Per i Millenials la pensione rischia di essere un’utopia. In futuro potranno averla solo quelli in grado di permettersela?
Il termine Millenials indica la generazione nata tra inizio anni ’80 e metà anni ’90, Con l’intervento del governo Meloni, che mira a agevolare la pensione di vecchiaia, proprio questa generazione potrebbe potrebbe avere seri problemi con le pensioni del futuro.
Per i Millenials infatti rischia di diventare molto più difficile avere accesso alla pensione anticipata, che potrebbe diventare una cosa “da ricchi”. Un effetto paradossale della misura, che si prefigge di agevolare la loro pensione di vecchiaia. A un prezzo però che rischia per altri versi di essere salato.
Infatti lo “scotto” da pagare sarebbe una maggiore rigidità rispetto agli attuali requisiti per poter accedere alla pensione anticipata. Ma cosa c’è in ballo? Proviamo a capire perché le cose, per la pensione dei Millenials, potrebbero andare peggio.
Pensione, perché le cose potrebbero peggiorare per i Millenials
Il paradosso consiste in questo: per poter andare in pensione a 67 basterà avere un reddito più basso di un terzo rispetto ad ora (17 mila euro). Invece per l’uscita anticipata, a 64 anni, servirà un reddito del 7% più alto di quello attuale (46 mila euro). Una retribuzione non solo alta, ma anche continua per 20 anni, senza salti o buchi.
La normativa si applica a chi lavora dal 1° gennaio 1996, la generazione che inizierà ad andare in pensione a cominciare dal 2030. Sono i lavoratori che rientrano unicamente nel sistema contributivo. In altre parole, quelli che prenderanno di pensione in base a quanto hanno versato di contributi. La legge Fornero prevede due vincoli per i Millenials:
- Pensione di vecchiaia (67 anni di età anagrafica e 20 anni di contributi): assegno di 1,5 volte quello sociale, ovvero (ad oggi) di 755 euro.
- Pensione anticipata (64 anni di età anagrafica e 20 di contributi): assegno di 2,8 volte superiore, 1.409 euro.
Millenials, addio pensione anticipata?
Si tratta di vincoli più rigidi rispetti ai genitori dei Millennials, che potevano godere delle cosiddette “Quote” che permettevano di anticipare la più ricca pensione in regime retributivo senza penalizzazioni o ricalcoli di sorta. Malgrado questa situazione partenza già svantaggiosa per i Millenials l’esecutivo ha deciso comunque di abbassare il primo requisito, quello relativo alla pensione di vecchiaia, alzandolo da 2,8 a 3 volte (1.510 euro), inserendo uno sconto per le mamme.
Soglia aumentata a tre dunque per i Millenials e che rischia di rivelarsi proibitiva, un “affare per ricchi“. Infatti per andare in pensione con tre anni di anticipo, a 64 anni, un lavoratore dovrà prendere 46 mila euro lordi per 25 anni. Peggio ancora se lavoratore autonomo (63 mila euro per 25 anni). In precedenza erano “sufficienti” 43 mila euro e 59 mila euro. Adesso sarà possibile solo per le madri lavoratrici con un figlio. Se i figli sono due, basteranno invece 40 mila euro nel caso di una lavoratrice dipendente e 59 mila euro per una lavoratrice autonoma.