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Spettacolo

Mengoni vince e si prende Sanremo – Le pagelle dell’edizione 2023

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Francesco Stati

Anche questo Sanremo 2023 è finito e, come da pronostico, a trionfare è Marco Mengoni con Due vite. Il ragazzo di Ronciglione sbaraglia la concorrenza piazzandosi in testa dalla prima serata in poi e si porta a casa la statuetta della 73esima edizione del Festival della canzone italiana. Niente da fare per Lazza (secondo) e Mr. Rain (terzo), a un delusissimo Ultimo non basta il voto incondizionato dei fan per arrivare sul podio. Chiude il quintetto finale un sorprendente Tananai, in un giro conclusivo in cui mancano clamorosamente tutte le donne in gara. Ci si avvicinano solo Giorgia, Madame ed Elodie, mentre nella top 10 finale spiccano anche i meravigliosi Colapesce Dimartino e Rosa Chemical


Le pagelle (in ordine sparso)

Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato

Voto: 8

Umile, tirato a lucido, carismatico. Il Gianluca Grignani di Sanremo 2023 ridà dignità a quello che tanti, troppi anni fa aveva stupito platea e pubblico con Destinazione paradiso. Cancellato il brutto ricordo del Grignani che, claudicante, vandalizzava quel suo capolavoro di La mia storia fra le dita accanto all’attonito Irama. Per la serata cover di quest’anno sceglie Arisa che, come una vecchia amica che si prende cura di te anche se sei in difficoltà, lo prende per mano e lo aiuta a infiammare l’Ariston come ai bei tempi. La canzone è all’altezza della situazione: testo tra i migliori, musiche ottime, interpretato con tanto sentimento. Un grande ritorno, insomma. Speriamo sia un nuovo inizio. In mezzo, anche il tempo di dare una lezione di buone maniere a Blanco. «A vent’anni non so se ci sarei riuscito: oggi, a cinquanta, ho imparato».

Ultimo Alba

Voto: 2

Il romano deve “mangiarsi la bombetta” di fronte all’ennesima delusione, arrivando addirittura ai piedi del podio. La canzone è il classico banale piagnisteo amoroso strillato del repertorio del cantautore, anche noto come uno dei tanti “abbracciami/stringimi” di questa edizione. Nulla di nuovo, ma perfetto per la sua legione di seguaci, che consuma tutto il credito telefonico per portare il suo idolo dal decimo posto della Sala stampa al secondo posto finale. L’importanza di avere molti fan diventa evidente nella serata delle cover, dove viene portato a scuola da Eros Ramazzotti (più che un duetto, sembrava l’esibizione di un superospite) e arriva inspiegabilmente secondo. A Sanremo Giovani di qualche anno fa aveva trionfato lasciando presagire una carriera poliedrica. Purtroppo per noi, ogni canzone che scrive è identica al Ballo delle incertezze. Non è un caso che il suo soprannome sia Peter Pan: non cresce mai.

Leggi anche: Perché Sanremo è Sanremo.

CollaZio Non mi va

Voto: 8

La risposta italiana ai redivivi Backstreet Boys. Unica nuova proposta insieme a Olly che porta una canzone all’altezza della situazione: pezzo energico, giovanile, coloratissimo, una trasposizione in musica della loro personalità. Loro, nel mentre, pensano a divertirsi e tengono il palco come e più dei big. Bella scoperta.

Shari Egoista

Voto: 5

Non piace alla critica, non piace alla demoscopica, non piace al televoto. Lei inizia al pianoforte, fa due accordi, poi se lo dimentica lì per il resto della canzone. Nonostante il testo firmato da Salmo, la canzone non resta in testa e non ha grossi virtuosismi. «Vorrei, vorrei, vorrei…»: la ragazza ha buone vocalità, la prossima volta andrà meglio.

Leo Gassmann Terzo Cuore

Voto: 7

Il figlio e nipote d’arte si ripresenta al grande pubblico dopo i fasti di X Factor con una canzone it-pop di tutto rispetto che ne valorizza il timbro, tra i migliori in gara. Non raccoglie molti consensi, ma si fa vedere e rispettare. Se troverà una direzione e una squadra autoriale pronta a valorizzarne le evidenti doti canore, il ragazzo si farà strada.

Ariete Mare di guai

Voto: 4

Brava sul palco nonostante la tensione e l’età, non sembra per niente una debuttante. Perché allora l’insufficienza? Perché nonostante dietro avesse i testi di Calcutta e le musiche di Dardust (l’intro del brano è da 10 e lode), tutte le giurie la mettono in fondo alla graduatoria. Il pezzo in effetti è deboluccio e non resta molto in testa, colpa forse di un ritornello poco incisivo e di uno special dimenticabile. Un voto in meno per il vandalismo su Centro di gravità permanente della serata delle cover: con la collaborazione di Sangiovanni mette in scena un karaoke di dubbio gusto. Il talento c’è: si rifarà.

Articolo 31 Un bel viaggio 

Voto: 7

Sul voto forse pesa molto l’età di chi scrive. Per tutti quelli nati prima del 1996 questo pezzo ha riportato alla mente gli anni della scuola, quelli di Spirale ovale, Italiano medio, Così com’è. Dj Jad e J-Ax portano loro stessi su Sanremo, raccontando al pubblico ascesa e caduta degli Articolo 31 e della loro amicizia. Il ritornello strizza l’occhio agli 883, il testo è ben scritto, loro sembrano aver ritrovato una certa chimica. Nella serata delle cover portano sul palco con Fedez i successi di sempre, regalando all’Ariston un momento di amarcord ed euforia. Che viaggio!

Marco Mengoni Due vite

Voto: 9

Il voto è la media tra il 10 dell’artista, il 10 della cover e il 7 della canzone. A un artista della caratura di Mengoni basta un brano “discreto” per portare a casa la statuetta dove, a dire il vero, la qualità media è stata più bassa del solito. Lui un colosso sul palco, l’arrangiamento e le musiche ne valorizzano il timbro, il livello non altissimo della concorrenza lo fa sembrare un gigante tra tanti bambini. La scelta di portare un coro gospel per la serata delle cover è di grande intelligenza: ne esalta in pieno le doti canore. Che dire, se non complimenti? Il migliore per distacco. Per gradire, porta a casa anche il Premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione.

Leggi anche: Sanremo 2017: un altro passo verso il baratro.

Modà Lasciami

Voto: 5

Quanta ruggine sulla band che aveva monopolizzato la scena sanremese dei primi anni Dieci del Duemila. Dopo una prima esibizione molto sottotono, Kekko e soci si risollevano grazie alla loro esperienza e tengono botta inanellando una posizione di classifica non scontata. Il brano che portano, però, non gli basta per volare dove osano i vari Ultimo e Mengoni.

Mara Sattei Duemilaminuti

Voto: 5

Pezzo banale, nonostante sia tra le più giovani in gara e nella squadra di autori ci fosse il genio di Thasup. Le aspettative erano altre. Lei tiene bene il palco e canta bene, ma il brano è poco più di un “abbracciami/stringimi” sgonfio che non riesce a prendere il volo neanche al ritornello. Peccato.

Colapesce Dimartino Splash

Voto: 9,5

Mezzo voto in meno solo perché non sono riusciti a vincere, non per colpa loro. La sala stampa li aveva messi addirittura al secondo posto, poi la mazzata del televoto li “relega” alla comunque dignitosa top 10. Portano a casa ben due premi, quello della critica e della sala stampa, entrambi strameritati. Il brano è ironico, leggero, anzi, leggerissimo, musicato come si deve, impossibile non canticchiarlo il giorno dopo averlo sentito: l’ennesimo inno generazionale. Loro, sul palco e fuori, si incastrano alla perfezione.  Le probabilità che fuori dall’Ariston i vincitori diventino loro sono fuori scala. «Ma che mare, ma che maaaareeeee…».

Will Stupido

Voto: 5

Come quasi tutte le nuove proposte, il pezzo è insipido e molto ordinario. L’abuso dell’autotune non lo aiuta, nonostante lui sul palco si comporti bene. Fosse stato ad Amici avrebbe fatto stragi, ma Sanremo, da qualche edizione a questa parte, è altra cosa.

Tananai Tango

Voto: 9

Dopo le brutte esibizioni da nuova proposta della scorsa rassegna, Tananai spicca il volo e si mostra all’Ariston quasi fosse un’altra persona. Il ragazzo ha studiato al punto da presentarsi con una canzone che a primo ascolto sembra la classica “abbracciami/stringimi”, ma che dopo il videoclip si scopre essere la colonna sonora di una coppia nell’Ucraina martoriata dalla guerra. Dopo la brutta figura della Rai sul discorso di Zelensky (prima previsto in video, poi relegato all’una e mezza di sabato in forma di comunicato), ci ha pensato il fu Sesso occasionale a nobilitare la causa ucraina. Arriva quinto nella finale: bravo!

Cugini di Campagna Lettera 22

Voto: 9

Alzi la mano chi si aspettava qualcosa da questo gruppo. A patto di non sapere gli autori del pezzo (La rappresentante di lista), nessuno avrebbe scommesso sui Cugini di Campagna. Invece Nick e soci portano all’Ariston un pezzo musicalmente spaziale (miglior ritornello di Sanremo a mani basse), cantato ed eseguito alla perfezione. Il testo, non immediato, è tra i migliori. La critica li acclama, il pubblico li piazza in fondo alla graduatoria. Sorpresa.

Leggi anche: Il 2021 d’oro dei Måneskin: dalla vittoria a Sanremo alla consacrazione mondiale.

Sethu e Jiz Cause Perse

Voto: 5

Dal vivo insufficiente, in studio il brano acquista valore nonostante non sia chissà quale eccellenza. Come look e performance il ragazzo si fa ricordare. Speriamo che l’ultimo posto gli porti la stessa fortuna e crescita che ha avuto Tananai: il ragazzo sembra avere le armi giuste per farsi strada.

Lazza Cenere

Voto: 8

Nonostante la valutazione alta, dal dominatore incontrastato delle classifiche ci si aspettava di più. Non piace alla critica, al pubblico sì e si guadagna il secondo posto aiutato da un pezzo buono, ma non buonissimo. Il marchio di Dardust si sente, ma non raggiunge le vette delle scorse edizioni. Bellissima la scena dei fiori con la mamma, visibilmente imbarazzata. Con una proposta musicale un pelo migliore avrebbe replicato l’impresa di Mahmood, anche se contro questo Mengoni chiunque avrebbe faticato.

gIANMARIA Mostro

Voto: 6

Nonostante il testo suggerisca qualcosa di più, il brano è musicalmente piatto e privo di acuti di rilievo. Lui sa stare sul palco, ma non basta. Mezzo punto in più per la bella performance alla serata delle cover, con Manuel Agnelli a prenderlo per mano sulle note di Quello che non c’è. Rimandato.

Rosa Chemical & Bdope Made in Italy

Voto: 8

Uno dei pochi brani di questo Sanremo capace di alzare il ritmo. Testo irriverente e pieno di citazioni, musica di livello. Rosa Chemical a un occhio distratto può sembrare un cosplay di Achille Lauro, ma è molto di più. Nonostante la sua presenza abbia terrorizzato numerosi esponenti di Fratelli d’Italia, giuria e pubblico se ne fregano e lo piazzano in top 10. In mezzo, si concede anche un siparietto con Fedez e un dildo nella serata delle cover. Niente male. 

Anna Oxa Sali (Canto dell’anima)

Voto: 4

Media tra il 3 delle esibizioni dal vivo, il 7 del brano in studio e il 2 del disegno della copertina, che pare preso da un “buongiornissimo, caffè?”. Il brano, nel suo svolgimento, segue il titolo: parte piano e poi sale fino ad arrivare al culmine verso la fine, guidato da archi e percussioni notevoli. Peccato che sul palco Oxa stecchi clamorosamente, al punto da generare una valanga di meme con i suoi acuti claudicanti. Più che Un’emozione da poco, poca emozione.

Coma Cose L’addio

Voto: 8

L’amore del duo è passato dalle Fiamme negli occhi all’Addio nello spazio di due anni. Due anni durante cui la coppia, raccontano loro, ha rischiato di sfaldarsi e ha attraversato un periodo di crisi. Ma dalle crisi, come spesso accade, nasce una grande crescita, e dal loro amore rinsaldato è scaturita una maturità artistica evidente. I loro sguardi appassionati sul palco valgono più di mille parole di elogio nei confronti di un brano sincero e orecchiabile, premiato dalla giuria con il premio Sergio Bardotti per il miglior testo. Peccato per la cover di Sarà perché ti amo, davvero sottotono. Bellissimi. «L’addio non è una possibilità»: ora aspettiamo le foto delle nozze.

Paola & Chiara Furore

Voto: 7

Paola e Chiara sono tornate dagli anni Novanta per monopolizzare la prossima estate. L’Ariston, per i tre minuti della loro esibizione, diventa il Festivalbar: beat alla Eiffel 65, ballerini scatenati e quell’inconfondibile timbro riportano ai millennial la gioventù perduta. Poco importa se la vetta della classifica è lontana: le radio sono già tutte loro.

Olly Polvere

Voto: 7

La canzone mescola un autotune fatto bene a un beat techno niente male. Fin qui nulla di straordinario, ma la bomba arriva nella serata delle cover: Olly prende La notte vola e, con l’aiuto di Lorella Cuccarini, smonta e rimonta il pezzo in uno stile tutto nuovo, forse il migliore dell’intera serata. Speriamo lo incida e lo renda disponibile per tutti: diventerebbe un successo in men che non si dica. Complimenti!

Elodie Due

Voto: 7,5

Ogni Sanremo che passa Elodie diventa più brava. Aiutata da un signor brano, che ne valorizza le qualità, l’ex concorrente di Amici ormai è stabilmente tra i big della rassegna e si piazza agevolmente in top 10. Il ritornello funziona benissimo, il testo non è poi così banale, lei come interprete fa un figurone. Peccato piaccia più alla Sala stampa che al pubblico: poteva andare meglio. Anche perché, pochi anni fa, con Andromeda aveva fatto di più.

Leggi anche: Il design di Spotify ha cambiato il modo di fare musica.

Mr. Rain Supereroi

Voto: 8

Il voto è al messaggio del testo, più che alla canzone (che sarebbe da 5 striminzito, essendo identica alle altre della sua discografia). Nella sua leggerezza, il brano sottolinea l’importanza dell’aprirsi quando si soffre, un tema spesso sottovalutato e lontano dall’Ariston. Con il suo coro di bambini spigliati, Mr. Rain scala la classifica e scalda i cuori del pubblico. Alla fine, si piazza al terzo posto: chissà se l’assenza dei piccoli coristi ha influito. Bravo.

Levante Vivo

Voto: 7

Musica buona, testo interessante, ritornello ficcante. Levante torna a Sanremo per rilanciare la sua carriera dopo l’assenza dalla scena per la maternità e si piazza a metà classifica, senza infamia e senza lode. Forse meritava di più. 

LDA Se poi domani

Voto: 5

Unica nuova proposta a emergere da un talent, la sua canzone sembra sia rimasta lì. Un “abbracciami/stringimi” in piena regola, con tanto di ritmo da valzer, ma il figlio di cotanto padre non lascia il segno né nella sala stampa né nel pubblico, una componente che di solito premia gli Amici di Maria. Fuoco a salve.

Madame Il bene nel male

Voto: 9

Non era facile presentarsi a Sanremo dopo la vicenda legata al suo green pass falso. Figuriamoci se può esserlo a 19 anni. Eppure, Madame fa dimenticare a tutti di quello scandalo e porta all’Ariston un brano che entra di diritto tra i migliori del suo repertorio, un pezzo dove la sua presenza autoriale occupa tutto e si prende il plauso di critica e pubblico. Punita inaspettatamente dal televoto che la butta giù dalla top 5, la ragazza è cresciuta esponenzialmente dai tempi di Voce e la sua traiettoria lascia presagire che si siederà allo stesso tavolo dei superfavoriti di Sanremo molto, molto presto.

Giorgia Parole dette male

Voto: 6

Sei come la posizione di classifica finale, la prima tra le donne, frutto di una rimonta che si è fermata sul più bello. Lei meriterebbe dieci sempre: canta come solo i fenomeni del canto sanno fare. Però il pezzo è un disastro. Cresce di serata in serata, si prende la standing ovation ogni volta che calca il proscenio, ma non si può vincere Sanremo se non si ha a supporto una “bella canzone”. Guadagna punti con la prova straordinaria offerta con Elisa nella serata delle cover: il medley tra Luce e Di sole e d’azzurro, interpretato alla perfezione, viene omaggiato con una lunghissima standing ovation e fa impazzire l’Ariston. Forse la migliore esibizione della storia delle serate delle cover. A pensare cosa poteva essere, e non è stato, viene da mangiarsi le mani.

Bonus track: il sonoro
Voto: 0

Nella manifestazione canora più importante d’Italia, la nota stonata è il sonoro. Non tanto per i numerosi incidenti che hanno coinvolto i monitor degli artisti (citofonare Blanco), quanto per l’audio che hanno ascoltato gli spettatori da casa. Bassi mischiati con gli alti, voci o sparate a tutto volume o annegate nella musica, la chitarra di Personal Jesus dell’ospitata dei Depeche Mode non pervenuta (e parliamo di uno degli assoli più iconici di tutti i tempi!). Un vero disastro.

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Francesco Stati

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