In una recente intervista rilasciata a Notizie.com, il segretario nazionale dall’Associazione Nazionale Forense dice la sua sul ddl Nordio approvato dal CdM.
Sono anni che si dibatte sulla necessità di sveltire il sistema giuridico e di rendere maggiormente veloci i processi che da tempo ingolfano tutto il sistema. La riforma del sistema giudiziario è parte delle richieste avanzate dall’Unione Europea all’Italia in merito ai finanziamenti concessi per il Pnrr e un primo passo in tal senso è stato fatto con l’approvazione del ddl Nordio sui processi civili e penali.
La proposta del ministro non ha convinto tutti e c’è chi inizialmente ha mosso delle critiche riguardo la parte sulle intercettazioni. Nella giornata di ieri è giunto l’ok del CdM riguardo il Decreto Giustizia, una misura che estende le possibilità di intercettazioni nei reati gravi, centralizza le informazioni in mano alla giustizia e aumenta le pene per i piromani.
Nel frattempo c’è chi ritiene che la riforma attualmente non sia prioritaria e sostiene che prima di tutto il sistema andrebbe finanziato e amministrato meglio. Questa osservazione si basa anche sull’evidenza dei fatti e sull’osservazione di un trend politico che tende a ripetersi: praticamente ogni governo ha presentato una propria riforma della giustizia, creando un continuo cambio di rotta che poco ha giovato nella risoluzione dei problemi atavici della giustizia nostrana. Ci si chiede dunque se il decreto Giustizia appena approvato possa davvero migliorare la situazione oppure rientri nelle modifiche non risolutive.
Il segretario dell’Associazione Nazionale Forense Di Marco sulla riforma della giustizia: “Il cittadino al centro di tutto”
Visto che spesso la giustizia, specialmente in campo penale, è al centro del dibattito politico, da profani è difficile capire cosa debba contenere una riforma per migliorare il sistema giuridico e permettere processi più veloci e al contempo più equi. Può essere utile dunque ascoltare il parere di chi, come Giampiero Di Marco, ha esperienza sul campo e profonda conoscenza della materia e del sistema.
Raggiunto da ‘Notizie.com’, il segretario nazionale dell’ANF ha prima di tutto sottolineato come ci sia un errore di principio: “La giustizia viene amministrata in nome del popolo italiano, non dei magistrati. Quindi il cittadino deve stare al centro della giurisdizione e con esso le avvocature”.
Quando gli viene chiesto di esplicitare meglio l’affermazione, Di Marco spiega che di recente sono state varate due riforme (una sul processo civile e una su quello penale) che in teoria dovevano aiutare l’italia a raggiungere gli obiettivi fissati dal Pnrr, ma che in realtà non saranno sufficienti per stessa ammissione del governo. Il problema è secondo lui strutturale: “Il vero problema è questo: vanno risolti i problemi organizzativi e amministrativi. È necessario aprire una riflessione senza pensare alla giustizia solo in termini di numeri. Inutile pensare al 2026, ma guardare ad obiettivi diversi”.
Per quanto riguarda il decreto giustizia appena approvato, Di Marco si dice favorevole all’ampliamento dell’utilizzo delle intercettazioni poiché potrà servire per contrastare meglio la mafia ed il terrorismo e si dice anche favorevole alla digitalizzazione del sistema, tuttavia ritiene che ci siano altri aspetti prioritari che vanno risolti:
“L’Europa ci chiede performance numeriche in termini di efficienza, però la vita delle persone non si esprime in numeri. La vita delle persone è fatta di mille sfaccettare e la giustizia deve esserne parte. Il lavoro da fare nel sistema giustizia deve mettere il cittadino al centro e il magistrato in condizione di fare un ottimo lavoro. Con un organico sguarnito, sia per quanto riguarda i magistrati, sia i funzionari amministrativi, bisogna chiedersi che giustizia vogliamo”.