Il Governo torna a riunirsi per discutere della riforma delle pensioni. Le ipotesi sul tavolo sono tante. Vediamo i dettagli.
Palazzo Chigi torna a riunirsi per parlare della delega fiscale, della legge di Bilancio e, in particolare, della riforma delle pensioni. Vediamo insieme cosa potrebbe cambiare dal prossimo anno.
Quello delle pensioni è uno dei temi più scottanti. Fare una riforma strutturale, per il momento, è impossibile per mancanza di risorse finanziarie. Tuttavia qualcosa va fatto e al più presto altrimenti il rischio è un ritorno alla legge Fornero per tutti. La legge Fornero non solo non consente di andare in pensione prima dei 67 anni ma penalizza i redditi più bassi. Infatti chi, pur avendo 67 anni e 20 di contributi, non arriva a maturare un assegno previdenziale pari almeno a 1,5 volte l’importo dell’Assegno sociale, dovrà continuare a lavorare anche oltre i 70 anni. Superare questa riforma è una necessità e il Governo Meloni ci sta lavorando da mesi.
Subito dopo le vacanze ci saranno due incontri con i sindacati per fare il punto della situazione e capire cosa si può fare e cosa no. Il quadro è ancora piuttosto confuso, pieno di punti interrogativi e ipotesi che sembrano irrealizzabili.
Le priorità ora sono due: da un lato agevolare le uscite anticipate e dall’altro aumentare gli assegni di chi in pensione c’è già. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il Governo sta valutando – oltre all’abbassamento delle aliquote Irpef- una rimodulazione delle detrazioni in base al reddito in modo da aiutare chi ha stipendi e pensioni basse. Le detrazioni dovrebbero partire dal 4% per i redditi fino a 15.000 euro l’anno e andare diminuendo per arrivare ad azzerarsi per i redditi oltre i 100.000 euro.
Si sta ragionando inoltre anche sulla rivalutazione da applicare per il 2024 in base all’andamento dell’inflazione ma pare improbabile un adeguamento del 7%, come servirebbe per fare fronte ai rialzi. Molto più probabile che la rivalutazione si assesti intorno al 4%. Sul fronte delle uscite anticipate è ormai quasi certa la proroga di Quota 103 ancora per un anno. Altamente probabile anche la riconferma di Ape sociale in misura allargata: l’Esecutivo sta, infatti, valutando di ampliare la platea dei beneficiari che potrebbero accedere alla pensione anticipata con questa misura.
Oggetto di discussione anche una nuova misura simile ad Ape sociale ma rivolta unicamente alle donne: una sorta di “ponte” che possa accompagnare le lavoratrici dai 60 anni fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni. Questa nuova misura andrebbe a sostituire Opzione donna. Ancora molti punti interrogativi pendono su Quota 41. Questa opzione di prepensionamento potrebbe essere estesa a tutte le categorie di lavoratori ma solo a patto di ricalcolare tutti gli assegni con il sistema contributivo puro. Di conseguenza verrebbero fatte pesanti decurtazioni sugli assegni e potrebbe risultare poco appetibile.
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