Il talento di San Candido si è confessato a cuore aperto, in una recente intervista ha parlato anche della sua famiglia.
Sulla vittoria della Coppa Davis c’è inciso a chiare lettere soprattutto il suo nome, Jannik Sinner è destinato a grandi cose. È l’anno della consacrazione per il talento altoatesino, alzare la cosiddetta insalatiera è solo l’ennesimo traguardo raggiunto in stagione. Sta bruciando le tappe mostrando un tennis che può farlo arrivare sul tetto del mondo.
A sostenerlo finora la sua famiglia, spalla incrollabile su cui ha potuto sempre contare nonostante abbia dovuto lasciare presto la casa in Val Pusteria per andare a rincorrere il suo sogno a Bordighera da Riccardo Piatti. “Se sono arrivato fino a qui è soprattutto grazie a mia madre, a mio padre e a mio fratello Mark”, sono le sue parole riportate dal settimanale DiPiù.
Tutta la verità su Jannik Sinner: “Non sarebbe neanche dovuto nascere”
Non tutti sanno che Jannik Sinner ha un fratello, poche le foto che si trovano su Instagram, ma per il campioncino del tennis è una figura fondamentale della sua vita. “Mark è la persona più onesta e vera che conosco, quando sono in difficoltà mi rivolgo a lui. Ha il vantaggio di conoscermi e quindi trova sempre le parole giuste per me”, ha ammesso nella lunga intervista.
Basta un’occhiata agli scatti che li ritraggono insieme per capire che non sono fratelli di sangue. I suoi genitori Hanspeter e Siglinde lo hanno adottato, è nato a Rostov in Russia venticinque anni fa e in Italia arrivò a soli nove mesi. La coppia credeva di non poter mettere al mondo figli, salvo poi essere smentita qualche tempo dopo.
“Sì, la sorpresa fu tanta quando, tre anni più tardi, lei un giorno scoprì di aspettare un figlio, forse si era liberata dalle preoccupazioni di non averlo o forse l’arrivo di Mark è stato una grande benedizione”, raccontano i conoscenti dei due che gestiscono il rifugio Fondovalle a San Candido, in Val Pusteria. Sta di fatto che il 16 agosto del 2001 viene al mondo proprio Jannik, che sulla carta non sarebbe mai dovuto nascere. E il resto, come gli appassionati della racchetta ben sanno, è storia.