Il Festival di Cannes è una delle più importanti manifestazioni legate all’universo cosmopolita del cinema – a livello europeo e mondiale. Nel primo anno con la pandemia da Covid-19 definitivamente alle spalle, la 76esima edizione del Festival si è aperta al mondo e in particolare a Hollywood, con una programmazione ricca di film e personalità americane come era capitato poche volte nel passato.
Da menzionare, in primis, il ritorno in gran carriera di Johnny Depp che, dopo le brutte vicissitudini legate al suo divorzio con Amber Heard, si è presentato alla prima giornata del Festival con il film Jeanne du Barry, che racconta la storia d’amore scandalosa fra re Luigi XV e la cortigiana Jeanne Vaubernier (poi contessa di Barry).
Il cast del film (Suzane De Baecque, India Hair, Benjamin Lavernhe, Pierre Richard, Maïwenn, Pascal Greggory) è stato accolto con calore, ma non poteva che essere bagno di folla per Johnny Depp: selfie, autografi e strette di mani con una messe di fan arrivati da ogni parte del mondo solo per mostrargli affetto e sostegno.
Nella prima giornata di festival, applausi e ovazioni anche per uno degli attori più amati a Cannes e non solo: Michael Douglas. Per Monsieur Douglas, accompagnato da moglie e figlia in abiti elegantissimi, Palma d’oro alla carriera consegnata dall’attrice Uma Thurman e presentazione di un documentario sulla sua vita.
Le fils prodigue, questo è il titolo del lavoro, racconta la vita e la carriera di Michael che non può non essere, per buona parte, un omaggio e un riferimento anche al padre dell’attore, Kirk Douglas, con la cui grandezza Michael ha dovuto fare i conti per tutta la sua carriera.
Ma quello di Douglas non è stato l’unico riconoscimento alla carriera di questo lungo festival: Palma d’oro alla carriera “a sorpresa” anche per Harrison Ford, arrivato sulla Croisette per presentare l’ultima avventura di Indiana Jones – Indiana Jones e il quadrante del destino, in uscita nelle sale italiane il prossimo 28 giugno – presentato in fuori concorso a Cannes.
Ford ha passeggiato sul tapis rouge insieme alla moglie Calista e al cast del quinto episodio della saga dell’archeologo più inossidabile della storia del cinema: Phoebe Waller-Bridge, Shaunette Renée Wilson, Boyd Holbrook, Ethann Isidore e Mads Mikkelsen – oltre al regista James Mangold e ai produttori Kathleen Kennedy, Frank Marshall e Simon Emanuel. In questa pellicola (che sarà anche l’ultima della saga, come Ford ha confermato in diverse interviste), i tratti dell’attore sono stati ringiovaniti con l’ausilio della grafica digitale, per permettere la realizzazione di alcuni flashback.
Ma veniamo ora alla competizione vera e propria. Il Festival si è aperto con quella che, a nostro parere, è una perla cinematografica rara: stiamo parlando del cortometraggio Strange Way of Life, diretto da Pedro Almodóvar con protagonisti Ethan Hawke e Pedro Pascal. Il corto, 31 minuti appena, racconta la struggente storia di un amore censurato e proibito, eppure troppo intenso per essere messo veramente a tacere.
Protagonisti sono due uomini, all’inizio del Novecento, che vivono negli Sati Uniti rurali e terrosi: Silva (Pedro Pascal) e Jake (Ethan Hawke). Passionale e volitivo il primo, freddo e distaccato il secondo, i due avevano vissuto un’intensa quanto fugace storia d’amore quando erano ragazzi, brutalmente sedata perché omosessuale. Si ritrovano anni dopo, adulti e cambiati – ma non troppo: la passione e l’amore che li legano sono rimasti immutati e fanno male al cuore. Resta il rimpianto di una vita insieme, che sarebbe potuta essere ma che non è stata.
Uno dei film più attesi di questa 76esima edizione del festival è stato certamente Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese. Il regista ha voluto nel cast due degli attori con cui ha più amato collaborare: Leonardo DiCaprio (lo ha diretto in Gangs of New York e The Wolf of Wall Street, per fare due esempi) e Robert De Niro (Taxi Driver, Toro scatenato, Quei bravi ragazzi).
Killers of the Flower Moon è un massiccio film in costume basato su una pagina oscura della storia degli Stati Uniti: la scoperta, nel territorio americano, del petrolio agli inizi del secolo scorso, che portò i nativi americani Osage ad arricchirsi, suscitando l’interesse dei bianchi che iniziarono a sottrargli i beni con l’inganno. Per Scorsese e il cast ben nove minuti di applausi alla fine della proiezione e grande apprezzamento dalla stampa internazionale.
Un altro film (anche questo in costume) che ha catturato la nostra attenzione e che potrebbe vincere la Palma d’oro è Firebrand, del regista brasiliano Karim Aïnouz, con protagonisti un eccezionale Jude Law e una intensa Alicia Vikander.
Il film narra l’ultima fase della vita di uno dei re più famosi della storia inglese, Enrico VIII, fondamentale per il suo ruolo di iniziatore della chiesa anglicana. Vecchio, sofferente, distrutto dal diabete incalzante e afflitto da una gamba che va incancrenendosi, Enrico VIII non è il monarca forte e autoritario che molti ricordano dai libri di scuola.
È un uomo solo, sempre più distante dal suo popolo e dal suo regno, arrabbiato con tutto e tutti, che sfoga le sue frustrazioni in un rapporto di amore e odio con la sua sesta moglie, Katherine. In conferenza stampa, il protagonista Jude Law ha rivelato di aver indossato volutamente abiti che avessero sentore di putrido, per calarsi meglio nella parte.
Fra poche ore conosceremo i film premiati dalla giuria con la prestigiosa e ambita Palma d’oro, ma il senso del Festival non è (solo) questo. Le passerelle sul tapis rouge, gli scatti dei fotografi e i sorrisi smaglianti sono una vetrina per attori navigati, stelle nascenti, registi che ancora immaginano un cinema diverso e certezze che non ci abbandoneranno mai.
Perché, in fondo, l’essenza del cinema è proprio questa: raccontare storie più o meno eccezionali, emozionare il pubblico, trasmettere messaggi che vanno al di là del tempo. Partecipare a un festival di portata mondiale come è Cannes è il modo migliore per fare tutto questo.
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