I dati sull’economia preoccupano il Governo: la crescita rallenta e anche l’occupazione. Ma non ci sono solo cattive notizie all’orizzonte.
Prospettive poco confortanti per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che puntava molto sulla crescita dell’economia italiana, in particolare sulla creazione di nuovi posti di lavoro.
Notizie meno rosee del previsto per l’economia italiana. Rivisti ulteriormente al ribasso i dati del secondo trimestre, col PIL di aprile-giugno in calo dello 0,4% rispetto al precedente trimestre (dal +0,6% del primo trimestre) a fronte comunque di un +0,4% su base annuale. A completare il quadro poco incoraggiante, il calo del numero degli occupati. Ma c’è anche un dato che fa ben sperare, come vedremo.
PIL in flessione nel secondo trimestre dunque. Un calo determinato soprattutto dalla debolezza della «domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera ha fornito un contributo nullo» ha spiegato l’Istat. Nullo anche l’apporto dei consumi privati, negativo invece l’apporto della spesa delle amministrazioni pubbliche e degli investimenti. Secondo gli esperti i dati resi noti fanno pensare a un rallentamento della crescita del PIL, che a fine anno potrebbe essere inferiore all’1%, forse anche per l’esaurimento della spinta edilizia sulla scia dei generosi incentivi fiscali.
Oltre ai dati sul PIL sono arrivati anche quelli sul mercato del lavoro. I dati mostrano un tasso di disoccupazione salito al 7,6% (+1% rispetto a giugno), quando era atteso al 7,4. Altro dato preoccupante è la frenata dell’occupazione, calata di 73 mila unità dopo 7 mesi di crescita. Il numero degli inattivi invece è cresciuto di 14 mila unità.
Va meglio invece dal lato dell’inflazione: le stime preliminari dell’Istat parlano di un 5,5% su base annua (meglio rispetto al 5,9% di luglio), anche se superiore alle previsioni che davano l’inflazione al 5,3%.
L’inflazione così continua il suo trend di progressivo e graduale calo (inflazione «ancora fortemente influenzata dalla dinamica dei beni energetici», sottolinea però l’Istat). Una decelerazione in parte frutto dell’andamento favorevole dei prezzi di alcuni servizi (trasporti, cultura, servizi ricreativi e di cura della persona) e in parte dovuto al rallentamento dei prezzi dei beni alimentari, «la cui crescita in ragione d’anno rimane, tuttavia, su valori relativamente alti», avverte l’Istituto di statistica.
Loredana Federico, capo economista di UniCredit per l’Italia, prevede che quest’anno l’inflazione chiuderà la sua corsa intorno a un 6% di media per rallentare al 2,4% il prossimo anno. Invece la rinnovata volatilità dell’inflazione energetica potrebbe in parte persistere dato che in questa ultima parte dell’anno si prevede un’interruzione della rincorsa al ribasso dei prezzi del gas all’ingrosso verso i livelli di inizio 2021, prima della crisi energetica.
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