theWise racconta: Due cene di pesce

La primavera tardava ad arrivare, ma alla radio lo speaker aveva appeno rassicurato tutti per quel fine settimana. Niente pioggia.

«Dici che questa è la volta buona?».

«Scusa?» rispose distratto Tony.

«Se questa è la volta buona che lo troviamo a casa. Il capo ci ammazza se anche oggi ci va storta».

Tony spense la radio.

«Guarda, sta uscendo giusto ora».

Jeremy Steel, affermato banchiere nonché amante dei cavalli, si avviò a piedi verso l’incrocio.

«Accosta ma non fermarti, Calvin».

Tony abbassò il finestrino.

«Signor Steel, buongiorno!».

«Chi… oh, ciao! Di’ al tuo capo che i soldi ancora non li ho, ma…».

Non poté finire la frase. Il colpo lo aveva centrato in mezzo alla fronte.

«Risposta sbagliata» tagliò corto Tony.

«Ma… e i soldi?».

Calvin si era abituato al modo di fare sbrigativo del collega. Il capo preferiva che gli fossero pagati i debiti in un modo o nell’altro, piuttosto di trovarsi senza niente. Ma Tony era così, aveva le sue regole e ciò che il capo avrebbe potuto fargli non lo impensieriva.

«Non ne chiederà più, poco ma sicuro. Ora vai o daremo nell’occhio».

Quando aveva premuto il grilletto, si era assicurato che non ci fosse nessuno da quel lato del marciapiede, perciò rimase tranquillo quando, due isolati più avanti, una macchina della polizia si affiancò al semaforo.

Dal canto suo, Calvin era nel panico.

«Tony…».

«Non fare niente. Non guardarli, non sgasare, non far morire il furgone. Se li fai insospettire giuro che ammazzo prima loro e poi te».

Scattò il verde, entrambi i veicoli partirono. I poliziotti svoltando a sinistra, loro procedendo diritti verso il prossimo obiettivo.

Il bersaglio, questa volta, era una vecchia conoscenza di Tony, un certo Fred che tutti chiamavano lo Sventragalline. Si diceva che l’episodio risalisse a quando, ancora ragazzo, faceva l’aiutante per il macellaio del quartiere. Siccome il padrone non permetteva a nessuno di usare i suoi coltelli, Fred si era dovuto abituare a lavorare le carni a mano. Da qui il soprannome.

Tony non lo vedeva da un bel po’ di anni. Erano stati compagni di avventura ed erano finiti in galera insieme dopo una rapina a un banco dei pegni. Lo ricordava come un ragazzo schivo, ma dalla pazienza corta. Nei suoi occhi aveva sempre letto un’ombra di follia che non gli era mai piaciuta. Confidava che col tempo fosse diventato più disponibile, anche perché la sua non sarebbe stata una visita di cortesia.

«Tony, aspettiamo anche il prossimo sotto casa?».

Tony ci pensò su un attimo.

«No, questa volta no. Andiamo a prenderlo mentre dorme. Sarà solo un avvertimento, ma la sorpresa dovrebbe spaventarlo a sufficienza».

«E se non c’è?».

Tony guardò Calvin come un padre guarderebbe il figlio dopo una domanda stupida.

«Quant’è che lavoriamo assieme?».

«Ehm… quasi sei anni».

«E di solito cosa abbiamo fatto in questi sei anni?».

«Ehm… spaccato tutto?».

Tony diede un buffetto in testa a Calvin.

«Vedi che se ci pensi un attimo ci arrivi? Parcheggia il furgone».

A quell’ora del mattino, tutti gli inquilini erano al lavoro. E se ci fosse stato ancora qualcuno, molto probabilmente dormiva. Tony sperava che pure Fred dormisse. Aveva una brutta sensazione a riguardo. Da quando gli era tornato in mente, non riusciva a togliersi dalla testa lo sguardo folle che lo Sventragalline aveva quando usciva dal suo stato di quiete. Il capo non aveva voluto dirgli il perché di quell’intimidazione, e questo lo insospettiva.

Dall’ingresso fino all’appartamento del quarto piano non incrociarono nessuno, nemmeno una vecchia intenta a portar fuori il cane.

«Calvin, forza la serratura ed entriamo senza fiatare, ok?».

L’omaccione annuì. Quello che Dio gli aveva tolto in acume, gliel’aveva restituito in destrezza manuale.

In nemmeno dieci secondi erano nell’appartamento.

«Che puzza Tony! Sa di merda di gatto!».

«Ti ho detto di non parlare, coglione!» bisbigliò a denti stretti Tony.

Qualcosa alla sua destra si mosse e un boato riempì l’appartamento. Calvin venne sbalzato per aria e cadde a terra, stecchito all’istante.

Tony cercò di estrarre la pistola, ma quando si girò era faccia a faccia con la canna di un fucile a pompa.

«Ma guarda chi è venuto a farmi visita. Il buon vecchio Tony Caruso. Ne è passato di tempo».

Tony, che non era solito farsi impressionare, tremò nel vedere Fred. I tratti del viso erano invecchiati, ma gli occhi erano rimasti quelli di un tempo, pieni di genuina pazzia.

«Ti manda Rick, vero?».

Tony cercò di negare, ma Fred lo colpì al viso con il fucile.

«Non mi dire le bugie, Tonino mio. Fortuna che ti ho colpito, altrimenti ti sarebbe cresciuto il naso.

Riproviamo. Ti ha mandato Rick, vero?»

Questa volta il capo si mosse su e giù. Avrebbe risposto di sì anche se gli avesse chiesto di uccidere la propria madre. Lo ricordava pazzo, ma non fino a quel punto.

«Tranquillo caro. Siamo amici. Ora ti giri e vai da Rick a dirgli che non deve mandarmi più nessuno, d’accordo?».

Tony annuì di nuovo. Fred abbassò il fucile e andò ad aprire la porta.

«Muoviti, fuori».

Tony non se lo fece ripetere due volte. Stava per varcare la soglia quando Fred richiuse di colpo la porta.

«Ho cambiato idea, glielo dico io».

Tony non ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo, che lo Sventragalline gli aveva già sparato in faccia mandandogli la testa in frantumi.

Guardò freddamente il corpo del suo vecchio amico crollare zampillando sangue dal collo mozzato. Si chinò e mise il fucile in mano al cadavere. Sapeva che non era credibile come omicidio-suicidio, ma sapeva anche che quando la polizia si trova a indagare su un paio di mafiosi che si uccidono tra loro non presta troppa attenzione ai dettagli.

Prese il cellulare dalla tasca di Tony, scorse la rubrica e chiamò.

«Rick, ciao! Sono Fred…».

Si alzò e aprì la porta sbirciando fuori.

«Tutto a posto. Però mi devi altre due cene di pesce, non te lo dimenticare! Lavorare per te mi piace, ma sono esigente. Solo ristoranti di qualità!».

La risposta che ricevette dal suo interlocutore lo fece ridere di gusto.

«Vado a far colazione, dopo passo a portarti i saluti di Tony e del suo amico… certo… certo… non preoccuparti… ciao, Rick!».

Diede un ultimo sguardo all’interno dell’appartamento, lanciò il telefono in mezzo al soggiorno e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

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