla madre che rifiuta il suo rapporto con Saim, emigrante precario, per provare a salvare la sua relazione con il giovane.
La seconda “variabile” è rappresentata dalla coppia Lino/Lucia. Essi incarnano l’amore maturo, che si riaccende grazie a un evento occasionale, un incontro presso il lido balneare Papardò di Gaeta. La loro storia è la dimostrazione del fatto che non sempre gli eventi della vita ci indicano il percorso che dobbiamo fare o quello che il destino ha già predisposto per noi.
Infine, la terza forma di amore è più di impianto civile e morale: è l’amore per la libertà e la patria. Il giovane Saim è arrivato in Italia fuggendo dalla sua patria, il Kashmir (India), per amore della libertà, un diritto negato nel suo Paese. La nascita inaspettata di un figlio cambierà le carte in tavola e metterà il giovane di fronte a una scelta difficile e dolorosa».
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Come nasce l’idea di questo romanzo?
«Frequento d’estate il lido Papardò, che potete vedere anche sulla copertina del libro. Lì ho avuto il piacere di incontrare Saim, un giovane originario del Kashmir che presso il lido lavora, e di fare lunghe chiacchierate con lui. Si tratta di un giovane molto riservato e taciturno, con grande difficoltà a esprimersi in italiano, che mi ha incuriosito proprio per la sua provenienza.
Il Kashmir è una terra ancora oggi vittima di conflitti e contese. Per scrivere questo libro mi sono documentato meglio sulla storia di questa regione, senza limitarmi ad apprendere nozioni, ma andando ad approfondire gli aspetti religiosi, culturali, tradizionali. Sono proprio questi aspetti che hanno costituito il sostrato del mio romanzo».
Quanto c’è di Suo nel personaggio del protagonista Lino?
«Sicuramente Lino è una parte di me. Io amo il mare come lo ama Lino, sono attratto dalla curiosità storica e umana per il diverso da me senza pregiudizi, come lui ama la libertà. Parafrasando le parole di un grande autore francese, Gustave Flaubert, Lino c’est moi!».
Perché il mare è così importante nella vita del protagonista?
«Io sono nato a poca distanza dal mare, più precisamente a Gianola (periferia ovest di Formia, nel Lazio). È inevitabile che il mare sia indiscusso protagonista del mio immaginario e, di conseguenza, di quello che scrivo. Il mare è uno stato d’animo, una sensazione che mi porto addosso da sempre – anche quando ho vissuto, per lavoro, in altre regioni d’Italia che mi hanno allontanato dal mio mare.
Il mare è ciò che riavvicina anche Lino e Lucia, i protagonisti del mio libro, che riscoprono l’amore dopo una lunga fase di lontananza proprio ritrovandosi sulla stessa spiaggia. A un primo incontro occasionale ne seguono altri che li portano al superamento delle delusioni sentimentali che entrambi hanno vissuto, fino alla nascita di un nuovo tipo di amore, più sobrio e maturo».
In “le variabili dell’amore” si intrecciano una storia d’amore matura e una più giovane e intemperante, ancora animata dai sogni che fanno parte dell’universo giovanile e che poi, con l’avanzare dell’età, si dissolvono. È stato difficile trattare due relazioni fra loro così diverse? Ci può parlare un po’ della Sua idea di amore?
«Intrecciare due storie d’amore fra loro così diverse non è stato facile. Per raccontare queste forme d’amore ho fatto ricorso alla mia esperienza lavorativa di docente e di preside, grazie alla quale ho avuto la possibilità di rapportarmi a ragazzi giovani.
Ho visto nascere e sfiorire tanti amori, e mi sono reso conto che sono proprio i ragazzi a soffrire di più quanto una relazione finisce, molto più di noi adulti. Ogni volta che assistevo all’improvviso peggioramento del rendimento scolastico di un mio alunno che si era sempre distinto per ottime capacità, cercavo di instaurare con lui un dialogo e di capire cosa ci fosse dietro quel crollo: spesso si trattava di una storia d’amore finita male.
C’è sempre un accadimento fortuito, occasionale, nella nostra vita che provoca lo scocco di una scintilla. Uno sguardo, un saluto, un abbraccio, qualunque cosa può far nascere un sentimento d’amore che può crescere o spegnersi – e questo accade a qualunque età. È quello che accade a Lino e Lucia, i protagonisti dell’amore sobrio e maturo. Ma è quello che accade anche a Saim ed Elsa, che vivono un amore travolgente e dai risvolti imprevedibili».