Arrivano le prime conferme sulle pensioni. Nel 2024 dovremmo ritrovare ancora Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.
Inizia ad intravedersi uno spiraglio di luce in mezzo a tanta nebbia. Per il 2024 il Governo Meloni sembrerebbe ormai pronto a riconfermare Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Intanto sono ripresi gli incontri tra Governo e sindacati per discutere sulle pensioni e fare il punto della situazione.
Purtroppo le risorse finanziarie da destinare alla previdenza sociale sono esigue: non più di 1,5 miliardi di euro. Troppo pochi per pensare ad una riforma pensionistica completa. Nel 2024, pertanto, troveremo ancora la cara legge Fornero a dettare le regole del pensionamento. Tuttavia, proprio per evitare un ritorno alla legge Fornero per tutti, ma non potendo ancora estendere a tutti Quota 41, l’esecutivo ha deciso di riconfermare le tre “misure tampone”
Pensioni: ecco cosa accadrà nel 2024
Come anticipato, una riforma delle pensioni strutturale non è ancora possibile per mancanza di adeguate risorse economiche. Tuttavia è necessario fare qualcosa per superare la legge Fornero, altrimenti sempre più persone rischiano di dover lavorare addirittura oltre i 70 anni.
Con la legge Fornero, infatti, si può andare in pensione a 67 anni solo se: si hanno almeno 20 anni di contributi e si è maturato un assegno previdenziale pari almeno a 1,5 volte l’importo dell’Assegno sociale. Di conseguenza chi guadagna poco e ha pochi contributi non potrà andare in pensione nemmeno a 67 anni ma dovrà lavorare fino a 71. Obiettivo di legislatura del Governo Meloni è proprio superare questa situazione, ma per il momento non è ancora possibile.
Nell’ottica di procedere per piccoli passi, è probabile che nel 2024 ritroveremo tre misure “tampone” volte ad agevolare le uscite anticipate dal lavoro. La prima misura che quasi certamente verrà riconfermata è Quota 103. Questa opzione di prepensionamento permette di andare in pensione a 62 anni con 41 di contributi ma, fino al raggiungimento dei 67 anni di età, l’assegno previdenziale non può mai superare il quintuplo dell’importo della pensione minima.
La seconda misura che con ogni probabilità rivedremo anche il prossimo anno è Ape sociale che prevede il pensionamento a 63 anni con un requisito contributivo che oscilla tra 30 anni e 36, a seconda della propria categoria lavorativa. Il Governo sta addirittura pensando di rafforzare questa misura ampliando la platea dei beneficiari. Ape sociale, però, presenta diversi svantaggi: non è soggetta a rivalutazione, non prevede la tredicesima né la quattordicesima e, fino ai 67 anni, l’assegno non può mai superare 1500 euro al mese.
Infine, nonostante i mille punti interrogativi, dovrebbe trovare riconferma anche Opzione donna. Il Governo Meloni, per il 2023, aveva alzato l’età pensionabile da 58 anni a 60 e aveva enormemente ristretto la platea delle beneficiarie di questa misura. Ad oggi, infatti, possono accedere alla pensione con Opzione donna solo le caregiver, le dipendenti di aziende in crisi o le lavoratrici con invalidità pari o superiore al 74%. I sindacati, però, premono affinché dal 2024 Opzione donna torni ad essere fruibile da parte di tutte le categorie di lavoratrici.