Vi è mai capitato di avvertire dolore e fitte al petto sinistro? Purtroppo succede a molti di noi. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
È come una puntura di spillo che arriva all’improvviso, e – a seconda dei casi – si ripete con frequenza variabile. Il dolore al petto sinistro è un sintomo piuttosto comune, e le cause possono essere svariate e più o meno gravi: da contratture o stiramenti muscolari conseguenti a un’attività sportiva particolarmente intensa, a patologie cardio-polmonari più serie, talvolta anche pericolose per la vita, come l’infarto del miocardio. Ma anche gli attacchi di panico o particolari condizioni di stress possono manifestarsi con dolore al petto sinistro, anche in assenza di lesioni di strutture del torace o degli organi che esso racchiude. Come gestire il problema?
Innanzitutto, il sintomo può essere localizzato o generalizzato/diffuso, intenso/lancinante o leggero/sordo, persistente o temporaneo, associato a particolari condizioni esterne o ad altri sintomi o meno. Riconoscere e saper descrivere le caratteristiche del dolore è fondamentale affinché il medico possa comprendere la causa. Un caso classico è quello del dolore al petto sinistro molto intenso, simile ad una morsa che si irradia lungo il braccio sinistro e che peggiora al minimo sforzo, tipica avvisaglia di un infarto del miocardio. Ma nella maggior parte dei casi il dolore al petto non è segno di un attacco cardiaco, potenzialmente la minaccia più immediata per la vita del paziente.
Cosa c’è dietro al dolore al petto sinistro
I dolori osteo-muscolari sono la causa più frequente di dolore al petto sinistro, e nella maggior parte dei casi sono causati da un eccessivo allenamento, in particolar modo in soggetti che praticano attività sportiva in maniera saltuaria o che la riprendono dopo un lungo periodo di inattività. Il più delle volte il problema si risolve con il semplice riposo e, se mal sopportabile, può essere attenuato dall’uso di farmaci antidolorifici. Diverso è il caso delle fratture costali, ad esempio in seguito a una caduta, un incidente stradale o una collisione durante sport di contatto. Se la frattura è completa, possono verificarsi complicanze anche molto importanti e potenzialmente mortali.
L’ipotesi peggiore è, come detto, quella dell’infarto del miocardio. Molti sono i possibili fattori scatenanti. Negli uomini il rischio aumenta notevolmente una volta superati i 45 anni, nelle donne dopo i 50 anni o dopo la menopausa. Possono incidere i precedenti in famiglia, la mancanza di attività fisica, una dieta con eccesso di zuccheri e grassi, fumo o uso di tabacco, consumo eccessivo di alcolici, diabete, obesità, pressione sanguigna alta (ipertensione) e colesterolo alto.
In certi casi (meno frequenti) il dolore può arrivare alle spalle, alla schiena, al collo o alla mandibola, anche contemporaneamente. E non sempre i sintomi sono evidenti, specie se il paziente è affetto da patologie in grado di alterare le percezione della sensibilità, come il diabete. Per prevenire l’infarto del miocardio, i farmaci più usati sono gli antiaggreganti piastrinici (aspirinetta, clopidogrel, prasugrel, e ticagrelor) e i beta-bloccanti. Ma nei casi più critici si può procede a interventi di rivascolarizzazione (angioplastica coronarica, bypass con innesto dell’arteria coronaria).