Dopo essere stato curato per un mal di schiena purtroppo è rimasto colpito da altre condizioni difficili. Come è successo?
Quando abbiamo un problema fisico ci rivolgiamo al nostro medico di base, nella speranza di riuscire a risolverlo. Una analisi approfondita e un controllo rapido possono portare alla luce una diagnosi accurata, utile per aiutarci a stare meglio. Dopo le analisi inizia il processo di guarigione, che può essere breve o lungo a seconda del tipo di problema riscontrato. Al termine di questo percorso dovremmo stare bene in teoria, ma non tutti sono così fortunati.
Un uomo bresciano, nel 2017, aveva accusato dei fortissimi dolori alla schiena. Erano troppo difficili da sopportare, così ha pensato di richiedere una “terapia del dolore” per cercare di risolvere il problema. I medici gli avevano fatto delle iniezioni che sarebbero servite per farlo stare meglio, cancellando il dolore alla schiena in poco tempo. Tutto chiaro fino a questo momento, se non fosse che la situazione è degenerata molto velocemente.
L’uomo ha iniziato a riscontrare alcuni danni alla sensibilità del pene, che poi lo avrebbero portato all’impotenza e all’incontinenza totale. Questo lo ha costretto a seguire dei trattamenti con il catetere, che purtroppo non hanno migliorato la sua condizione fisica. A questo punto il paziente ha portato la vicenda in tribunale, venendo sottoposto ad altri accertamenti preventivi e ad una consulenza tecnica.
Segue una terapia e poi diventa impotente, la tragica storia di quest’uomo: è successo davvero
Gli esami hanno confermato che la responsabilità della salute dell’uomo era dell’azienda. Alla fine, dato che il danno era stato riscontrato, il giudice del Tribunale di Brescia è arrivato ad una conclusione. La società ospedaliera avrebbe dovuto risarcire l’uomo con 600.000 mila euro, per risarcirlo dei danni fisici e morali che gli erano stati causati. La terapia del dolore non ha funzionato come avrebbe dovuto sfortunatamente.
Durante la firma della delibera, l’Asst ha dichiarato di aver preso questa decisione su un principio molto semplice. La società doveva tenere conto del concreto rischio e dell’aggravamento dei costi della terapia, invece di procedere senza un accertamento effettivo. Arrivati in tribunale, dunque, hanno optato per accettare la richiesta di risarcimento di 600mila euro, consapevoli che se il processo fosse andato avanti i costi per l’errore commesso sarebbero stati addirittura maggiori.