Come cambieranno le pensioni tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024? Analizziamo questo tema delicato sulla base delle decisioni del Governo.
Tante sono le domande che i pensionati si stanno ponendo nell’ultima fase del 2023 in merito a come i loro trattamenti pensionistici si evolveranno nel corso dei prossimi mesi. Ed effettivamente il tema è delicato perché le novità sono molteplici e solo alcune vanno nella direzione positiva legata ad un incremento degli importi.
Analizziamo lo scenario attuale per capire, conti alla mano, chi ne trarrà benefici e chi potrebbe vedere la propria pensione calare.
Pensioni, come cambieranno nei prossimi mesi: indicizzazione e tagli. Le novità
Sicuramente la principale novità in materia è quella relativa all’indicizzazione delle pensioni sulla base dell’inflazione. L’approvazione a metà ottobre del Decreto Anticipi aveva stabilito che essa venisse applicata nel mese di novembre, due mesi prima di quanto solitamente accade. Si tratta di una misura del costo di 2 miliardi per il 2023 ai quali andranno aggiunti altri 560 milioni per il 2024 e che prevede l’incremento dello 0,8% (nel caso di rivalutazione al 100%) a compensare la differenza tra inflazione stimata ad aprile e dato definitivo. Insomma una sorta di conguaglio che però non è arrivato a novembre, come previsto, ma che dovrebbe essere corrisposto con le pensioni del mese di dicembre come previsto nel testo definitivo del DL.
Il valore dell’adeguamento è la differenza tra il 7,3% stimato e l’8,1% calcolato in maniera ufficiale; ad esso faranno seguito ulteriori aumenti medi del 3% per il 2024 e presumibilmente anche per 2025 e 2026. Pertanto a dicembre si riceverà un conguaglio valido per i dodici mesi del 2023 e per la tredicesima.
Ma in base all’importo della pensione la percentuale di rivalutazione andrà dal 100% all’85%, e ancora dal 57% al 47 % e dal 37% al 32%. Con importi compresi tra 104 e 221 euro a seconda dell’importo del cedolino e della conseguente percentuale di rivalutazione. Invece a gennaio sarà presente unicamente la quota di rivalutazione mensile, senza dunque includere il conguaglio che verrà applicato successivamente.
Vi sono però anche dei tagli per quanto riguarda l’indicizzazione delle pensioni nel 2024. Lo prevede una norma inserita nella bozza della legge di bilancio: nella fattispecie l’ultima fascia di reddito pensionistico (i trattamenti di importo superiore a 5253 euro lordi) subiranno una sforbiciata della loro rivalutazione dal 32 al 22%. Fin da ora dunque occorre fare bene i conti per capire di quanto denaro in più si potrà disporre e quanta parte dell’inflazione potrà coprire.