Come funziona l’incredibile test dello specchio inventato mezzo secolo fa? Puoi provarlo subito anche tu, scopri di cosa si tratta.
Ma noi chi siamo veramente? Una domanda che da sempre affascina una nutrita schiera di filosofi, scienziati e psicologi. Un quesito che però potrebbe avere una risposta più semplice di quello che pensiamo. E come? Grazie un esperimento molto semplice conosciuto come il test dello specchio.
A idearlo nel 1970 fu lo psicologo statunitense Gordon Gallup Jr. Si tratta di un esperimento di autocoscienza che si propone di testare le nostre capacità di riconoscerci nel nostro riflesso. Gallup si ispirò alle osservazioni di Charles Darwin, che durante una visita a uno zoo si era portato dietro uno specchio per osservare le reazioni di un orangutan alla propria immagine riflessa.
Il padre dell’evoluzionismo concluse che il significato di quelle espressioni facciali in qualche misura era ambiguo. Infatti le reazioni dell’animale poteva indicare sia che stava reagendo alla comparsa di quello che percepiva come un altro individuo, oppure che stesse giocando con un nuovo giocattolo. Darwin escluse però che si fosse riconosciuto, manifestando una qualche facoltà di autoconsapevolezza.
Come funziona il test dello specchio
Provate a immaginare di sporcare il naso di un bimbo con una macchia di fuliggine. E poi di posizionarlo davanti a uno specchio. Finché è molto piccolo, fino all’età di 18 mesi, il bimbo non avrà alcuna idea del fatto che quella macchia si trovi sul suo volto.
Andando a ripetere l’esperimento con un bimbo più grande di età, intorno ai 2 anni, potremo notare una reazione totalmente differente. Vedremo certamente il bambino che si tocca la macchia sul naso. Il segno che non soltanto riesce a riconoscere la propria immagine riflessa, ma che sta pure diventando consapevole di sé.
Peraltro a superare questa prova non sono soltanto gli esseri umani. Anche alcuni animali mostrano di essere in possesso di un certo grado di autocoscienza. Il test infatti è stato superato da diverse specie appartenenti al mondo animale. Tra queste oche, delfini, gazze eurasiatiche, grandi scimpanzé. Test superato anche da un pesce chiamato “pulitore”.
Niente da fare invece per pappagalli, leoni marini, panda giganti, diversi tipi di macachi. Tutti questi animali non sono stati in grado di riconoscersi. Invece i cani, che come noto fanno forte affidamento sul loro olfatto, si sono dimostrati capaci di riconoscere il proprio odore distinguendolo da quello di altri. In questo modo hanno mostrato anche loro una qualche forma di autocoscienza.