I nuovi Bonus Figli sono tanti e sono sicuramente un aiuto, ma hanno un impatto diverso sulle famiglie che vivono al Nord o al Sud.
Come è noto, una delle missioni del Governo Meloni che viene spesso dichiarata a favore dei microfoni e delle telecamere di giornalisti e cronisti è quella di favorire la natalità. E al tempo stesso dare un sostegno concreto alle famiglie che hanno dei figli. Con questi due scopi principali sono state elaborate alcune soluzioni volte a dare una certa sicurezza economica a chi ne ha più bisogno.
Viviamo tempi in cui l’inflazione galoppa ed erode il potere di acquisto degli italiani, siano essi madri e padri o single. Ma i tanti tipi di sostegno alle famiglie con figli ideati dall’esecutivo hanno un impatto molto diverso sulle famiglie che risiedono al Nord rispetto a quelle che vivono al Sud e questo sta scatenando alcune critiche. Riflettiamo sul tema perché vale la pena analizzare questa questione.
Bonus Figli, ecco come impattano diversamente a Nord e Sud Italia
Tra i provvedimenti per le famiglie che hanno figli ci sono Bonus Asilo Nido, (ex) Bonus Bebè, congedi parentali. Ma queste opportunità non sono “uguali” in tutta Italia. Prendiamo ad esempio l’assegno di natalità che è andato a sostituire il Bonus Bebè. L’Assegno di natalità, già conosciuto come Bonus bebè è stato sostituito dall’Assegno unico e universale per i figli a carico.
Il quale consiste in un sostegno economico che lo Stato italiano riconosce a tutte quelle famiglie in cui è presente almeno un figlio a carico. L’importo del bonus è chiaramente più alto per le famiglie che versano in condizioni economiche disagiate, infatti si calcola in base all’ISEE.
Può essere percepito fino al compimento dei 21 anni dei figli e senza limiti di età nel caso dei figli disabili. Perché impatta diversamente su chi abita al Nord o al Sud? Secondo l’Inps è stato circa il 90% degli aventi diritto a richiedere l’Assegno unico e universale, soprattutto tra i lavoratori dipendenti (82%).
Le differenze tra Nord e Sud
Si è registrato un picco tra i lavoratori dipendenti del Sud (a Crotone, in Calabria, si è toccato il 96%, un punto percentuale in meno per le province di Agrigento, Enna, Caltanissetta, Potenza e Matera) rispetto a quelli del Nord, dove invece è più richiesto il congedo di paternità.
Questo periodo di sospensione dal lavoro – che viene retribuito lo stesso – può essere richiesto entro cinque mesi dalla nascita del figlio. Ma comunque non sembra essere molto apprezzato da chi ne ha diritto.
Infatti nel 2022 a livello nazionale solo il 64% lo ha richiesto. E comunque, come abbiamo accennato, i numeri più alti di utilizzo sono al Nord mentre in Calabria e in Sicilia troviamo una bassissima percentuale. Questa differenza, secondo l’Inps, è da ricercare in cause culturali. Come per esempio il fatto che in genere i neo genitori al Sud fanno meno fatica nel trovare un contesto familiare che si fa carico dei bambini.
Infine anche il Bonus asilo nido (valido sia per istituti pubblici che privati) viene sfruttato in modo diverso da Nord a Sud. Interessante è notare come cambia la copertura della retta dato che gli asili privati costano circa il 33% in più di quelli pubblici.
Ad esempio, il Bonus copre il 38% della retta degli asili privati in città del Nord come Milano e Bologna mentre al Sud, in particolare in Calabria e in Sicilia (province di Vibo Valentia e Agrigento, il bonus copre il 94% dela retta sia nel caso di asili pubblici che privati.