Cosa sta succedendo ai prezzi della benzina, sono alti ma il problema è ancora più articolato: i rincari non si fermano.
I prezzi della benzina non scendono e gli italiani si chiedono come sia possibile che rimangano così alti. Sulla questione si sono espresse diverse voci e alla fine è venuto fuori che più che complotti si sia creato un caos, al quale si aggiunge il fatto che l’Italia deve prendere in considerazione anche le accise. A parlare a proposito dell’aumento vertiginoso dei prezzi della benzina è stato anche Bruno Bearzi, il presidente nazionale di Figisc Confcommercio, associazione di categoria dei gestori delle pompe di carburanti, che intervistato ha deciso di fare chiarezza sulla questione dei rialzi.
Secondo Bearzi si è alzato un polverone di eccessive polemiche sul prezzo dei carburanti che si possono definire come il solito “copione complottista” nel senso puro del termine. Il pensiero comune consisterebbe nel fatto che le compagnie approfitterebbero del rialzo di tutti i prezzi per aumentare i listini della benzina e del gasolio, così che i cittadini già nel caos non accuserebbero più di tanto il rialzo, soprattutto perché ormai intenti a partire per le vacanze. I prezzi della benzina al servito ruotano attorno ai 2 euro/litro ormai da mesi.
La soglia psicologica dei due euro è difficile da affrontare ed è facile immaginare un prezzo spropositato. Considerando le accise e l’Iva, facendo un calcolo, viene fuori che il guadagno del benzinaio è di circa 50 cent. La verità è che il discorso delle accise è vero, per esempio l’Italia è il Paese con le accise sul diesel più alte in Europa, questo influisce sui prezzi che oscillano ma, come riporta anche Il Sole 24 Ore, il costo dei carburanti italiani è il più basso della media europea, una volta inserita l’iva e le accise, il prezzo sale vertiginosamente.
Le accise sulla benzina sono costituite da 18 voci diverse, e tutte incidono direttamente sul prezzo finale dei carburanti. Ciò significa che è vero che in Italia i prezzi sono spropositati rispetto ai rialzi dei prezzi generali della materia prima, ma questo non è dovuto ai benzinai bensì alla tassazione dello stato italiano che non può essere ignorata quando si vedono i cartelloni che sfiorano, o a volte addirittura superano, i due euro.
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