Gino Paoli, tutta la verità sconvolgente sul tentato suicidio che sconvolge i fan: ecco cosa è successo davvero
Uno dei cantautori che è entrato in punta di piedi nel cuore di milioni di italiani con la sua musica e con l’arte di raccontare la vita attraverso le sue canzoni è proprio lui, Gino Paoli. Originario di Genova, ha condiviso l’arte della musica insieme agli amici come Lauzi, Tenco, De Andrè, Bindi e i fratelli Reverberi che lo hanno aiutato all’esordio. Recentemente, è stata svelata la verità sul suo tentativo di suicidio che lasciò di stucco i fan.
Tra i brani che lo hanno consacrato quale genio della musica italiana vi sono Il cielo in una stanza, Senza fine, La gatta, Sapore di sale, Una lunga storia d’amore, Quattro amici… e tante altre ancora. La svolta, negli anni Sessanta, avvenne proprio con il brano La Gatta che catturò l’attenzione del noto paroliere Mogol.
Inoltre, Gino Paoli ha scritto canzoni per numerosi artisti di grande calibro, una fra tante Mina che interpretò il suo brano Il cielo in una stanza consacrandolo come uno dei maggiori autori nel firmamento musicale italiano.
Circa la vita privata, Gino Paoli ha vissuto un momento davvero buio della sua vita e in una intervista a L’Espresso ha confessato di essere andato via di casa dopo il liceo, per il rapporto conflittuale con il padre. Per un periodo ha vissuto sulle panchine, lavorando successivamente come grafico, guadagnando davvero poco. Per circa quindici anni ha sofferto di dipendenza all’alcool, risolta solo dopo la morte di suo fratello.
Gino Paoli e la verità sul tentato suicidio
Il cantautore, come vi abbiamo accennato, ha vissuto momenti davvero bui. Nel Luglio 1963, Gino Paoli ha tentato di togliersi la vita e dopo moltissimi anni, all’Espresso ha deciso di rivelare la motivazione.
Gino Paoli, mentre era solo in casa si sparò un colpo al cuore. Il proiettile rimase conficcato nel pericardio, dove è rimasto perché i medici non ne hanno ritenuto opportuna l’estrazione. L’uomo in una intervista a L’Espresso rivelò: “Non mi sparai perché ero travolto dai problemi. Anzi, ero all’apice della fama e avevo tutto. Lo feci per noia. E per sfida. (…) Togliersi la vita è l’unico arrogante modo per decidere del proprio destino. Ma la pallottola si conficcò nel pericardio. Ed è ancora là. Fu un segno. Non era la mia ora. Dopo, ho capito che è stato meglio così“.
Ma dopo qualche anno ha aggiunto altri dettagli sul quel gesto insano: “Avevo tutto dalla vita, volevo vedere cosa c’era dall’altra parte, credevo di aver visto tutto. Ma era una str****ta mostruosa. Ho preso un paio di pistole, le ho provate per vedere quale sparava più lontano. Poi misi un po’ di pillole sul comò e cominciai a prenderle, ma era una rottura di co****ni esagerata. Pensai di buttarmi dalla finestra, poi a un certo punto ho pensato: mi sparo. Fu come se mi avessero tirato un masso enorme addosso”.