Coldiretti ha lanciato l’allarme riguardante l’olio d’oliva. Oltre ai prezzi altissimi, infatti, gli italiani devono far fronte ad un altro fenomeno. Scopriamo di quale si tratta.
L’olio d’oliva è un prodotto largamente consumato ma che con la crisi energetica ha subito non pochi aumenti per quanto riguarda il prezzo. La guerra in Ucraina, infatti, ha avuto ripercussioni non solo sul costo delle materie energetiche ma anche e soprattutto sui prodotti alimentari.
Coldiretti però ha lanciato un altro allarme riguardante il prodotto in esame. Si tratta di una notizia di cui è bene essere a conoscenza dal momento che interessa molte famiglie italiane. Proprio quest’ultime, da due anni a questa parte stanno facendo i conti con una situazione economica particolarmente difficile.
Olio d’oliva, ecco cosa sta succedendo
Non tutti sanno che il gli uliveti nostrani sono stati messi a dura prova non solo dalla crisi energetica ma anche da un clima poco favorevole. La siccità e il caldo eccessivo, infatti, hanno causato non pochi problemi. Il mese di ottobre sarà cruciale in tal senso dal momento che è attesa la maturazione delle olive così da ottenere volumi maggiori. Nello specifico, in Italia si dovrebbe arrivare ad un totale di 290mila tonnellate di olio d’oliva prodotto e dunque ben al di sotto degli standard degli ultimi 5 anni.
La situazione non è migliore anche negli altri Paesi. Basti pensare ad esempio che in Spagna si dovrebbe arrivare ad una produzione di olio d’oliva inferiore del 34 per cento rispetto a quella ottenuta negli ultimi quattro anni. In Grecia, si dovrebbe assistere ad un vero e proprio crollo della produzione passando da 350 mila tonnellate a 200mila.
David Granieri, Presidente di Unaprol, ha spiegato che a causa delle scorte che stanno finendo il prezzo medio del prodotto in esame sta arrivando a livelli record. In poche parole, ha detto che si è andata a creare una situazione inedita caratterizzata da scarse produzioni e da un raddoppio dei prezzi.
Alla luce di un simile contesto, Coldiretti e Unaprol stanno spingendo affinché le risorse del Pnrr siano utilizzate per avere nuove pianti di olivo e incrementare, di conseguenze, la produzione e ridurre la dipendenza dell’Italia dagli altri Paesi. In poche parole, secondo Ettore Prandini, è necessario un un piano strategico nazionale volto al recupero degli uliveti abbandonati, alla produzione di reddito e all’occupazione.
E’ chiaro che si tratta di una situazione che non può essere sottovalutata e che richiede inevitabilmente l’intervento del Governo con misure mirate ed efficaci. In caso contrario, infatti, a rimetterci saranno ancora una volta gli italiani che dovranno far fronte ad aumenti record dei prezzi.