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Decreto Crescita, ultime novità sulle agevolazioni fiscali dei Club di calcio

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Kati Irrente

Lo stop alle agevolazioni fiscali di cui hanno beneficiato i Club di calcio ha scatenato reazioni contrastanti, ecco le ultime novità.

Decreto Crescita, le ultime novità e le dichiarazioni degli addetti ai lavori – thewisemagazine.it

Tra chi ha salutato con piacere la decisione di non prorogare l’agevolazione fiscale del decreto crescita e chi invece lo ha considerato un autogol si fa avanti l’ipotesi di reintroduzione di una proroga attraverso un emendamento.

L’abolizione dei vantaggi sulla tassazione degli ingaggi per i calciatori provenienti dall’estero era stata decisa in autunno e confermata dal Consiglio dei Ministri a fine anno. Se l’emendamento voluto dal presidente laziale Claudio Lotito (Forza Italia) sarà introdotto nella legge di conversione del Milleproroghe ci potrebbe essere ancora una speranza. Ecco le reazioni scatenate all’ufficializzazione della notizia.

Le reazioni all’abolizione del Decreto Crescita

Alla notizia dell’abolizione delle agevolazioni fiscali per i Club di calcio contenute nel Decreto Crescita, Matteo Salvini aveva spiegato i motivi che hanno portato la Lega a dare lo stop alla norma che consente ai calciatori stranieri di pagare meno tasse, dicendo di essere convinto sia una scelta di equità e buonsenso.

Matteo Salvini commenta lo stop al Decreto Crescita – Foto Ansa – thewisemagazine.it

Il vicepremier e ministro Salvini ha chiarito che l’obiettivo del governo è aiutare il calcio italiano anche e soprattutto valorizzando i vivai. “Il decreto Crescita ha permesso ai club di acquistare atleti dall’estero con lo sconto: un aiuto straordinario, durato anni, che doveva essere l’occasione per rilanciare i nostri campionati. Rendendoli più competitivi e attraenti. Così non è stato, e mi sorprende la reazione dei club: sembra che il problema della nostra serie A sia la mancanza di una sorta di reddito di cittadinanza per i giocatori comprati oltreconfine.

Chi ha salutato positivamente e con “grande soddisfazione” la notizia dello stop al Decreto Crescita è stato poi il presidente dell’Assocalciatori Umberto Calcagno, secondo il quale la norma sugli impatriati penalizzava l’intero movimento calcistico nazionale.

Nel ringraziare chi nel governo e nelle forze politiche si è mostrato sensibile”alle nostre istanze e alle sorti del calcio italiano, per tutelare lo sviluppo della filiera del nostro mondo e il futuro della Nazionale”, ha commentato che “Finalmente dal 1 gennaio 2024 calciatori italiani e stranieri potranno competere sullo stesso piano”.

Calcagno ha poi sostenuto che con l’abolizione decreto crescita ci saranno benefici per la Nazionale e che i grandi campioni continueranno ad arrivare. Anche il tecnico della Juventus, Massimiliano Allegri, si è detto non preoccupato: “Sul decreto crescita mi esprimo calcisticamente. Fortunatamente la Juve ha un patrimonio importante di giovani che potrà tenere e sviluppare in futuro. La Juve sotto questo aspetto deve rimanere molto serena e tranquilla”, ha chiosato.

Chi giudica negativo lo stop al Decreto Crescita

Beppe Marotta contro lo stop al Decreto Crescita – Foto Ansa – thewisemagazine.it

Dalla parte opposta sono stati in tanti a criticare il no del Governo al decreto crescita per gli sportivi. Come possiamo leggere in esclusiva su Notizie.com, ad esempio l’ad dell’Inter Beppe Marotta, secondo il quale: “L’agevolazione fiscale rappresentava uno strumento per facilitare l’ingresso in Italia dei giocatori di chiaro interesse. Questo assolutamente oggi rappresenta invece un handicap, di conseguenza ci sarà un impoverimento dal punto di vista della qualità del prodotto che il calcio genera.

E non solo direttamente “ma anche per l’indotto che riesce a produrre – ha aggiunto Marotta – Come mantenere alto il livello della Serie A? Bisognerà trovare accorgimenti, anche se non sarà facile. Sicuramente il danno prodotto sarà veramente irrimediabile, la competitività nostra nell’ambito europeo diminuirà e quindi ne risentirà anche il fenomeno domestico, perché chiaramente quando i grandi club sono in difficoltà anche i medi piccoli club non hanno assolutamente vantaggi”.

Per il dirigente nerazzurro cambieranno le strategie dei club “perché chiaramente questo era uno strumento che facilitava l’ingresso in Italia di giocatori forti che potevano aumentare il livello qualitativo del calcio, è chiaro che la strategia sarà cambiata e si dovranno trovare dei rimedi.

E rispondendo indirettamente alle parole di Calcagno, ai microfoni di Sky Sport Marotta ha chiarito: “L’abolizione può rappresentare un agevolazione per i calciatori italiani e la Nazionale? Assolutamente no, il prodotto italiano non era certamente condizionato da questa agevolazione fiscale che favoriva l’ingresso di giocatori stranieri”.

E conclude: “Anzi, il fatto di avere giocatori di qualità permetteva ai nostri giovani di crescere in un contesto sicuramente di grande spessore. E quindi assolutamente credo che il Made in Italy rappresentato dalle nazionali non troverà nessun vantaggio da questa abolizione”.

Senza Decreto Crescita “il calcio italiano è più povero e meno attrattivo”

Dello stesso avviso anche l’ad del Milan Giorgio Furlani che ha commentato “È una decisione triste per il calcio italiano. Siamo più deboli e più poveri, meno competitivi. Il calcio dovrebbe essere visto come un settore dell’economia, per anni in Europa siamo stati leader, ora con queste regole e leggi non possiamo esserlo. Ringrazio Abodi che ha provato a spingere per discutere queste difficoltà, purtroppo non è andata nel senso giusto”.

Decreto Crescita, le reazioni alla decisione di stoppare la proroga – thewisemagazine.it

Poi l’ad del Sassuolo Giovanni Carnevali si è tolto un sassolino dalla scarpa: “Non è giusto parlare male dei dirigenti di calcio. Come se non sapessimo fare questo mestiere che è molto difficile, mentre il nostro sport dovrebbe essere sostenuto. Purtroppo non c’è mai nessun aiuto. Anche durante il Covid abbiamo dovuto fare tutto da soli e la situazione si fa sempre più complicata. Basta pensare al problema del vincolo che darà ancora più potere ai calciatori e agli agenti”, ha aggiunto.

Fa eco anche Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, intervenuto a Radio TV Serie A con RDS, secondo il quale senza Decreto Crescita la Serie A perde attrattività: “La mancata proroga del decreto crescita è incomprensibile. Era un provvedimento che aveva ridato competitività al campionato italiano. Come dimostrano i risultati delle ultime competizioni europee che sotto alcuni aspetti è già svantaggiato con i competitors europei”.

E conclude: “Questo decreto aveva un impatto limitato sulle finanze dello Stato. E non ne avrà in futuro perché riadegueremo il budget in conseguenza della nuova fiscalità. In funzione di ciò, ora, si cercheranno calciatori con minor rilevanza e competitività internazionale. Senza garantire nessuna ulteriore risorsa dello stato”.

A definire un grande errore lo stop al Decreto Crescita è stato anche il general manager della Roma Tiago Pinto. Che ai microfoni di Dazn ha detto: “Non mi permetto da straniero di criticare le decisioni di chi è stato eletto democraticamente – ha commentato – da uomo di calcio dico che è un errore molto grande. È una grande botta”.

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Kati Irrente

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