Molti contribuenti hanno diritto alla restituzione dei soldi delle bollette: ecco cosa bisogna fare per riuscire ad ottenere i rimborsi.
Oramai da diverso tempo, il tema bolletta è sicuramente tra i più scottanti. Il motivo risiede nel fatto che i contribuenti stanno facendo fronte ad aumenti esorbitanti che non sanno più come pagare. A tal proposito, può essere utile sapere che a molti devono essere restituiti i soldi delle bollette.
Si tratta senza ombra di dubbio di una notizia che farà piacere a molti e che dunque vale la pena di essere approfondita. In particolare, ci soffermeremo su ciò che bisogna fare per ottenere i rimborsi dei soldi spesi per pagare le utenze.
Come già detto sopra, il pagamento delle bollette per molti sta divenendo un reale problema dal momento che non si sa bene come farvi fronte. Gli aumenti stanno raggiungendo cifre astronomiche e le famiglie più disagiate dal punto di vista economico sono sempre più in difficoltà.
A tal proposito, può essere utile sapere che l’Antitrust ha deciso di sanzionare alcuni gestori operanti nel settore dell’energia. Questi, infatti, avrebbero commesso delle irregolarità contrattuali aumentando le tariffe delle bollette in un momento in cui la legge lo vietava.
I gestori coinvolti sono Eni, Enel, Edison, Acea, Iberdrola ed Dolomiti che avrebbero modificato al rialzo le tariffe di luce e gas, in maniera peraltro unilaterale. Ciò sarebbe avvenuto durante il 2022, periodo in cui attraverso il Decreto Aiuti-bis venne introdotto espresso divieto di portare a termine le predette condotte. Il Governo, infatti, aveva inteso tutelare i consumatori dall’aumento dei prezzi causato dalla crisi energetica.
Alla luce di quanto appena detto, è altrettanto utile sapere che la multa stabilità dall’Antitrust non sarà ripartita tra i clienti dei gestori di cui sopra. A beneficiare della cifra in questione infatti sarà lo Stato che la utilizzerà anche per finanziare misure volte a tutelare il consumatore.
Qualora questi 6 gestori siano contrari alla decisione dell’Antitrust, quest’ultimo non può imporla. La legge infatti stabilisce che l’organo in esame non può ordinare alle società di procedere a rimborsi e risarcimenti. Tutto ciò che può fare dunque è invitarle a restituire il maltolto ai clienti.
Di conseguenza, nel caso in cui il cliente si veda modificare il contratto unilateralmente non può fare altro che inviare un reclamo alla società. Se dopo 40 giorni non v’è risposta, allora si può ricorrere alla conciliazione. Nello specifico, si tratta di una procedura online prevista da Arera e che contempla l’intervento di un conciliatore che tenta di trovare una soluzione. Tale procedura può avere una durata massima di 3 mesi.
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