Osserva con attenzione la foto presente nell’articolo, se ti dà fastidio vuol dire che soffri di un disturbo ben preciso
Osserva la foto presente nell’articolo? Se dopo qualche secondo inizi ad avvertire un senso di fastidio vuol dire che soffri di una patologia denominata tripofobia.
La tripofobia non è altro che un fenomeno psicologico che si innesca in tutte quelle persone che manifestano una paura o una notevole avversione verso i buchi irregolari.
Questi buchi possono presentarsi in più occasioni: sulla pelle, sui tessuti, sulle piante o sugli oggetti che comunemente usiamo nel nostro quotidiano. Quali sono i sintomi più comuni della tripofobia? Innanzitutto repulsione e fastidio, alcune persone hanno manifestato anche brividi, prurito, nausea, sudorazione, ansia e nei casi più gravi anche degli attacchi di panico.
Tripofobia, scopriamo altri dettagli sulla “paura dei buchi”
La tripofobia può condizionare la vita delle persone che ne sono affette. La “paura per i buchi” può avere un impatto significativo sulle scelte di vita e sulle attività da svolgere nel quotidiano. Per esempio alcuni potrebbero manifestare una sorta di insofferenza verso quei luoghi caratterizzati da texture con i buchi o semplicemente un’avversione verso gli alveari o le spugne.
L’ansia associata alla tripofobia può anche condizionare la qualità della vita. Non tutti i soggetti sono interessati dai medesimi sintomi, ci sono coloro che la sviluppano in modo molto più grave rispetto ad altri. Al momento non è ancora completamente riconosciuta come condizione psicologica diagnosticabile, per questo motivo non vi è un modo “ufficiale” per arginarla.
Il modo di combatterla, quindi, cambia da persona a persona e si potrebbe ricorrere ad una tecnica di gestione dello stress, così come anche a terapie cognitive e comportamentali o terapie espositive. Nel primo caso ci stiamo riferendo all’approccio terapeutico comunemente utilizzato per affrontare i disturbi d’ansia.
La terapia espositiva consiste, invece, nel cercare di rovesciare il paradigma quindi nel caso di soggetti tripofobici si cerca di fargli osservare, in maniera graduale, immagini o oggetti con i buchi con lo scopo di ridurre l’ansia associata. Tale argomento, ad ogni modo, ad oggi risulta estremamente complesso e in continua evoluzione.
Sono parecchi gli studi scientifici che stanno cercando di individuare le cause precise di questa patologia, in modo da elaborare una cura altrettanto specifica che sia la stessa per tutti coloro che ne soffrono.