Gli aumenti in busta paga promessi dal Governo potrebbero avere vita breve: arriva la notizia che nessuno avrebbe voluto ascoltare.
Era nell’aria, e gli economisti aveva già intuito che non sarebbe potuta finire diversamente. Il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’IRPEF hanno portato a degli aumenti che interesseranno la busta paga di molti lavoratori. La situazione è però assai precaria. Anche se il Governo Meloni continua ad affermare di aver aiutato i lavoratori con redditi medio-bassi, presto gli italiani affronteranno una sgradita sorpresa.
L’importo degli aumenti varia ovviamente a seconda dello stipendio e non ha un andamento uniforme. Inoltre, la caratteristica principali di questi aumenti in busta paga è la provvisorietà. L’aumento in sé dipende soprattutto dalla riforma dell’IRPEF. Con l’accorpamento dei primi due scaglioni il Governo ha ottenuto la riduzione di due punti percentuali del prelievo tra 15.000 e 28.000 euro di reddito l’anno.
Tale intervento costa circa 4,3 miliardi e tocca tutti i contribuenti. E ha come effetto un leggero aumento della detrazione per i redditi bassi, riservata ai dipendenti. Quanto all’esonero contributivo riservato ai lavoratori dipendenti (il cosiddetto taglio al cuneo fiscale), l’esecutivo non ha fatto altro che estendere di un altro anno le procedure già in vigore nel 2023.
Ecco come si annullano tutti gli aumenti in busta paga
Il problema principale è che il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote IRPEF sono misure finanziate solo per il 2024. Quindi nel 2025 gli italiani riprenderanno a pagare più tasse e a ottenere meno da stipendi e pensioni. L’esecutivo già ha deciso in partenza che si sarebbe trattato di misure provvisorie.
La Manovra 2025 dovrà infatti fare i conti con il nuovo Patto di Stabilità UE. Sostanzialmente, dovrà aumentare la pressione fiscale e recuperare tutto quello che è stato speso in deficit. L’UE ha infatti imposto nuovi vincoli di bilancio (nessuno potrà più contare sulla flessibilità concessa nel post pandemia).
Nella fattispecie, i Paesi come l’Italia con un deficit sopra il 3% devono rientrare con una severa correzione fiscale, recuperando almeno uno 0,5% annuo. E l’Italia parte già con un debito di 15 miliardi di euro, cioè i soldi per finanziare il taglio del cuneo fiscale per il 2024.
Dal 2025, quindi, è prevedibile che gli aumenti in busta paga avranno fine. E non solo: molto probabilmente tutti pagheremo molte più tasse. Era inevitabile. Quindi non si tratta di una vera e propria sorpresa. Si sperava che potessero venir fuori risorse utili, ma il Governo non ha saputo recuperarle né accumularle.