Perché è così difficile trovare un sottomarino in immersione?

Fervono le ricerche del sottomarino disperso, ma perché è così difficile trovarlo? Quali sono le sfide a cui la scienza non dà risposta?

La notizia del sottomarino disperso mentre era impegnato in una missione più di diletto che scientifica, va detto, sta tenendo con il fiato sospeso il mondo intero. Domenica 18 giugno il sottomarino Titan è letteralmente scomparso dalle 8 del mattino.

Il mistero del sottomarino disperso
Sottomarino disperso, il motivo per cui non si riesce a trovare – Thewisemagazine.it

Dopo pochissimo tempo sono scattate le operazioni di ricerca e di soccorso, ma sembra che sia introvabile. E allora la domanda sorge spontanea: come è possibile che riusciamo a intercettare oggetti lontani anni luce dalla Terra, come gli asteroidi, ma sembra impossibile trovare un piccolo sommergibile di circa 7 metri?

A rispondere al quesito inerente il perché sia così difficile trovarlo ci pensa come sempre la scienza ricordandoci che sebbene viviamo in un’era dominata dalla tecnologia, questo non significa che tutto sia facile. Anzi. Essa stessa ha dei limiti piuttosto evidenti ed impattanti. Il caso del mancato ritrovamento, a oggi, del sottomarino disperso Titan è emblematico. Vediamo allora come mai c’è tutta questa difficoltà nelle operazioni di ricerca e di soccorso.

Cosa è successo al Titan e perché non si trova il sommergibile?

La prima cosa da fare è un piccolo recap sull’accaduto. Il sommergibile disperso Titan era partito per una missione che mirava a raggiungere il relitto del Titanic. Dal 18 giugno però si sono persi i contatti e sono partite le ricerche.

Indagini sottomarine
Niente da fare per il sottomarino Titan. Perché non si trova – Thewisemagazine.it

A bordo del sottomarino, infatti, la scorta di ossigeno è sufficiente per sole 96 ore di immersioni. Se non ci sono stati danni. E così studiosi e personale concentrato sulle ricerche, sanno che il tempo a disposizione per ritrovare vivi i membri dell’equipaggio, finirà il 23 giugno. A bordo di Titan il miliardario britannico Hamish Harding, il miliardario oceanografo francese Paul-Henri Nargeolet, ex militare ed esperto del Titanic, il miliardario pachistano Shahzada Dawood, suo figlio diciannovenne Sulaiman e Stockton Rush amministratore delegato della compagnia del Titan la cui moglie è la bisnipote di una coppia di vittime del naufragio.

USA e Canada, da quando hanno saputo che il sottomarino era scomparso, hanno dato immediatamente il via alle operazioni – piuttosto costose per altro – di ricerca. I mezzi impiegati sono svariati: un sottomarino, aerei, sonar, imbarcazioni con idrofoni… Eppure niente da fare. Il motivo per cui cercare un sommergibile o un sottomarino è così complicato è legato all’acqua stessa. Le onde elettromagnetiche che vengono inviate per fare ricerche vengono letteralmente assorbite dall’acqua dopo pochi metri di profondità. Quindi radar e tecnologie di questo tipo sono inutili. Bisogna puntare tutto invece sull’utilizzo del sonar che sfrutta le onde acustiche inviandole nel mare e sfruttando il riflesso per individuare oggetti lontani. Un po’ come fanno le balene insomma.

La tecnologia quindi ha fatto e farà continuamente grandi progressi, ma alle volte la potenza della natura sembra impossibile da battere. E così, nonostante gli sforzi congiunti di molti paesi, la ricerca del sommergibile Titan è ancora avvolta nel mistero. 

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