Alcuni mestieri sono irrimediabilmente stati associati a un maggiore rischio di cancro alle ovaie: scopri se c’è anche il tuo
Secondo una recente ricerca condotta dall’Università di Montréal in Canada, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Occupational & Environmental Medicine, alcuni lavori sembrerebbero favorire l’insorgenza del cancro alle ovaie. Questa neoplasia nell’80-90% dei casi insorge in donne con un’età compresa tra i 20 e i 65 anni e circa il 15-20% di questi rumori è maligno. Ecco quindi quali sono i mestieri più a rischio.
In Italia, il carcinoma ovarico colpisce circa 1.5 persone ogni 10mila e l’incidenza di questa neoplasia è in aumento nei paesi industrializzati: con una frequenza di circa 17 casi ogni 100mila persone, ha una mortalità di circa 12 persone ogni 100mila malati all’anno e purtroppo, nella maggioranza dei casi, viene scoperto in fase ormai avanzata. Ecco però quali sono i risultati della ricerca condotta dall’Università canadese: questi mestieri ti mettono più a rischio.
Quali sono i lavori associati a un maggiore rischio di cancro alle ovaie
Innanzitutto, è emerso che un grande numero di donne con tumore alle ovaie ha un basso livello di istruzione, non assume e non ha mai assunto contraccettivi orali e non ha figli, o ne ha meno rispetto al gruppo di controllo quindi di donne non malate di cancro alle ovaie. Inoltre, gli studiosi hanno notato che le donne che hanno lavorato per più di 10 anni come parrucchiere o estetiste hanno un rischio tre volte maggiore, così come quelle che hanno lavorato per lo stesso tempo nella contabilità.
Per chi ha lavorato nell’industria dell’abbigliamento, invece, il rischio è maggiore dell’85% rispetto al gruppo di controllo, mentre chi è stato addetto alle vendite o al commercio al dettaglio ha un rischio aumentato del 45% e del 59%. Di fatto, si è osservata un’incidenza di oltre il 40% in più in chi è stato esposto per più di 8 anni a talco, ammoniaca, perossido di idrogeno, polvere di capelli, fibre di poliestere, coloranti, cellulosa, gas propellenti, formaldeide e sostanze chimiche varie.
Nel caso delle parrucchiere, ad esempio, è proprio l’esposizione a queste sostanze contenute ad esempio nelle tinte per capelli ad aumentare il rischio. Secondo gli studiosi, questa ricerca può favorire lo studio di potenziali strategie per affrontare questo problema, ancora troppo poco considerato: “C’è ancora bisogno di migliorare lo studio sui rischi professionali che corrono le donne“, conclude una delle ricercatrici.