Se si è stanchi del solito piattume grafico imposto dallo scatto automatico, si possono sempre “smanettare” queste opzioni per conservare immagini da reflex.
Se non fosse per qualche irriducibile nostalgico addirittura dell’analogico, e ovviamente per il professionismo, la fotografia è già da diversi anni partorita dal più improbabile, ma non peregrino, dei dispositivi depositari di quella che in fondo può essere considerata un’arte (un’arte della memoria). Così lo smartphone accompagna la fotografia verso il futuro, ma in realtà c’è anche da arrovellarsi concettualmente sul futuro della fotografia, quando essa si fa carica di significati.
Il rapporto odierno con l’immagine è pari ad un eccesso di esposizione solare: talvolta gli stessi sviluppi tecnologici fanno mettere in dubbio varie certezze e garanzie di rappresentazione coerente della realtà. Ma senza che ci s’imbatta in questioni di ermeneutica dello strumento e di riproducibilità, indubbiamente scattare una fotografia, in questa “epoca”, è un’azione che detiene un peso radicalmente diverso dal vecchio gesto di immortalare una famiglia al completo, un’escursione, una gita fuori porta, una testimonianza storica.
Come spesso si sostiene, il tema reale della fotografia odierna è dato dalla conservazione: come si può immaginare, non tanto per limiti tecnici, quanto piuttosto sul senso della conservazione. Spesso accade che dopo tanta avidità di immortalare qualsiasi cosa che desti la minima curiosità, l’impressione in pixel resti nella memoria dello smartphone non rivisitata e osservata; al contrario, ma in parallelo, che la stessa “memoria piena” sia necessaria per alimentare l’ego virtuale del proprio profilo social.
Qualche recente moda ha provato a ridare lustro all’essenzialità, con un’operazione “vintage” che ha disseppellito oggetti mai dimenticati ma lontani, come l’icona anni Ottanta della Polaroid, oppure appassionando una minoranza di millennials a corpi macchina e a colpi di leva di avanzamento della pellicola. Ma se con lo smartphone è così facile ottenere uno scatto più che decente (nonostante sotto sotto l’attrazione per tanti pixel in più sia motivo di attrazione per un nuovo acquisto), sia per un selfie che per un’affollata cena con i vecchi compagni di scuola, c’è sempre un buon margine per pretendere di più.
Senza acquistare chissà quale accessorio o pregando per un aggiornamento miracoloso, il prestazionale iPhone è in grado di regalare inquadramenti e scatti degni di un professionista: e non è un caso che molti lavoratori della fotografia, una volta preso in mano il loro cellulare si cimentino a disattivare il “pilota automatico” e regolare la familiare sensibilità del sensore o la quantità di luce; insomma, l’apertura del diaframma digitale.
E i risultati, spettacolari, si vedono; tanto che ci possa in parte consolare sull’impossibilità di acquistare una costosissima Leica. Come fare per prendere il meglio dal proprio iPhone? Presto detto: da Impostazioni, cercare l’app della Fotocamera; impostare sulla Registrazione Video l’opzione 4K per 60 fps; attivare il Miglioramento della stabilizzazione e la funzione Auto 30 & 60 fps; dalla sezione Formati, passare da Alta efficienza a Cattura in formati compatibili, modalità Foto in 24 MP e attivare il controllo della risoluzione ProRAW; settare la composizione (dalla griglia alla vista esterna dell’inquadratura); infine, l’attivazione della Correzione della lente.
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