Cosa fare nella dichiarazione nel 730 o nel Modello Redditi per chi intende donare soldi ai figli: come funziona caso per caso.
Molti di coloro che magari intendono o stanno pensando di donare soldi ai figli, o comunque ai parenti, si chiedono se occorra dichiararli e se e quando vada pagata l’imposta. In primo luogo occorre chiarire qualche aspetto circa la donazione, ovvero lo strumento impiegato dai genitori per anticipare ai propri figli quanto spetti a quest’ultimi a titolo di eredità.
Si tratta di un contratto mediante cui una parte sceglie, volontariamente, di impoverirsi a favore di un’altra che sarà arricchita. In poche parole, un regalo. Di solito, tramite la donazione vi è il trasferimento di un bene, mobile oppure immobile, verso un soggetto. Ma la donazione potrebbe riguardare anche l’assunzione di un obbligo verso il donatario.
Ai fini della validità, occorre che il contratto di donazione sia fatto per atto pubblico, e dunque da un notaio in presenza di 2 testimoni. L’operazione invece, in assenza d’atto pubblico, è consentita soltanto qualora si leghi ad un bene mobile di modico valore. Si pensi ad esempio ai regali scambiati in ottica di festività e ricorrenze.
Le donazioni di modico valore non necessitano dell’atto del notaio e non sono tassabili. Altresì, anche le donazioni di aziende o rami, quote sociali/azioni, se verso figli, o genitori o coniuge non sono soggette a tassazione. Stesso discorso per donazioni dei veicoli con iscrizione al Pra, e anche in merito alle spese di mantenimento, educazione, abbigliamento, matrimonio. In ogni altro caso, le donazioni necessitano dell’atto pubblico e occorre dichiararle.
Donare soldi a figli: imposte e dichiarazione, come funziona
Quando si ha a che fare con donazioni con atto pubblico, quest’ultime sono soggette a tassazione, con l’imposta di donazione che viene determinata in base al valore dell’oggetto donato e al grado di parentela.
Nel dettaglio, non bisogna pagare l’imposta di donazione qualora l’importo non ecceda un 1 milione di euro, la franchigia fra coniugi e parenti in linea retta. È il caso di genitori e figli, dei rispettivi ascendenti e discendenti in linea retta. Così come di adottanti e adottati. Qualora si superasse la suddetta cifra, si pagherebbe l’imposta con aliquota del 4% della cifra donata.
Nel caso di fratelli e sorelle, il limite è pari a 100mila euro. Oltre questa cifra si pagherebbe l’imposta di successione, al 6%. Nessuna franchigia e aliquota al 6% fra parenti sino al quarto grado, affini in linea retta e in linea collaterale sino al terzo grado. Infine, tassazione dell’8% per cento sul totale per quanto riguarda le donazioni fra amici o individui differenti rispetto a quanto già indicato.
Andando nello specifico della dichiarazione, questa non va fatta dal donante in caso di donazione, visto che non guadagna nulla ma si impoverisce. Nel caso di importi di modesta entità, anche il beneficiario non dovrebbe dichiarare nulla. Si tratta di donazioni che non vanno a costituire reddito assoggettabile ad Irpef. Qualora però si trattasse di donazioni dove occorre l’atto pubblico, ciò che si riceve bisogna dichiararlo.
Il donatario dovrà pagare l’imposta, visto che beneficia di beni e diritti donati dal proprietario, senza alcuna corresponsione in cambio. Dunque, in sintesi, occorre l’atto notarile e la dichiarazione, per le donazioni di non modico valore che sono potenzialmente imponibili. Viceversa, non c’è bisogno dell’atto pubblico per le donazioni di modico valore, che non sono tassabili. Ad ogni modo è opportuno confrontarsi anche con esperti del campo per approfondire la tematica.