A volte il destino sorride. È il caso di un uomo che doveva salire sul Titan ma non ci è riuscito: ecco qual è il motivo della sua assenza.
Il destino del sommergibile imploso in profondità dell’Atlantico solleva ancora molti interrogativi sulla regolamentazione e sui rischi delle sue attività turistiche, soprattutto dopo alcune testimonianze dirette. Quello che però adesso ha lasciato tutti sconvolti è la rivelazione di un uomo che doveva partire, ma che poi ha avuto un contrattempo.
Almeno 46 persone hanno viaggiato nel 2021 e nel 2022 all’interno del sommergibile Titan di OceanGate fino al sito del relitto del Titanic. È questo quanto rivelato dalla documentazione che la società ha depositato presso un tribunale distrettuale federale di Norfolk, in Virginia, che sovrintende tutte le questioni relative al noto relitto affondato tragicamente nel 1912.
Tra i primi che si è rivolto ad OceanGate per vedere il Titanic è stato Arthur Loibl, un esploratore e un uomo d’affari tedesco di 61 anni, attualmente in pensione. L’uomo ha raccontato di aver avuto la brillante idea di visitare il relitto durante un viaggio fatto nel 2016 in Polo Sud. Loibl, nel 2019, ha pagando la bellezza di 110mila dollari per un’immersione che non c’è mai stata, dato che il sommergibile non è riuscito a passare il test.
Titan, Arthur Loibl non è salito per miracolo: il racconto
Nonostante l’avventura del 2019 sia fallita prima di iniziare, Arthur Loibl non si è dato per vinto, così due anni dopo, nel 2021, è riuscito a coronare il suo sogno e immergersi nel Titan insieme al Ceo di OceanGate Stockton Rush, al francese ed esperto del Titanic Paul-Henri Nargeole e ad altri due miliardari inglesi.
Quel viaggio, fatto nell’agosto 2021, Loibl lo ha definito come “missione sudicia”. L’imprenditore tedesco ha confessato di essere stato molto fortunato a sopravvivere a una tragedia. Durante un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild, l’uomo ha spiegato che il primo sommergibile provato non aveva funzionato, tanto che la missione era iniziata con cinque ore di ritardo a causa dei problemi tecnici.
“Ero un po’ ingenuo, guardando indietro è stata una operazione kamikaze”, ha detto Loibl sottolineando che non avrebbe mai più rifatto quell’esperienza una seconda volta. “Ero consapevole che stavo rischiando la vita, sapevo cosa sarebbe potuto succedere”, ha poi aggiunto.
Ricordiamo che a perdere la vita nel Titan sono state cinque persone: il Ceo di OceanGate Stockton Rush e l’esploratore francese Paul-Henry Nargeolet (entrambi sono stati compagni di viaggio di Loibl). Con loro c’erano anche il miliardario britannico Hamish Harding, l’uomo d’affari pachistano Suleman Dawood e suo figlio Shahzada.